La risposta di Libera Caccia Ravenna agli ambientalisti: “Fate disinformazione, è la vostra strategia”

Sulla questione della riapertura della caccia nella zona attorno alla valle della Canna, colpita dal botulino che ha causato la moria di centinaia di anatre e altri uccelli, interviene l’associazione venatoria Libera Caccia di Ravenna, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi delle associazioni ambientaliste.

“Sono giorni che assistiamo alla pubblicazione di articoli dispensatici a piene mani da associazioni ambientaliste più o meno sconosciute – spiegano da LiberaCaccia -. Le quali innalzano la loro vibrante protesta nei confronti del mondo venatorio e della nostra richiesta di riapertura della caccia nelle aree interdette a seguito della moria di anatidi causata dal virulentarsi del botulino nella Valle della Canna. Ci preme a tal proposito chiarire alcuni punti, forse artificiosamente, mal presentati. In primo luogo la caccia non è stata riaperta nella Valle della Canna, in quanto questa è ormai da decenni un’oasi, bensì nelle aree limitrofe dove può essere esercitata”.

E poi aggiungono: “In secondoluogo non si è trattato di una epidemia, in quanto il botulino non si trasmette da animale ad animale né, tantomeno, da animale a uomo. In terzo luogo parliamo di anatidi migratori, quindi il concetto stesso di migrazione implica una presenza o una assenza dovuta al passo e non alla stanzialità di queste specie. È quindi assurdo insistere sul concetto “che non vi sia rimasto nulla” solo per far presa sull’opinione pubblica. Questo non significa che come associazione intendiamo sottovalutare l’accaduto e ne è ben prova sia l’esposto alla Magistratura, sia tutto il lavoro fatto dai cacciatori durante tutta questa vicenda e a tutti i livelli di possibile intervento, sia le nostre dichiarazioni della gravità di quanto è successo”.

“Quello che invece ci preme sottolineare – continuano i cacciatori – è la gestione di questa vicenda, a dir poco inusuale se non, di parte. Ci riferiamo al periodo di interdizione venatoria, che stranamente non ha interessato le Valli di Comacchio, anche se queste distano “un nulla”dalla Valle della Canna, facilmente colmabile dal volo di uccelli migratori. Viene da pensare che la concomitanza di più incarichi abbia frenato l’ardire ambientalista del Parco del Delta. Restiamo in attesa del pronunciarsi della magistratura circa le responsabilità relative alla moria di anatidi e delle cause che la hanno decretata. Resta inteso che comunque continueremo a difendere in tutte le sedi e con tutte le istanze i diritti dei nostri associati là dove questi siano stati lesi. Pronti a sollecitare, se ce ne fosse bisogno, il consiglio dell’A.T.C RA2, nel proporsi come interlocutore unico per la gestione e la salvaguardia di quei territori”.

Commenti

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  1. Scritto da maria teresa

    Una sola domanda alla quale vorrei una risposta sincera e non aleatoria e demagogica:che gusto e soddisfazione intrinseca ed estrinseca provate uccidendo gli animali tra atroci sofferenze?Una donna cacciatrice fu sincera e mi disse che lei si sentiva come liberata e soddisfatta a far “piazza pulita”…voi sarete altrettanto sinceri(ed educati) nelle eventuali risposte?Grazie.

  2. Scritto da alan

    Cacciatori contro Animalisti e viceversa, diatriba inutile, alla fine vince il banco,
    In una oasi protetta sono morte 4000 anatre, non di piombo ma di burocrazia , incapacità e politica….
    la politica riesce a far ruggine nell acciaio inossidabile.

    Intanto loro rimangono ai loro posti , dirigente del parco , e il nostro paladino del verde, il mitico sindaco di Ravenna, che per la val della canna perse la favella.

  3. Scritto da Giovanni lo scettico

    Perchè nessuno parla dell’assessore all’ambiente?