DOMINANZE PATRIARCALI / 4 / Ilenia Fabbri ridotta a schiava dall’ex marito con violenze economiche, psicologiche e fisiche

10 novembre 2021, Corte d’assise di Ravenna – processo per il femminicidio di Ilenia Fabbri

Oggi, nella quarta udienza, i sinonimi di violenza invadono l’aula. Minaccia, maltrattamento, paura, solitudine, morte, mi fa ammazzare.

Quando inizia un femminicidio?
Dalle prime avvisaglie. Non come premeditazione, ovviamente, quella viene alla fine, quello è l’ultimo atto dell’omicidio di una donna in quanto donna.

Allora quando inizia?
Dalla critica sulla lunghezza della gonna, sulla blusa troppo scollata? Perché Lui preferisce che la ‘Sua’ donna non vada in giro scollacciata. Dall’occhio che controlla le chat nel cellulare della ‘Sua’ donna? Dal primo schiaffo, dal primo spintone? Da quando Lui preferisce che la ‘Sua’ Lei non lavori, e le dice: ‘non sei adatta, poi alla famiglia ci penso io, c’è tanto da fare in casa coi bambini ’? Dalle ‘che bisogno hai di andare sempre dai tuoi, dalle amiche, fate solo chiacchiere, mentre io lavoro tutto il giorno’?

Oggi esco dall’aula con un sacco di domande. Pesano. Affannano.

??? Non riesco a dormire con tutti questi punti interrogativi. Mi alzo e cerco di raddrizzarli. Trasformarli in esclamativi.

In pratica l’aveva ridotta a schiava!”, ecco il primo autorevole esclamativo! L’affermazione è del Presidente della Corte, Michele Leoni. L’ha pronunciata al termine della testimonianza dell’amico di Ilenia Fabbri, Mirco Moffa, chiamato a riferire sui rapporti fra moglie e marito e le minacce di morte pronunciate da Claudio Nanni contro Ilenia Fabbri. Siamo nel 2021, e si può ancora rendere schiava una donna, una moglie, una ex!

PRIMO ATTO
Nanni ha esperito tutte le modalità di violenza possibile su ‘Sua’ moglie. Dalle più mascherate alle più feroci. Ilenia le ha sopportate più o meno per vent’anni. A dircelo è lei stessa, come risulta dalle carte del processo.

“Mi diceva che non c’era bisogno che io andassi a lavorare”. “Per ogni necessità mia o della bambina devo chiedere a lui.” Ilenia Fabbri si licenzia perché lui è geloso. “Mi fa mille domande e mi controlla il telefono”. Lui la convincere a lavorare nella sua officina come collaboratrice familiare. “Per il buon andamento della famiglia e per il quieto vivere mi sono sempre adattata alle decisioni di mio marito. Ho sopportato atteggiamenti di superiorità da parte di mio marito, sia sul lavoro che in altre situazioni tanto che mi diceva spesso ‘cosa ne sai tu? Tu non capisci un cazzo’”.

“Aveva ostilità nei confronti dei miei genitori e mi faceva pesare il fatto che li frequentassi troppo”. “Lui mi rispondevo che ero una ‘rompicoglioni’, una ‘ mantenuta’”: “Stabilmente rifiuta di dormire con me e si è trasferito sul divano”. “Di fatto non ho mai incassato da mio marito alcuno stipendio”. “Mi ha fatto spedire una lettera dall’avvocato in cui mi informava che voleva separarsi”.

Il marito la estromette dall’officina: “scacciandomi in malo modo”: “Davanti a mia figlia mi ha accusato dicendomi sei una cattiva madre, una poco di buono, non sei in grado di mantenere tua figlia.” Il marito smette di versare i proventi dell’officina sul conto corrente condiviso. Alla moglie resta solo una carta Conad. “Vuole costringermi a vendere la casa e vuole ‘sbattermi fuori’, come dice lui”.

Una estenuante miscellanea di umiliazioni, prevaricazioni, violenze psicologiche ed economiche: “Quella convivenza era diventata improseguibile e dannosa anche per nostra figlia Arianna “. Fino al 21 settembre del 2017. Alla prima udienza per la separazione Di qui la svolta.

SECONDO ATTO
Le violenze subite da Ilenia Fabbri s’impennano. E non solo da parte del marito. Il provvedimento del Presidente ‘autorizza Claudio Nanni a restare nella casa coniugale fino al momento in cui la stessa sarà venduta e diviso al 50% il ricavato della stessa’. Vittimizzazione secondaria? Inoltre: “Non mi sono sentita molto difesa”, dice Ilenia. Minimizzazione? Ilenia Fabbri cambia avvocata e fa ricorso per ottenere l’allontanamento di suo marito da casa. Nanni, ringalluzzito dal beneficio, tratta la moglie “come una sguattera”. Svalutazione?

Tempo qualche settimana, il 17 ottobre 2017 la prima aggressione. In casa, di notte: “Tenendomi stretta molto forte e facendomi male anche perché Nanni ha le mani molto forti per via del lavoro che svolge … Ti stacco la testa dal collo!”. Violenza fisica? La risposta del 112: “Oltre ad invitarmi alla calma mi hanno detto che ritenevano non fosse opportuno mandare una pattuglia e mi hanno suggerito di andare a dormire altrove, rimandando al mattino successivo la presentazione di eventuale denuncia”. Prognosi del Pronto soccorso: otto giorni. Seconda telefonata al 112: “ma mi hanno nuovamente invitata a presentarmi la mattina dopo … di evitare i momenti in cui so che mio marito rientra perché ho paura che se sa che io sono andata al Pronto soccorso e che penso di fare denuncia possa farmi altro male.”

Scarsa formazione delle forze dell’ordine? La moglie denuncia il marito per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e minacce.
Una operatrice del Commissariato le consiglia di rivolgersi a SOS Donna. Traggo una frase dalla testimonianza dell’avvocata Sangiorgi riferita a Ilenia Fabbri ‘Disse di non aver ricevuto aiuto, perché non c’era la possibilità”.

Spesso i centri antiviolenza nei piccoli territori devono fare affidamento sulle loro sole forze, supportando le donne spesso col solo lavoro volontario. Per contrastare la violenza sulle donne, non sempre i Comuni impiegano le risorse regionali per supportarli. Il Piano Regionale contro la violenza di genere è stato approvato dalla Regione Emilia Romagna lo scorso giugno e sarà la base su cui costruire nuove progettualità per rispondere in modo sempre più puntuale ai bisogni e alla promozione della cultura di genere. Mentre il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne è scaduto il 31 dicembre 2020. Dopo undici mesi il Piano 2021-2023 è ancora nella fase degli incontri. Inerzia politica?

Otto giorni dopo Ilenia Fabbri scova un localizzatore GPS all’interno della propria auto. Sporge denuncia. Tolto il marchingegno, tolto il problema. Minimizzazione? Il 15 febbraio 2018 seconda aggressione: “Si è rivoltato come una furia nei miei confronti dicendo che a lui non gliene frega un cazzo tanto fra 15 giorni dovrò andare via da questa casa e che io sono una Puttana e che se lui esce da quella casa tu e il tuo avvocato andate a finir male, farai una brutta fine e ce n’è anche per il tuo avvocato, vedrai che vai a finire male tanto io non ho più niente da perdere vedrai che i soldi te li spenderai negli ospedali e nelle medicine”.

Il potere maschile? Ilenia Fabbri chiama il 112. Un agente le dice che se Nanni l’avesse ancora verbalmente aggredita o le si fosse avvicinato agitato di non rispondergli, di uscire di casa e di chiamare immediatamente il 112. Vittimizzazione secondaria? Scarsa formazione delle forze dell’ordine? Seconda denuncia di Ilenia contro il marito: maltrattamento in famiglia con minaccia, ingiuria e violenza privata.

TERZO ATTO
La violenza produce sempre più paura. Il primo maggio del ’18, Nanni lascia l’abitazione coniugale. Prende tutto ciò che c’è nella casa, anche se non potrebbe farlo. L’avvocata Sangiorgi consiglia a Ilenia Fabbri: “ È lo stesso, lasci stare ci penseremo poi”. Ma il fatto resta.
Dominio? Supposta impunità?

La denuncia di Ilenia Fabbri per la seconda aggressione viene archiviata “in ragione della episodicità degli eventi (un unico episodio di violenza fisica riferito dalla donna) … non può ritenersi integrata quella rappresentazione e volontà di ‘avvilire e sopraffare in modo costante e, comunque, pressoché sistematico della vittima’, essendo piuttosto presente nel Nanni la semplice rappresentazione e volontà di
ledere o comunque offendere la propria moglie, a ciò spinto dal litigio in atto”.

Vittimizzazione secondaria? Quante violenze fisiche servono e quanti giorni di prognosi ci vogliono per costringere un uomo violento a non avvicinarsi alla donna che maltratta? Dalla testimonianza di oggi dell’amico di Ilenia, Mirco Moffa, a proposito di Claudio Nanni: “Ha lasciato la moglie senza soldi, senza Lavoro … senza gelateria … senza luce per un mese … 1.650 euro di condominio da
pagare … il babbo contro … non aveva nessuna entrata e non trovava un lavoro fisso … si è trovata sola”. Violenza economica?

In febbraio 2019, dopo un anno e cinque mesi dalla denuncia, il Tribunale emette la sentenza di condanna di Claudio Nanni per la prima aggressione, con la sospensione condizionale della pena. Tana, liberi tutti! Tutti, tranne Ilenia Fabbri. Due intrusioni in casa, rumori, finestre aperte, sparizione degli oggetti di valore di sua madre, una microcamera in agguato nell’armadio. “I Carabinieri hanno detto che sembra più una cosa per spaventarmi che un furto”. Minimizzazione?

QUARTO ATTO
E giungiamo alla causa di lavoro intentata dalla moglie contro il marito: gli chiede cinquecento mila euro per il lavoro che non le ha mai pagato. In aula oggi si è levato il coro delle amiche e amici di Ilenia Fabbri. Daniela Tredozi: “Aveva paura, era preoccupata … mi farà ammazzare da qualcuno”. Fiorenza Conti: “Le aveva messo contro tutta la famiglia convincendoli che lei non era degna … Le ha fatto
terra bruciata con gli amici … in paese la faceva passare per una poco di buono … non sopportava che si fosse fatta una nuova vita e volesse dei soldi … le diceva che l’avrebbe uccisa … guarda che se mi trovano morta è stato Claudio”.

Mirco Moffa: “Ho vinto la causa di separazione e quando salterà fuori la causa di lavoro mi farà la festa … Gli interessa solo vedermi strisciare … mi murerà viva. Era intimorita: devo creare un futuro per mia figlia …Voleva fare testamento”. Lara Tozzola: “Se le fosse mai successo qualcosa l’avrebbe fatta fare da qualcun altro. .. Lui è padre padrone mio e di Arianna”. Sandra Saladin, a cui Ilenia Fabbri ha confidato: “Lui mi ha detto che l’avrebbe fatta ammazzare senza sporcarsi le mani”.

Fra i testimone c’è anche una amica di Nanni, Sara Anedda: “Mi chiese se potevo fornirgli un immigrato per poter far male a sua moglie … e che se sua moglie non avesse smesso … di farla fuori … sua moglie gli faceva richieste sempre pù alte, era una donna che voleva togliergli tutto … era una sanguisuga”. Ortensia Capirossi, amica di Nanni: “Lui disse prima o poi le mando qualcuno a farle la festa … mi vuole
rovinare, prima o poi le mando qualcuno. Era serio.” Nanni non si accontenta di minacciare di morte la moglie e la sua avvocata, ma minaccia pure l’amica: “Spero per te di rivedere i miei soldi …”. Vendetta? La paura come tortura? Le minacce di morte non producono reazioni diverse dall’incredulità.

Appena arriva la sentenza definitiva della separazione, Ilenia Fabbri vuole subito il divorzio, ma, visti i tempi lunghi, vuole fare testamento: non può pensare neppure per un attimo che sia il marito ad ereditare i suoi beni, tutto deve andare alla figlia. Le amiche e gli amici: “L’ho presa come un pensiero così … Cose che si dicono in un momento di rabbia … Al momento non ne ho tenuto conto … poi gli ho detto di smetterla … mi sono arrabbiata e gli ho detto che era fuori di testa … “ Incredulità umana?

Nanni le ha tentate tutte per render schiava sua moglie. Ma poiché lei è riuscita ogni volta ad evadere, lui ha messo in atto la sentenza finale. Così l’ha condannato Ilenia Fabbri alla pena di morte. E l’ha fatta eseguire da un boia il 6 febbraio 2021. Femminicidio!

TITOLI DI CODA
Quanti punti interrogativi, in ciò che ho scritto. Sono poco meno di trenta E non ne ho raddrizzato neppure uno. Potrei impiccarmici.
No grazie, preferisco ragionare. Anzi ne aggiungo altri due, di interrogativi. E li passo agli uomini, a tutti gli uomini violenti e non. Se ogni due giorni una donna ammazzasse uno di voi per il solo fatto che è un uomo? Come reagireste se la vostra partner o ex vi riducesse a schiavi?