Bozzi (Confindustria Romagna) su Decreto Energia: “Pone il metano al centro del tema energetico”

Qualcosa si muove per il settore dell’estrazione di idrocarburi nel nostro Paese. Nelle ultime settimane il Governo ha approvato PiTESAI e Decreto Energia. Il primo, Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, è una sorta di mappa che individua le aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale.
Il Decreto Energia, approvato la scorsa settimana, prevede, oltre agli interventi per abbattere i costi delle bollette di famiglie e imprese, anche l’aumento della produzione nazionale di gas,  invitando le grandi aziende titolari di concessioni di coltivazione a presentare un piano di incremento degli attuali giacimenti.

Rispetto a PiTESAI e Decreto Energia abbiamo posto alcune domande a Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna. 

Confindustria Romagna come ha accolto queste due importanti novità? 
“Diciamo che la novità è costituita dal Decreto Energia, il Pitesai ha avuto una lunghissima gestazione e più rinvii. In entrambi i casi, speriamo di non essere fuori tempo massimo: da una parte ci sono le aziende energivore a cui dare sollievo, dall’altra le imprese di un settore con il fiato sospeso da tre anni per la moratoria imposta in attesa della scrittura del Piano. Il Pitesai è stato pensato oltre tre anni fa, nel frattempo lo scenario è completamente cambiato. E’ comunque un sollievo essere finalmente usciti da un limbo che ha tenuto in stand-by un comparto di eccellenza: per lavorare e pianificare investimenti è indispensabile partire da regole certe e chiare, avere la sicurezza che il quadro normativo non venga bloccato o stravolto nel breve periodo”.

L’Art. 17 del Decreto Energia punta ad aumentare le estrazioni di gas italiano. È questa la strada giusta?
“E’ sicuramente un passo importante che pone finalmente al centro del tema energetico la fonte che deve traghettarci nella transizione, cioè il metano, ancora per decenni. Negli ultimi anni, in un momento storico di richiesta crescente di energia, la politica ha commesso l’errore strategico di sospendere le estrazione nazionali e contemporaneamente di concentrare  gli acquisti di gas su alcune nazioni: oggi paghiamo il conto di quelle scelte.
Il nuovo provvedimento va ad oggi nella giusta direzione dal momento che s’introducono, come richiesto da Confindustria, alcuni interventi strutturali significativi, in particolare con riferimento all’incremento della produzione nazionale di gas, estremamente importante per la competitività del sistema industriale e la sicurezza nazionale.

Ora, rafforzare la capacità estrattiva dei giacimenti attivi significa non solo cercare di calmierare i prezzi con contratti a lungo termine con sollievo per le produzioni energivore, ma è anche forse l’ultima possibilità di rianimare un settore decisivo per l’economia nazionale e per qualunque ambizione di transizione energetica vera.
Le nostre imprese ravennati sono pronte, speriamo solo di non essere fuori tempo massimo: ora occorre sveltire il più possibile l’iter per il rilascio di permessi e autorizzazioni, con procedure semplificate che incoraggino gli investimenti, diversamente si rischia di vanificare sul nascere qualsiasi tentativo di accelerazione.

Pitesai e Decreto Energia sono linfa vitale per il settore dell’upstream ravennate, permetteranno di recuperare, almeno in parte, investimenti e posti di lavoro persi?
“Ce lo auguriamo: per sopravvivere, in questi anni le nostre aziende hanno dovuto guardare all’estero. Fortunatamente, le competenze e le tecnologie ravennati in ambito offshore sono stimate e riconosciute in tutto il mondo”.

Nel nostro Paese manca ancora una strategia energetica composita e lungimirante?
“C’è la necessità di considerare interventi temporali più lunghi: il provvedimento sull’energia per esempio introduce alcuni positivi interventi strutturali per lo stoccaggio e per l’aumento della produzione di gas nazionale, ma replica anche una linea di intervento congiunturale, che risulta efficace solo se l’incremento dei prezzi non presenta carattere strutturale, come invece temiamo”.

Quali i prossimi passi, auspicati da Confindustria Romagna, in merito alle politiche energetiche? E rispetto alle energie rinnovabili?
“Da una parte è indispensabile lavorare sulle politiche di acquisto del gas, di cui avremo bisogno comunque per i prossimi decenni: anche potenziando la produzione nazionale arriveremmo a coprire meno del 10% del nostro fabbisogno. Occorre quindi diversificare le fondi di approvvigionamento, senza concentrarsi solo sulla Russia, peraltro al centro di fortissime tensioni geopolitiche.
Contemporaneamente, bisogna parallelamente lavorare su più fronti, per renderci energeticamente meno dipendenti dalle importazioni e impostare una strategia composita e lungimirante.
In questo senso le rinnovabili giocheranno un ruolo cruciale, e anche in questo ambito a Ravenna ci sono progetti importanti: penso in primis all’hub energetico Agnes, che coniuga energia eolica e solare e una piattaforma per trasformare l’acqua marina in idrogeno. Davvero il nostro territorio ha le potenzialità e le professionalità per diventare capitale dell’energia”.