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Associazione Nazionale Libera Caccia Ravenna: La memoria corta della politica

Molti anni fa, forse troppi, la politica, che aveva oltre al bisogno, anche la necessità di un aiuto tangibile e fattivo di tutti i cosidetti portatori di interesse, sancì un accordo con il mondo venatorio per la creazione del Parco del Delta del po e il relativo preparco. Il quale oltre che a fungere da cuscinetto sarebbe anche stato, seppur con maggior limitazioni, territorio di pratica venatoria. Scritto oggi può sembrare cosa semplice, ma a quel tempo costò sudore e lacrime il fare recepire al mondo venatorio una scelta così restrittiva per le abitudini di quegli anni. Una enorme spinta venne dalla garanzia che quei confini, così delimitati, non sarebbero stati modificati nei tempi a venire. Oggi a distanza di due decenni e di tanta acqua passata sotto i ponti, assistiamo non solo al non mantenimento di quel patto, ma, e questo è da ritenersi politicamente gravissimo, alla “rivisitazione” della stazione del parco, senza concertare nessun tavolo coi portatori di interesse, modificandone i confini, e dandone conoscenza oltre un anno dopo la sua approvazione. Definire questo comportamento sconcertante ci sembra riduttivo. Sopratutto se pensiamo che a questa rivisitazione ha concorso anche l’ufficio preposto del Comune di Ravenna. Ora, come associazione riteniamo che la politica debba fare la propria parte e rendere giustizia a coloro che hanno nel tempo mantenuto quel patto, lavorando su e per quel territorio. Non fosse così dovrebbe prendere atto del suo fallimento, traendone la logica conseguenza.

ANLC Ravenna

Commenti

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  1. Scritto da maria teresa

    Abbasso la caccia e chi si DIVERTE a cacciare.

  2. Scritto da Dante

    egr,direttore Libera Caccia di Ravenna. Sarebbe opportuno dire alla gente comune come era il patto di due decenni fa e come sia stata fatta la rivisitazione della stazione del parco e la modifica dei confini.
    <cordialmente Dante

  3. Scritto da federico

    Se la gente sapesse che il preparco è in certi casi all’interno del parco, come il buco di una ciambella (!) e di tante amenità che sono un insulto al buon senso ed all’onestà (es. ristoranti e ospedali inseriti in area di tutela della selvaggina, perchè altrimenti non ci sarebbe territorio disponibile per i cacciatori), magari la gestione dell’ambiente sarebbe un pochino migliore. E invece ogni volta una dimostrazione che il fu Bel Paese è di volta in volta ostaggio delle grandi (industriali, sindacati, scuola, …) e piccole (cacciatori, animalisti, nudisti, …) lobby e che mai una decisione è presa per il bene di tutti, indistintamente.