Le gelate fanno strage in agricoltura. Ravenna in Comune: “colpa anche del cambiamento climatico”

Non bastava la gravissima crisi economica in cui ci ha precipitato la pandemia da nuovo coronavirus: il settore agricolo negli ultimi giorni è stato ulteriormente falcidiato anche da alcune gelate notturne, con le temperature che sono scese diversi gradi sotto zero, minando gravemente i raccolti. “Anche qui nella Zona 7 (Roncalceci, Filetto-Pilastro, Ghibullo-Longana, San Pietro in Trento, Coccolia, Ragone) e in generale nei nostri foresi, le gelate notturne degli ultimi giorni di marzo e dei primi di aprile, hanno fortemente colpito le coltivazioni agricole”, fa sapere Ravenna in Comune.

“Dopo un inverno eccezionalmente caldo – precisano -, in cui molte piante sono state stimolate a una ripresa vegetativa troppo precoce, questa ondata di freddo intenso e improvviso ha falcidiato i nostri frutteti e i nostri campi. Fortunatamente le produzioni agricole non sono tutte compromesse, ma albicocche, pesche, susine, nettarine hanno subito un colpo gravissimo e irreversibile. Probabilmente in molti frutteti la produzione è perduta al cento per cento. Dovrebbe andare un po’ meglio per le orticole, per grano, orzo e mais. Per le seminative si aggiunge il problema della siccità, vista la scarsità di precipitazioni degli ultimi tempi. Purtroppo non tutte le produzioni hanno coperture assicurative”.

Bene quindi la richiesta da parte dei Sindaci della Romagna dello stato di calamità naturale, sostengono da Ravenna in Comune: “crediamo che questo atto sia indispensabile per compensare almeno in parte il danno economico, e anche per prevenire un’ eccessiva lievitazione dei prezzi al consumo, la qual cosa – dopo la batosta economica che molte persone devono sopportare per l’emergenza coronavirus – sarebbe veramente esiziale per tanta gente”.

Ma non basta: “siamo convinti anche che una riflessione di fondo si debba aprire a tutti i livelli, con le realtà politiche e della società civile, con le categorie economiche e le istituzioni, e con la popolazione tutta”, dichiarano e aggiungono: “Queste evenienze, che in parte sono –ahinoi- sempre esistite, si stanno facendo via via più frequenti e gravi man mano che i cambiamenti climatici procedono nella loro devastante evoluzione. Il rapporto fra perturbazioni ambientali, modificazioni del clima ed eventi estremi è ormai inequivocabile e scientificamente documentato, e le posizioni negazioniste che ancora troppo spesso emergono, non sono più solo superficiali, ma irresponsabili e a nostro avviso dovrebbero a questo punto venire considerate criminali. Si deve assolutamente procedere, con la massima determinazione, a invertire la direzione del modello di sviluppo che divora risorse ed energia e moltiplica senza fine emissioni nocive, gas serra e calore”.

“Va compiuto ogni passo – concludono – dalla riconversione energetica più decisa, ad un’estesa opera di riforestazione, a una sterzata netta sulle politiche del trasporto, perché il bilancio ambientale si inverta in favore della capacità dei sistemi naturali di rimanere in equilibrio. Lo sappiamo bene, ci sentiremo rispondere che sono le politiche nazionali, e addirittura quelle continentali e mondiali, a dover affrontare questi temi. Ma noi siamo fedeli a quell’antico motto che recita “pensare globalmente e agire localmente”, e riteniamo che dai territori e dalle periferie debba venire la spinta alla riconversione ecologica dell’intera economia. Per cui, al netto dell’indispensabile sostegno economico a chi è stato colpito, si aprano fin da subito tutti i tavoli possibile per discutere e progettare il futuro sostenibile, con la consapevolezza che, anche a fronte delle scelte più coraggiose, i primissimi risultati della riparazione ambientale si cominceranno a vedere fra diversi anni e quelli più sostanziosi li vedranno le prossime generazioni. Ma soprattutto a queste ultime deve andare il nostro pensiero e il nostro impegno. Pensiamo che anche Ravenna e il suo territorio debbano essere capaci di fare con determinazione la propria parte”.