30 anni dall’insediamento romagnolo dell’Università: il Rettore parla del nuovo studentato di Ravenna

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Quest’anno la tradizionale cerimonia di inaugurazione si è svolta contemporaneamente nei Campus di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, per celebrare non solo il 932° anno accademico ma anche i 30 anni dall’insediamento romagnolo dell’Università di Bologna.

“Visioni di Futuro”, il filo conduttore dell’evento che ha animato i Campus di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini e che ha portato all’attenzione della comunità accademica e cittadina temi come l’ingegno, l’internazionalizzazione, il patrimonio e la società contemporanea in riferimento ai 500 anni dalla scomparsa di Leonardo da Vinci.

L’Aula Magna del nuovo Campus di Cesena ha ospitato il corteo rettorale. Le altre sedi hanno seguito in video-collegamento il discorso del Rettore Francesco Ubertini, del rappresentante degli studenti e del personale tecnico amministrativo, per poi procedere con una propria cerimonia con cortei di togati, ospiti e lezioni magistrali.

“Si tratta di un anno speciale in cui ricorre un anniversario importante per il nostro insediamento in Romagna. Una scelta lungimirante di cui raccogliamo i frutti ma che molto potrà ancora dare in futuro: oggi infatti è ancora più chiaro quanto la competitività dei territori sia legata alla diffusione della conoscenza”, afferma il rettore Francesco Ubertini. “Mi auguro che la rottura di una tradizione possa a sua volta diventare una tradizione e che in futuro questa nuova formula possa essere ripresa portando con periodicità la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico nei campus della Romagna”.

Nelle sedi, dopo la parte iniziale in video collegamento, ha avuto inizio l’evento con i saluti del Presidente di Campus, l’intervento dell’Alumno e la Lectio dell’ospite: a Ravenna c’era l’artista e restauratore Antonio Forcellino.

IL DISCORSO COMPLETO DEL RETTORE

Buonasera, un saluto caloroso a tutta la Romagna, a Ravenna, a Forlì, a Rimini, e a Cesena! Un saluto ai cittadini, alle autorità, alle colleghe e ai colleghi, a tutte le studentesse e a tutti gli studenti! Dunque siamo in Romagna, siamo nel Multicampus, siamo nelle sedi che formano da trent’anni il profilo dell’Alma Mater Studiorum. Era nelle mie intenzioni fin dall’inizio, era un desiderio di molti, oggi lo abbiamo realizzato!

Le ragioni per essere qui sono molte. Innanzitutto l’anniversario del trentennio, che significa ormai consolidamento sui territori, che significa osmosi con Bologna ma anche specifica vocazione identitaria, che significa un sistema di città divenuto consapevole di una ricchezza culturale e vitale: un sistema di città universitarie. Che significa 1.500 docenti e tecnici amministrativi e, non dimentichiamolo, più di 20.000 studenti che ogni giorno animano Forlì, Ravenna, Rimini, Cesena ma dovrei dire anche Bertinoro, Imola, Faenza, Cesenatico. Solo un terzo di tutti gli Atenei Italiani supera i 20.000 studenti!! E quest’anno gli studenti crescono ancora: il dato ad oggi ci restituisce una crescita degli immatricolati del 10%!

Non so se condividete il mio pensiero, anche se io non sono originario dei vostri luoghi. Ma il trattino che unisce Emilia e Romagna si è fatto più incisivo in questi anni per una serie di motivi tra i quali possiamo considerare a pieno diritto anche la struttura dell’Università.

Emilia “e” Romagna, come le vedo io, sono sì due realtà con profili diversi, con un paesaggio diverso, con origini storiche diverse, ma sono soprattutto l’esempio di un dialogo continuo in cui le due parti si rafforzano a vicenda, un dialogo che genera opportunità e produce ricchezze di ogni tipo. E penso al fatto che ognuna delle quattro città del Multicampus è ricca di una storia culturale, politica, economica che ha sempre dialogato con Bologna. Pensate ai professori che lungo il corso del novecento dalle città romagnole sono approdati a Bologna: ai grandi letterati che dalla Romagna si sono mossi per ottenere il privilegio di ascoltare Carducci, a Pascoli o al vostro concittadino Renato Serra, pensate alla scuola medica, a Guido Guerrini, il figlio del poeta Olindo Guerrini, cattedratico di Patologia generale, che viene eletto Rettore tra il 1947 e il 1950, in anni non certo facili per la storia nazionale, pensate agli scienziati e ai medici di fama che hanno lavorato nel policlinico bolognese, e pensate a uno studioso come Roberto Ruffilli, uomo della ricerca e della politica, che a Forlì, nella sua casa, è stato ucciso in modo barbaro. Un episodio drammatico che non dobbiamo mai, mai dimenticare…

Possiamo dire che l’Alma Mater contiene in sé sangue romagnolo, come dice il famoso titolo di De Amicis. Ma possiamo anche dire che in questi ultimi trent’anni il movimento si è invertito, e che spesso è Bologna che manda qui, su un territorio che si irradia fino alla costa riminese, professori e studiosi, per formare migliaia di studenti a loro volta provenienti da tutto il Paese, e non solo, proprio nei Campus registriamo infatti la più alta percentuale di studenti internazionali!

C’è un luogo comune che spesso si sente, che la vita delle città romagnole abbia caratteristiche di welfare ancora ben conservate, protette dalle dimensioni di luoghi raccolti, dove la bicicletta ha più utenti dell’automobile, dove le condizioni di vita consentono ritmi meno frenetici. Non so se oggi sia ancora valido questo luogo comune che di sicuro ha resistito a lungo. Dopo Imola, che in un certo senso costituisce una cerniera, inizia una terra diversa, una terra dove la tenacia, il lavoro e la creatività hanno portato a forme di vita che sono sempre riuscite a coniugare il legame con le tradizioni e lo sguardo rivolto in avanti, senza mai perdere di vista quell’elemento di umanità, di calore famigliare, di convivialità che caratterizza la vita della piazza di una città di medie dimensioni. Anche per questo far nascere e radicare in Romagna l’università ha significato tener presente che qui bisognava esportare parte di un patrimonio che a Bologna era fortemente centralizzato per ridargli quella forma di vita che deriva proprio dal trapianto su un terreno ancora ricco di fermenti locali. Ma noi non ragioniamo in termini di centro e periferia ma di Campus, ciascuno con la propria vocazione e la propria identità, che compongono nell’insieme una realtà unica e fortemente dinamica. Ed è così che dobbiamo pensare al Multicampus, magari sforzandoci tutti insieme di ottenere sistemi di collegamento ancora più veloci, ancora più efficienti, dal momento che per muoversi tra Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna a volte i tempi non sono corrispondenti alle attese di una comunità proiettata nel futuro.

Pensiamo alla realtà del Multicampus in Romagna. Dobbiamo riconoscere che in questi anni ogni città romagnola ha risentito in modo molto esplicito della formazione di nuclei studenteschi che hanno inciso sul profilo stesso della vita cittadina. L’impronta dei luoghi dell’Alma Mater in Romagna è di ben 200.000 mq! E altri luoghi saranno presto disponibili: a Cesena lo studentato e la sede di psicologia che completeranno questo bellissimo Campus, a Forlì il recupero del Padiglione Sauli-Saffi e l’ex ENAV, a Ravenna il nuovo studentato e il completamento dell’insediamento di S. Alberto, a Rimini l’ex CUP e lo studentato a Palazzo Lettimi.  Solo per ricordare gli interventi principali già avviati. Non ci sono dubbi che tutto questo ha inciso e inciderà profondamente sul tessuto urbano, facendo nascere nuove forme di aggregazione e di incontro grazie alla presenza degli studenti e di tutti coloro che lavorano dentro l’organizzazione dell’Ateneo. Pensiamo all’impatto che la ricerca universitaria può aver avuto sin dall’inizio sulla vita culturale delle città romagnole. Creazione di corsi di laurea specifici, scambi di progetti tra docenti e realtà locali, incremento della vita culturale della città. Questo è uno dei punti più importanti e ricchi di potenzialità per il futuro. L’Università in Romagna è un fattore di crescita e di competitività per il territorio e per l’Alma Mater.

A 30 anni di distanza possiamo dire con certezza che quella sfida è stata vinta, che quell’intuizione ha avuto successo, che l’Alma Mater è l’Università della Romagna! Non era per nulla scontato ….

Permettetemi di ricordare, nel nome di tutti coloro che hanno lavorato alacremente in questa direzione, con grande lungimiranza e doti di visione strategica, il Senatore Leonardo Melandri, alla cui memoria vorrei che rivolgeste un applauso! Probabilmente è stata la sua tenacia, la capacità di collaborare con i sindaci, il rapporto sintonico con l’allora Rettore Fabio Alberto Roversi Monaco a favorire la nascita delle prime realtà universitarie romagnole, a Forlì e a Cesena, mentre già si erano mosse Ravenna e Rimini. Ma il merito va a tutti coloro che si sono adoperati con passione e generosità alla realizzazione di questo ambizioso progetto. Dovrei ricordarli tutti, i docenti, i tecnici amministrativi, i direttori, i presidi, i prorettori, i presidenti di Polo, i rettori. Tutti coloro che hanno lavorato per raggiungere equilibri, per evitare dispersioni, per consolidare questo tessuto fatto di ricerca e di didattica. Vorrei infine ringraziare di cuore i sindaci, le amministrazioni locali, gli enti di sostegno e le Fondazioni che hanno sempre offerto il loro prezioso supporto per far nascere e crescere questa enorme impresa! Senza di voi tutto ciò non sarebbe stato possibile!

Il futuro è ricco di nuove sfide, di opportunità da cogliere, di nuove collaborazioni da attivare con il tessuto imprenditoriale e non solo. Pensiamo alla realtà del turismo sulla costa, al legame che si instaura tra flussi di visitatori, manifestazioni culturali, valorizzazione del paesaggio, beni culturali, beni naturali. Tutte le città in cui è presente l’Alma Mater sono città d’arte e sono luoghi del benessere diffuso a più livelli. Del resto è stato un allievo di Carducci, il ravennate Corrado Ricci a far approvare a inizio ‘900 la legge che tutela il patrimonio artistico, archeologico e storico del nostro paese. E credo che l’Università sia un bene che si è aggiunto oggi agli altri, con lo scopo di mettere in connessione tra loro quelle realtà che già esistevano e possono ora diventare oggetto di studio e di interesse, di ricerca e di diffusione più ampia.

Nel sogno di tutti noi il Multicampus deve essere un incubatore di nuove idee, un motore di innovazione (e non è un caso se delle cinque start up che l’Ateneo ha accreditato quest’anno ben quattro vengano dalle sedi romagnole), deve essere un laboratorio di progettazione di un futuro sostenibile per le giovani generazioni. Su questo abbiamo preso un impegno con i nostri studenti già dal 2016 adottando gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 come orizzonte del nostro piano strategico.  Al di là dei media e delle mode, il tema è molto serio, e abbiamo la responsabilità di agire. Del resto, questa parte della regione ha tutto l’interesse a tenere insieme il rapporto tra beni culturali e beni naturali, dal momento che si tratta di un’unione fondamentale da molti punti di vista, non solo quello economico. Per questo il progetto Multicampus sostenibile e l’apertura del Green Office della Romagna a Forlì servono a creare ancora una volta connessione e collaborazione tra i cittadini e tutte le componenti dell’Ateneo, dagli studenti ai docenti e ai tecnici amministrativi, in modo che si riescano a sperimentare le soluzioni migliori in tema di difesa dell’ambiente, ricordando che tutti siamo coinvolti e che nessun progetto può essere realmente efficace se non viene condiviso e vissuto da ognuno giorno per giorno.

Penso dunque a un Multicampus sempre più attento alle esigenze del territorio, sempre più ricettivo nei confronti di tutto ciò che è da discutere e da sperimentare intorno ai grandi temi che uniscono trasversalmente discipline diverse. Penso a un Multicampus giovane, non solo per gli studenti ma anche per i docenti. Penso a un Multicampus aperto alla città, connesso al suo interno e connesso con Bologna, sempre più internazionale e innovativo in ambito didattico. Penso a un Multicampus accogliente e all’avanguardia per i servizi agli studenti, anche per le attività sportive, grazie all’impegno del CUSB (permettetemi di salutare le nostre atlete e i nostri atleti che quest’anno hanno ottenuto dei risultati storici, vincendo i campionati europei maschili e femminili di Ultimate Frisbee, il campionato europeo di pallavolo femminile e il campionato europeo di basket maschile per la terza volta consecutiva, eguagliando il record della Lituania!).

Penso a un Multicampus pronto ad affrontare una nuova sfida, tanto ambiziosa quanto quella di 30 anni fa: Romagna Salute, un grande progetto di integrazione con l’AUSL Romagna, che abbraccia didattica, ricerca e assistenza e che coinvolge le strutture sanitarie d’eccellenza del territorio, anche del privato accreditato, valorizzando le vocazioni specifiche dei nostri campus. Il progetto, annunciato a fine ottobre, è frutto di un percorso avviato due anni fa e vorrei ringraziare tutti gli attori coinvolti a vario titolo a partire dai quattro sindaci e dalla Regione, fino agli Enti di sostegno, alle Fondazioni e ai privati che ci hanno creduto fin da subito. Ora siamo pronti a partire per questa nuova tappa del nostro affascinante viaggio, con lo stesso entusiasmo e la stessa determinazione dell’inizio!

Vorrei infine accennare alle ragioni con cui questa inaugurazione è stata concepita. Non si tratta di una inaugurazione che si adegua a un modello prestabilito ma la sua specificità consiste proprio nel fatto che i quattro campus oggi si mettono in comunicazione tra di loro, sia attraverso i saluti di apertura sia attraverso il tema che accomuna i quattro illustri ospiti invitati. Sono ospiti che hanno a che fare con gli strumenti della comunicazione culturale e politica e che quindi conoscono bene la realtà complessa nella quale ci muoviamo. L’Università, e in generale la scuola, è una istituzione messa continuamente alla prova dai cambi di governo, dalle mutazioni dell’opinione pubblica, dalle trasformazioni di un paese. Noi tutti potremmo elencare i cambiamenti rapidi, a volte non realmente giustificati, a volte effimeri che hanno segnato il sistema scolastico italiano. Il risultato è stato quello di infliggere a questo sistema dalla tradizione solidissima colpi continui, e danni susseguenti. Noi ci lamentiamo di un abbassamento dei comportamenti civili in tutto il paese. Prendiamo la parola per deprecare violenze, odi razziali, xenofobia, rigurgiti di fascismo, attacchi contro i più deboli.

Ma tutti sappiamo che il luogo dove i comportamenti peggiori devono essere corretti è la scuola. La scuola è l’istituzione vera che indica le soluzioni giuste a quanto corrode il tessuto sociale e rischia di danneggiarlo irrimediabilmente. Per questo dobbiamo continuare a lottare per difendere il nostro sistema scolastico, che ha retto sotto molte trasformazioni, e dobbiamo fare in modo che l’Università rimanga il luogo naturale in cui il sistema scolastico trova il suo fine. L’Università è la casa del pensiero dalla quale escono cittadini maturi, consapevoli, dotati di strumenti con cui affrontare il presente come complessità e non come semplificazione. Il discorso che Iacona farà a Rimini riguarda proprio il perché tendiamo a completare con informazioni spesso inesatte o addirittura false le lacune con cui ogni giorno sorgono domande su quanto ci circonda. Perché un sistema di informazione può produrre il falso e utilizzarlo nell’orientare l’opinione comune? E perché spesso ci troviamo di fronte a ragazze e ragazzi che pretendono di conoscere la verità da noi adulti, sapendo che qualcosa viene sempre taciuto o rimosso? Abbiamo bisogno di pensieri ricchi, critici, complessi. Abbiamo bisogno di formare generazioni che sappiano guardare al di là delle apparenze e dei luoghi comuni. Marino Sinibaldi ci parlerà di come nasce un pensiero realmente creativo, non stereotipato. E vorrei che questo pensiero fosse alla base di tutti gli esperimenti didattici che troviamo qui, in Romagna, dove forse può trovare spazio, proprio nella dimensione di una realtà giovane e ancora ricca di sviluppo, quello che non si trova altrove.

A Forlì Anna Maria Giordano ci parla di cosa significa stare all’interno di un mondo globale, dove non è detto che ci aspetti solo un futuro negativo. Ed è Enzo Forcellino a Ravenna a spiegarci come la conservazione del passato sia connessa a un istinto inestinguibile nell’uomo.

Questi quattro ospiti interpretano ognuno con il proprio stile di pensiero aspetti non ascrivibili a singoli insegnamenti ma trasversali alle esigenze che tutti sentiamo di fronte al presente e ai dubbi che lo caratterizzano. Abbiamo pensato che quattro voci che parlano in contemporanea dai quattro campus possano rendere al meglio l’idea di un insieme composto da ragioni diverse ma in rapporto tra loro. Questo è simbolicamente ciò che caratterizza la vita dei nostri Campus.

Sono felice di aver realizzato oggi questa festa per la Romagna, per le sue città e per le sue sedi universitarie. L’augurio che rivolgo a tutti noi è di non indugiare mai in visioni limitate, di guardare in avanti facendo gioco di squadra, di sviluppare qui le potenzialità che questi luoghi contengono, nella bellezza dei loro palazzi, delle loro strade antiche, nel ricordo dei grandi personaggi che qui sono nati e hanno contribuito alla grandezza del paese. L’Università può essere lo strumento utile per raccordare le spinte propulsive di un mondo che sta muovendosi vorticosamente. Non guardiamo ai frantumi che si accumulano ogni giorno davanti ai nostri occhi, immaginiamo un’armonia del pensare e dell’agire, e diamo all’istituzione di cui facciamo parte i caratteri di questa armonia. Così, pensando a creatività, a bellezza e armonia, dichiaro ufficialmente aperto qui, in Romagna, il 932° anno dell’Alma Mater Studiorum!

 

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