Ravenna, immissione acqua nella Valle della Canna. Assessore Baroncini: “Meglio monitoraggio che asciugatura controllata” fotogallery

“Si è concluso mercoledì l’incontro con Ravenna servizi industriali (Rsi): ci è stato comunicato che sono terminati i lavori di sistemazione della presa d’acqua della canaletta Anic, che assicura l’afflusso di acqua da sud-est della valle e da oggi parte l’immissione di acqua, che durerà per una settimana -10 giorni circa, così come avvenuto a fine maggio, quando abbiamo immesso qualcosa come 600mila metri cubi d’acqua”. Queste le rassicurazioni fornite dall’assessore all’ambiente del Comune di Ravenna, Gianandrea Baroncini, circa le criticità evidenziate da più parti nei giorni scorsi sulla situazione della Valle della Canna.

“Questa nuova presa – precisa Baroncini – si aggiunge a quella nei pressi del Rivalone per cui dovrebbe portare ad un miglioramento della gestione idrica della valle. Ieri inoltre, c’è stata l’ultima Conferenza dei Servizi per l’autorizzazione regionale ai lavori sul Carrarino di Romagna Acque, che porterà al ripristino dei sifoni. Nell’autunno potranno partire i lavori, al termine dei quali ci saranno 3 fonti di immissione di acqua nella valle che dovrebbero migliorare notevolmente la situazione. Sono le azioni che avevamo promesso”.

“È ovvio – aggiunge – che ci troviamo in una situazione di ambiente naturale complesso, rispetto al quale le pressioni anche dei cambiamenti climatici in atto, con precipitazioni sempre più scarse, inverni caldi e temperature estive sempre più elevate, incidono parecchio. Sappiamo che in ambienti come questo, soprattutto dopo episodi come quello che si è verificato lo scorso anno va tenuta altissima l’attenzione perché la carica batterica rimane molto alta. Stiamo facendo tutti i monitoraggi e tutte le azioni possibili per tenere controllata la situazione”.

Una delle ipotesi in campo per bonificare la valle dal botulino che l’ha contaminata lo scorso anno, era quella dell’asciugatura controllata dell’area, per consentire l’asportazione degli uccelli morti e rimasti sul fondale. “A questo proposito – spiega Baroncini – c’è un tavolo attivato dal Comune con Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) e Istituto Superiore di Sanità. È emerso che, per vari motivi di natura sia ambientale che sanitaria, il monitoraggio constante e l’immissione frequente di acqua fresca fossero da preferire all’asciugatura controllata. Asciugare la valle significa tra l’altro asportare e mettere in sicurezza diversi quintali di pesci, un’operazione niente affatto semplice, soprattutto nei mesi scorsi, tenendo conto anche delle nuove norme sanitarie su distanziamenti e divieto di assembramento dovute alla prevenzione del rischio Covid”.

In pratica, l’asciugatura della valle e l’asportazione dei pesci avrebbe richiesto un ingente numero di operatori che avrebbero dovuto lavorare a stretto contatto, cosa assolutamente impossibile in tempi di coronavirus. Il rischio, se le operazioni non fossero state condotte con attenzione, era che si arrivasse ad una moria di pesci, dopo quella dei volatili, riproducendo la problematica della diffusione del botulino. “Non è escluso però – precisa Baroncini – che ci si possa pensare per il futuro”.