Sanità. Ricoverata senza che il corpo risponda, paziente ringrazia il reparto: Serietà e competenza

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Pianista, mamma, moglie e donna molto attiva, si ritrova all’improvviso paziente delle Stroke Unit senza potersi muovere: è questa la storia di una 49enne che, con la sua intensa testimonianza, vuole ringraziare l’unità di neurologia dell’ospedale di Ravenna

“La mia testimonianza non è tecnica o scientifica, ma una testimonianza soggettiva e sensoriale – scrive la donna in una lettera – della realtà della Stroke Unit di Neurologia dell’ospedale di Ravenna, diretta dal dottor Pietro Querzani, prima a me sconosciuta, come l’ho percepita attraverso l’udito, ancora attivo nel mio corpo inerme, mentre il personale si prendeva cura di me”.

“Sono una donna di 49 anni, moglie, madre e libera professionista molto attiva, appassionata della vita e del proprio lavoro – si descrive. Poi si trova “improvvisamente in Stroke Unit per una rara malattia neuromuscolare autoimmune. Sono pianista e il mio udito si mantiene specializzato e attento. Ma il resto del mio corpo non mi risponde più, le palpebre non si alzano, ho bisogno di tutto. Sento attorno a me movimenti netti e precisi, ordinati, organizzati, sequenziali, ripetitivi, ciclici ma con energie diverse. Ad ogni cambio turno arriva una nuova “squadra”: il medico, con una sua postura,una sua voce,una sua disponibilità; l’infermiere, che come un ‘direttore d’orchestra’ percepisco raggiungere il suo carrello della terapia al centro della sala; gli OSS, che fin dal mattino mi lavano, mi cambiano, mi portano il cibo e il kit usa e getta per l’igiene orale, mi lavano i capelli per togliere il gel dell’elettroencefalogramma, non mi fanno sentire a disagio”.

“La parte più bella ed interessante, per me, – testimonia la 49enne – arriva con l’ascolto del passaggio delle consegne. Anche se ci separa il vetro della cabina centrale, mi arriva la precisione, la non fretta, la sintesi e la puntualita’ di ogni minimo particolare, che diviene occasione di riflessione. Non mi arrivano frasi di conflitto, sfiducia o diffidenza. Mi arriva serietà e competenza. Questa neurologia è scienza che scaturisce tanto dai dati scientifici degli esami richiesti quanto dall’intuizione umana di medici in comunicazione tra loro. Sopra a tutto, più volte al giorno, riconosco la voce del primario, il dottor Querzani, perchè ha un timbro di voce tonico, positivo e ricco di armonici acuti. Lo sento vicino al medico di turno al PC, per aggiornarsi; lo sento vicino all’infermiere, per controllare la terapia; lo sento vicino a me, poiché quando passa non manca mai di farmi una carezza, quando ho ancora gli occhi chiusi; lo vedo appena ho le palpebre un po’ aperte, perché non manca mai di farmi un cenno di incoraggiamento con la mano”.

“Non conoscevo l’organizzazione di questa realtà che si chiama Stroke Unit: per la prima volta nella mia vita mi ci trovo ricoverata, da paziente in grave difficoltà – scrive la donna.  – Ma quello che “mi arriva”, giorno dopo giorno, mi accoglie, mi contiene, mi cura tanto quanto la terapia farmacologica. Anzi per tanti giorni, sebbene io continui a peggiorare, mi sento “tenuta” da un lento e paziente flusso che mi da’ sicurezza, più di cento discorsi informativi su questa sala speciale e preziosa che è la Stroke Unit di Ravenna. Perché dovrebbe essere un dovere di ogni paziente che riconosce un pregio nell’assistenza pubblica, tanto per una malattia rara quanto per un’altra piu’ frequente, renderne onore e riconoscimento. Non solo lamentele. Anche lucidita’ nel leggere e riconoscere una realta’ che funziona. In ogni caso grazie, per tutto quello che avete dedicato a me”.

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