Ravenna, Paolo Tarlazzi (Direttore Sanitario): l’Ospedale torna alla normalità, solo 2 ricoverati Covid

Il Direttore Sanitario del Santa Maria delle Croci, Paolo Tarlazzi, continua a guardare con ottimismo alla situazione Coronavirus a Ravenna. Del resto la nostra provincia è quella meno colpita di tutta l’Emilia-Romagna se facciamo un rapporto fra casi registrati e popolazione residente. Il Commissario Venturi a un certo punto aveva definito Ravenna “il nostro Molise”. Il Molise poi è andato indietro, perché colpito improvvisamente da diversi casi di contagio. Ravenna no, resta in vetta alla classifica delle realtà più virtuose in regione ma in buona posizione anche in una classifica nazionale. Così ora una parte del Covid hospital di Lugo viene smantellato per tornare alla sua vocazione tradizionale. Per questo il Santa Maria delle Croci è un ospedale praticamente Covid free, con appena due ricoverati. E sta rapidamente tornando alla semi normalità con il ripristino di tutti i reparti specialistici e le degenze. Mentre per le visite libere ai reparti occorrerà invece aspettare.

L’INTERVISTA

Dottor Tarlazzi, la Fase 2 iniziata il 4 maggio è stata superata brillantemente. Nel periodo 18 – 29 maggio a Ravenna abbiamo avuto solo 14 casi di positività al Covid 19 in 12 giorni. Poi c’è stato il rilancio delle aperture a partire dal 18 maggio, i cui effetti vedremo dalla prossima settimana. Continua ad essere ottimista?

“Sì. Dobbiamo attendere sempre i 10-14 giorni di incubazione. E sono ottimista, perché continuiamo a vedere che il virus nel nostro territorio non ha circolato molto. Quindi, se anche adesso la circolazione e l’attività delle persone è in aumento, non credo che avremo un aumento della diffusione del virus. Naturalmente il virus comunque c’è e quindi le misure di precauzione non vanno abbandonate. Assolutamente no. Bisogna continuare a rispettare le regole. Dico solo che se le rispettiamo, non avremo contraccolpi negativi nemmeno con tutte queste riaperture.”

Qui dunque poca circolazione del virus. Lo testimoniano anche i test sierologici che hanno dato 104 positivi ai tamponi di verifica (1,3%) su oltre 7.600 test effettuati. Lei è più preoccupato del fatto che il virus possa arrivare da fuori se ricominciano a muoversi tutti gli Italiani, come potrebbe accadere dopo il 3 giugno?

“Certo il rischio cresce se arrivano in Romagna persone che provengono da territori in cui il virus ha circolato di più ed è ancora attivo: ci possono essere persone asintomatiche in cui l’infezione è in fase di incubazione e che possono facilmente infettare. Più cresce la circolazione delle persone più aumenta il rischio di contagio, questo è chiaro.”

tabelle

Ma il sistema in ogni caso è stato testato in questi tre mesi ed è pronto a fronteggiare le nuove evenienze. Possiamo rassicurare i Ravennati?

“Il sistema è pronto, certo. Va detto anche che, a partire dalla Fase 2, tutte le Aziende Sanitarie hanno ricevuto indicazioni precise di riprendere in maniera cauta, ma chiaramente di riprendere l’attività sanitaria che era stata molto ridotta durante la fase acuta della pandemia.”

Ausl Romagna ha parlato di 240 mila prestazioni sanitarie inevase nel mesi scorsi.

“Di cui 44 mila a Ravenna.”

A proposito di questo, si parla molto non solo del danno diretto prodotto dal virus, ma anche del danno indiretto. Cioè le mancate prestazioni sanitarie ai cittadini che danni collaterali hanno prodotto alla salute pubblica? Avete fatto delle stime?

“Simulazioni di questo tipo non ne abbiamo fatte. Effetti collaterali ci sono stati, certo. Ma voglio ricordare che le prestazioni più urgenti, per i casi più gravi le abbiamo sempre garantite. Parlerei dunque più di un disagio per i cittadini che hanno dovuto aspettare per le visite ordinarie, quelle di solito erogate nell’arco dei 30 o 60 giorni. Sono prestazioni di cui ora piano piano dobbiamo farci carico, per recuperare. Ma non si tratta ripeto di situazioni gravi con eventuali danni collaterali gravi, né con una ricaduta sulla durata di vita dei pazienti per intenderci.”

Per dirla brutalmente, non vi siete trovati mai nella situazione di decidere chi far vivere e chi far morire qui a Ravenna, come altrove invece pare sia accaduto?

“Assolutamente mai. È stata una grandissima fortuna.”

Quanti Covid positivi avete ora ricoverati al Santa Maria delle Croci?

“Due, se non sbaglio.”

Lugo continuerà ad essere per il momento il nostro Covid hospital principale?

“Sì. Ciò detto, siccome c’è una pressione da parte della popolazione – e giustamente – per il ritorno dell’Umberto I ad erogare certe prestazioni, una parte dell’ospedale lughese ora ritorna a svolgere la sua funzione tradizionale. Non è la chiusura totale del Covid hospital, ma solo di una parte. Anche perché in caso di recrudescenza della pandemia dobbiamo essere pronti.”

Che terapie e farmaci avete usato a Ravenna nella cura dei malati di Covid 19? 

“Abbiamo aderito ai protocolli più aggiornati a livello internazionale, con un gruppo multidisciplinare che ha sempre seguito tutti gli aggiornamenti della letteratura scientifica in questo campo. Quindi parliamo di tutte le terapie spesso menzionate, dall’eparina alla idrossiclorichina. A breve partiremo anche con la sperimentazione della cura con il plasma. Naturalmente sappiamo anche delle revisioni in atto sull’uso di certi farmaci come gli antimalarici. Siamo costantemente aggiornati.”

A che punto è invece il processo di normalizzazione dell’Ospedale di Ravenna?

“L’Ospedale di Ravenna è praticamente ‘pulito’. Malattie infettive resta il nostro reparto dedicato ai malati di Covid. Poi entro i primi 15 giorni di giugno avremo solo 3 posti letto in area filtro chirurgica al 5° piano, quindi per pazienti sospetti, il resto del blocco chirurgico sarà riaperto per le degenze, al 3° piano Urologia, al 4° piano Chirurgia generale e Senologia d’urgenza, al 5° piano Chirurgia vascolare e toracica. Per la parte di Medicina generale avremo 13 posti letto di area filtro in Medicina al primo piano, mentre tutte le altre sezioni specialistiche da Neurologia a Gastroenterologia, da Otorino a Oculistica saranno ripristinate.”

Una condizione semi normale.

“Sì, possiamo definirla così. Sono arrivate peraltro delle disposizioni operative per riaprire gradualmente anche all’utenza le unità operative, perché c’è una crescente richiesta dei familiari di poter vedere i propri congiunti ricoverati nei reparti. Ma io intendo procedere con grande cautela, perché tranne i casi gravi in cui è doveroso consentire ai familiari di poter visitare un congiunto malato piuttosto che permettere al padre di assistere alla nascita del proprio figlio, al netto di questi casi limite, intendo chiedere l’adozione di misure ancora interdittive, perché dobbiamo organizzarci per bene. Non ci può più essere il libero accesso come avveniva prima, questo è chiaro.”

Lei dice che non è più possibile vedere il malato con 7-8 familiari o amici che fanno corona attorno al letto d’ospedale come avveniva prima.

“Esattamente. Se vado a trovare un malato non posso andare quando voglio, liberamente, senza rendere conto a nessuno. L’unità operativa adesso mi deve registrare, deve sapere quando sono andato e quanto tempo sono rimasto, deve limitare gli accessi e quindi controllare che non ci siano sovrapposizioni e troppe persone contemporaneamente. Tutto questo controllo è assolutamente necessario perché nel caso di un paziente positivo dobbiamo risalire subito alla catena del contagio, tracciarla, circoscriverla. Se lei pensa a un reparto di Medicina interna con 60 ricoverati per piano, lei capisce subito che il libero accesso è per ora improponibile.”

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di RavennaNotizie, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

  1. Scritto da Giovanna F.

    Sarebbe utile sapere anche quando i medici di base portando ricominciare a prescrivere visite ed esami specialistici.