Ravenna. I suggerimenti di Lpr su come riorganizzare i centri ricreativi estivi

Venerdì 26 agosto cesseranno l’attività i Centri Ricreativi Estivi (CRE) comunali rivolti ai bambini in età 0-3 anni (CREN) e 3-6 anni (CREM). Al loro avvio, si sono sollevate molte critiche e contestazioni. Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna – Polo civico popolare ha rilasciato una nota stampa nella quale ha espresso il proprio punto di vista in merito: “Si è infatti rivelato clamorosamente insufficiente il numero dei posti offerti e si sono registrati ritardi e disfunzioni. Di qui l’interrogazione del 26 giugno, “Migliorare l’organizzazione dei Centri Ricreativi Estivi”, che rivolsi al sindaco con alcune prime indicazioni organizzative. L’assessora all’Infanzia Livia Molducci, riconoscendo tra l’altro i ritardi, mi ha in sostanza risposto per iscritto che “saranno valutate dalla Giunta a tempo debito, come Lei stesso richiede”.

Ancisi ha aggiunto al suo intervento: “In vista dunque che, fin dal prossimo autunno, la riorganizzazione dei CRE diventi materia di auspicabile confronto politico tra la Giunta e il Consiglio comunale, all’interno della commissione consiliare numero 7 “Infanzia ed Istruzione”, Lista per Ravenna, dopo essersi rapportata con alcune rappresentanze dei genitori e del personale, pone sul tavolo di lavoro le seguenti proposte coordinate, trasmesse oggi stesso al sindaco, perché risponda in Consiglio comunale, e per conoscenza al presidente della commissione n. 7 Luca Cortesi”.

POTENZIAMENTO DEI CRE

Lpr sostiene che occorra estendere i CREN e i CREM comunali, in modo da potenziare decisamente il numero dei posti bimbo. “Quest’anno, i CREN aperti sono stati appena 7 rispetto ai 18 nidi aperti da settembre a giugno (in città 3 su 9) e i CREM 7 su 19 scuole per l’infanzia, ex “materne” (in città 3 su 7)” -specifica Ancisi, specificando- “Essendo gestiti da cooperative, dunque assai flessibili, l’operazione non dovrebbe essere complicata, tanto più se, previo accordo coi sindacati, si potrà disporre, nel mese di luglio, del personale educativo dipendente dal Comune stesso, occupato nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. Maggiori opportunità, se e dove necessarie, potranno essere acquisite tramite convenzioni coi CREN e CREM privati.

PROGRAMMARE PER TEMPO

Lpr ricorda che quest’anno la data ultima per la presentazione delle domande di accesso ai CRE comunali è stata il 24 maggio. Ancisi sostiene che sia stato “troppo tardi per programmare, in relazione al monte delle richieste e considerando la disponibilità delle strutture private, il numero delle sedi pubbliche necessarie, coi relativi posti bimbo e le conseguenti esigenze di personale e di bilancio. Occorre perciò anticipare l’emissione del bando ai primi mesi dell’anno, ad esempio fissando il periodo di presentazione delle domande tra il 6 e il 24 febbraio. Le domande fuori termine saranno accettate con riserva di posto fruibile”.
Le graduatorie della presente stagione, pubblicate il 20 giugno sono secondo Ancisi tardive: “A pochi giorni dall’inizio dei CRE ha comportato angoscia per le famiglie tagliate fuori, impossibilitate a gestire diversamente i propri figli. C’è stato un evidente sostanziale ritardo. Le graduatorie del prossimo anno dovrebbero uscire in aprile, che peraltro è il mese in cui la maggior parte dei CRE privati iniziano a pubblicare le loro offerte di servizio. Pubblicate il 20 giugno le ammissioni ai CRE, le famiglie hanno avuto tempo fino a soli tre giorni lavorativi prima dell’avvio del turno per comunicare la rinuncia senza dover pagare niente. Un’assurdità, che dovrebbe essere rimediata consentendo di farlo, senza una penale almeno minima, solo entro due settimane dalla pubblicazione della graduatoria: cioè entro il mese di maggio, se pubblicata in aprile. Per una efficace programmazione del servizio, bisogna non incentivare le rinunce “facili” a costo zero, responsabilizzando le famiglie a compiere richieste consapevoli”.

CRE PRIVATI PIÙ COSTOSI

Lpr ha chiosato il proprio intervento in merito ai centri ricreativi estivi sottolineando il maggior costo dei Cre privati rispetto a quelli pubblici: “Una buona parte dei bambini non ammessi ai CRE comunali hanno potuto trovare posto in quelli privati, pagando però rette comprensibilmente molto maggiori. Avendo chiesto, nell’interrogazione del 26 giugno, di studiare un sistema che – tenendo anche conto dei voucher offerti dalla Regione per i bambini 3-6 anni che frequentano CRE accreditati, pubblici e privati – venisse incontro alle famiglie, l’assessora Molducci mi ha scritto che potrebbe essere inserito “il criterio del reddito ISEE fra quelli che determinano le graduatorie per ammissioni ai posti comunali in modo che vi siano ammesse le famiglie con ISEE più basso”, soluzione che “dovrà essere valutata con i Sindacati”. Ciò non toglie che alle famiglie escluse, di livello economico non alto, il Comune ristori il maggior costo dei CRE privati, fino ad un massimo del 50%, sempre in proporzione al reddito ISEE”.

Commenti

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  1. Scritto da Giànni

    ….manca solo di vedere un sindacato che permetta di rividere e modificare contratti di insegnanti che seguono le linee dei CCNL. Manca solo di vedere un Comune di Ravenna fare lavorare le insegnanti anche il mese di Luglio dopo avere fatto lavorare il personale per un intero hanno scolastico al limite della decenza con personale ridotto al minimo… Ancisi…Ancisi!

  2. Scritto da Piemme

    #Gianni Gianni, leggendo il suo commento si denota che Lei non ha mai avuto a che fare con le scuole dell’infanzia, nido e materna, quando i genitori lavorano entrambi e non si ha nessun parente a cui appoggiarsi è veramente dura sia in termini organizzativi che in termini finanziari(quanto costa una beby sitter).
    Forse non lo sa ma gli insegnanti usati per il Cren e il Crem non sono quelli che ci sono durante l’anno nelle scuole dell’infanzia, ma personale esterno. Se un Comune non è in grado di soddisfare i bisogni primari dei propri cittadini è bene che si dia “all’ippica”.

  3. Scritto da Alvaro Ancisi

    Giànni, si dà il caso che mia nipote insegni in una scuola per l’infanzia del Comune di Ravenna ed io non sappia che ne pensa. Ho ripreso col “se” un’ipotesi che il Comune stava già valutando e contava di discuterne coi sindacati. Ovvio che, nel caso, l’adesione alla rinuncia di un mese sui due liberi da impegni educativi/scolastici dovrà essere volontaria e (aggiungo) con qualche riconoscimento. Perché non apprezzarlo? Mi sembra però chiaro che il pacchetto delle proposte ne sia autonomo. Qualora se ne faccia qualcosa meglio. Altrimenti va bene il resto. Cordialmente.