Ravegnana. Presentato il programma dei lavori: il cantiere partirà ad aprile, apertura entro estate

Sono gravi le condizioni di criticità del sottosuolo e il lavoro è molto complesso - Sindaco: "facciamo tutto il possibile per ridurre il disagio" - Il link per vedere in dettaglio il tipo di intervento previsto
Questa mattina, mercoledì 6 febbraio, è stato presentato nella sala consiliare del Municipio di Ravenna il programma dei lavori per la ricostruzione della Ravegnana, strada interrotta dallo scorso 25 ottobre in seguito al crollo della diga di San Bartolo sul fiume Ronco, in cui perse la vita il tecnico della protezione civile regionale, Danilo Zavatta. Presenti all'incontro l'assessore regionale alla Difesa del suolo e Protezione civile, Paola Gazzolo, il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, il responsabile del Servizio Area Romagna dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, Mauro Vannoni accompagnato da alcuni specialisti che si stanno occupando della definizione del progetto.
A prendere la parola per primo è stato il sindaco Michele de Pascale che dopo aver ringraziato la Procura della Repubblica per l'importante lavoro di indagine, avviato celermente e che porterà ad individuare i soggetti responsabili del tragico incidente, ha ricordato che "fin da subito, in particolare dallo scorso 28 ottobre, è stato messo in atto il piano di messa in sicurezza da parte della Protezione Civile, che ha portato anche ad allertare la popolazione della zona fino ad 1 km dal luogo dell’incidente, per offrire ai cittadini strumenti utili da utilizzare in caso di segnalazioni di problemi o emergenze."
"Ringrazio anche la Regione - ha aggiunto de Pascale - che ha stanziato 3 milioni di euro per i lavori di messa in sicurezza dell'area, la ricostruzione e la riapertura della strada. A questi fondi inoltre ne sono stati aggiunti altri 440mila euro destinati invece alle prime opere di messa in sicurezza e ai rilievi tecnici - già conclusi - sulle condizioni dell'argine del fiume Ronco."
Rilievi ed analisi rese necessari per le gravi criticità rilevate subito dopo il crollo della chiusa ed il sequestro della centrale idroelettrica da parte dell'autorità giudiziaria. I lavori di ripristino della parte della diga caduta erano infatti partiti immediatamente dal 28 ottobre, con i primi interventi di somma urgenza, ma si erano interrotti subito dopo, una volta emerse le gravi condizioni di criticità del sottosuolo, che hanno portato alla chiusura del transito, causando gravi disagi, tuttora persistenti, per cittadini, studenti e pendolari che si spostano tra Forlì e Ravenna, aumenti di costi e tempi per le attività economiche e problemi di sicurezza dovuti ad una viabilità alternativa insufficiente.
"Abbiamo cercato subito di far capire alla comunità - ha infatti spiegato il sindaco - che il danno era molto più grosso di quello che appariva visivamente, ad occhio nudo. L'erosione dell’argine del fiume ha causato gravi infiltrazioni sotto il manto stradale, che dunque hanno reso obbligatoria la chiusura dell'arteria stradale. La rabbia dei cittadini, espressa anche sui social, è pienamente giustificata. I cittadini, i lavoratori, gli agricoltori privati e i consorzi agricoli hanno il nostro pieno sostegno; faremo tutto il possibile per risolvere il disagio."
"Oltre ai quasi 3 milioni e mezzo di euro, ne sono stati aggiunti, sempre dalla Regione, altri 900 mila - destinati alla Provincia - per il ripristino di viabilità alternativa durante lo svolgimento dei lavori ed anche dopo la riapertura della Ravegnana. In particolare si valuterà insieme agli enti competenti se dirottare il traffico dei mezzi pesanti su arterie maggiori e più idonee, come l'E45 e l'A14, così da dare alla Ravegnana una veste piu locale. Saranno ovviamente, a tal riguardo, ascoltate le esigenze del mondo dell'autotrasporto e di Anas" ha concluso de Pascale.
"Le priorità della Regione sono state chiare fin da subito - ha esordito l'assesore regionale Gazzolo -: massima rapidità di intervento per riattivare la viabilità in un tratto strategico della rete regionale. Per questo nell'arco di soli due mesi, grazie alla grande professionalità delle strutture regionali, sono stati conclusi in poche settimane sia la barriera in palancole per evitare ulteriori erosioni dell'argine sia i complessi rilievi tecnici sulla sua stabilità. Quando la magistartura avrà chiuso l'indagine, agiremo in rivalsa dei costi su chi sarà accertato responsabile. Al momento però la Regione assicura l'intero finanziamento necessario per la conclusione del progetto definitivo che indicativamente avverà a fine febbraio e l'avvio dei cantieri. Lavori che, dopo una prima fase di organizzazione nel mese di marzo, partiranno ad aprile."
"Attualmente - ha affermato l'ingegnere Mauro Vannoni, responsabile del Servizio Area Romagna dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile che ha definito il progetto generale dei lavori - è in atto la seconda fase di messa in sicurezza, durante la quale saranno isolate le infiltrazioni d'acqua sotto l'argine che mettono in pericolo l'arteria stradale. Una volta acquisiti i pareri di Anas, Enel, Consorzio di Bonifica, Comune di Ravenna, Sovrintendenza e Arpae, verranno affidati i lavori che daranno continuità a quelli già avviata da ottobre. Il contesto è particolarmente complesso perchè il dissesto ha coinvolto la chiusa di derivazione ad uso irriguo, un tratto di fiume entrato in erosione, la passerella ad uso pedonale nel cui crollo ha perso la vita il nostro caro collega, Danilo Zavatta, indimenticato a tutti noi, l'argine e la strada che hanno avuto pesanti infiltrazioni. L'intervento è significativo, ma ci tengo a precisare che si è lavorato sodo fin da subito, dopo il tragico evento, per garantire continuità ai lavori della Protezione civile che non si sono mai interrotti."
Al Servizio Area Romagna spetterà anche la direzione dei lavori. I primi interventi riguarderanno l'eliminazione delle infiltrazioni, il consolidamento degli argini, il ripristino della funzionalità della derivazione ad uso irriguo e del ponte. Per quanto riguarda l'analisi geotecnica, la Regione si è avvalsa dello studio Enser, lo stesso che sta lavorando sul crollo del ponte Morandi di Genova e sugli interventi sul torrente Polcevera.
"Priorità nel progetto è stata data anche alle esigenze dei consorzi agricoli e degli agricoltori privati che attingono, prevalentemente in estate, alle acque del fiume Ronco per l'irrigazione dei campi. Entro marzo riusciremo sicuramente ad innalzare le paratorie lungo l'argine di circa 2.10 mt, per rispondere subito alle necessità dei consorziati; non so se saremo in grado fin da marzo di raggiungere i 3.50 mt. per facilitare anche il "pescaggio" con le pompe dei piccoli agricoltori. Riusciremo a valutarlo solo in corso d'opera, perchè ci sono molte variabili da considerare come il tempo e la portata del fiume" ha concluso Vannoni.
Erika Digiacomo