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Don Ugo ad un anno dalla morte. Un anno, un secolo

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Il giorno dell’Assunzione e di ferragosto di un anno fa, Don Ugo Salvatori ci ha lasciati. È trascorso un anno, un secolo, e il ricordo e la mancanza del religioso ravennate sono ancora dentro a molti suoi parrocchiani e a tanti amici con i quali ha avuto relazioni. E se da un lato viviamo con nostalgia e a volte con malinconia pensando alla sua lunga ed incessante attività parrocchiale e ai rapporti che abbiamo avuto con lui, dall’altro emerge un aspetto positivo perché i parrocchiani di San Rocco hanno trovato conforto soprattutto da parte di don Paolo Szczepaniak, attuale amministratore della chiesa, che nel solco tracciato dal compianto monsignore ha continuato a condurre  ogni funzione religiosa, iniziativa spirituale e sociale con lo stesso zelo di don Ugo.

Verrebbe  quasi da dire, con un po’ di forzatura, che l’attuale giovane sacerdote, il canonico don Paolo, rappresenta per molti aspetti una sorta di clone del suo predecessore. Nel senso afferente alla dedizione e alla cura delle funzioni liturgiche, degli incontri con i fedeli, della piena disponibilità all’ascolto, ma anche nelle sue manifestazioni aperte e cordiali cui si aggiungono quella moderata ironia, e quel sorriso sempre impresso sul suo volto. Doti, peraltro, non sempre così comuni nel clero! Quanto espresso sopra, ovviamente, non mette in secondo piano l’inteso ricordo di don Ugo, ma allevia come un analgesico, la sua mancanza.

Mons. Ugo Salvatori, don Ugo. Sacerdote schietto, ironico, dinamico ha messo al centro della sua vita religiosa il “farsi prossimo” attraverso una miriade di iniziative socioassistenziali a favore delle categorie più deboli, dei meno abbienti, degli ultimi, certo con uno spirito imprenditoriale e operativo, ma sempre finalizzato ad aiutare gli altri.

Spesso ha fornito e risolto problemi concreti di natura assistenziale e sul versante dell’accoglienza per colmare vuoti e inadempienze della pubblica amministrazione. Don Ugo, in ogni modo, una risposta era sempre in grado di fornirla in modo adeguato. E se da una parte si poteva affiancare, forse con malignità, al compianto prelato il termine di imprenditore manager, vi è un risvolto della moneta che indica una figura di vero sacerdote in grado di non tralasciare nessun dettaglio nel suo compito primario di sacerdote.

Infatti liturgie comunitarie solenni, incontri di preghiera, vespri domenicali con rosario e benedizione eucaristica, ore dedicate alla confessione, e tantissime altre funzioni religiose che curava con grande attenzione nei minimi particolari, bilanciavano se non addirittura superavano la “materialità”  delle numerosissime iniziative e attività.

Sono tanti gli appuntamenti nel suo studio che non negava a nessuno offrendo suggerimenti, aiuti, e consigli di ogni tipo, intercalati da ironia sottile e battute originali e briose piene di affetto, non disdegnando affatto la discussione politica.

Sarebbe, dunque, sbagliato e fuorviante giudicare questo nostro sacerdote solo sotto un versante, perché è stato una figura poliedrica con aspetti tutti degni di considerazione. Ma in fondo tutti i giudizi espressi su questa terra troveranno una buona sintesi in cielo.

Grazie a Don Paolo, don Giuseppe, alle suore, e alla schiera di volontari che continuano a dare seguito alle attività che fanno capo a San Rocco.

Gianfranco Spadoni vicepresidente Lista per Ravenna

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