Raffaella Angelini, Sanità Pubblica Ravenna: nessun allarme Covid, ma proteggiamoci, il virus c’è ancora

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La dottoressa Raffaella Angelini, che dirige il Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica a Ravenna, non è allarmata dagli ultimi casi di contagio registrati a Ravenna: ben 19 in tre giorni. Invita però a non abbassare la guardia: adesso abbiamo un vantaggio sul virus, dice, perché l’estate e la vita all’aria aperta ci danno una mano, ma in autunno questo vantaggio finirà e quindi potrebbero essere dolori. Perciò insiste sul fattore protezione e prevenzione. E sui nuovi casi precisa: sono quasi tutti casi asintomatici o con sintomi lievi, pochissime le ospedalizzazioni. Molti casi sono frutto di lavoratori che tornano in Italia dall’estero. E su questo punto insiste e chiede di non montare discriminazioni o strumentalizzazioni, perché si tratta di lavoratori regolari, che vivono qui, pagano le tasse, sono apprezzati dai nostri imprenditori. Insomma, pazienti da aiutare e assistere come tutti gli altri. Non untori da tenere alla larga.

L’INTERVISTA

Dottoressa Angelini, che succede? In tre giorni 19 nuovi casi di positività al Covid in provincia di Ravenna: quanto dobbiamo essere preoccupati?

“Dal punto di vista numerico non dobbiamo allarmarci, perché sono quasi tutti casi frutto di una ricerca attiva da parte della sanità pubblica. Non si tratta di persone che vanno al Pronto Soccorso o chiamano il 118 in preda ai sintomi del Covid. Sono situazioni che stiamo cercando e accertando o con lo screening sierologico o con il contact tracing, seguendo la catena di persone risultate positive. In quest’ultimo mese la gran parte dei casi di positività si registra fra persone extracomunitarie, regolari in Italia, gente che qui vive e lavora in regola con le nostre leggi – quindi voglio essere chiara, non stiamo parlando di clandestini o di persone sbarcate con i barconi, perché non vorrei che passasse un’idea distorta sugli stranieri contagiati dal Covid – e quindi c’è un movimento di persone che dall’estero vengono in Italia per lavoro, soprattutto durante la stagione estiva, sia per lavorare in agricoltura, sia per lavorare nel turismo. Questo ha fatto sì che abbiamo avuto proprio nell’ultimo periodo tanti rientri dall’estero.”

E cosa succede quando rientrano?

“Il rientro viene segnalato al nostro Dipartimento di Sanità Pubblica e come da protocollo le persone vengono poste in isolamento: noi andiamo a fare un tampone sia all’inizio della quarantena sia alla fine. Molti dei casi di positività di questa fase hanno questa origine qui. Quindi a tutti gli effetti si tratta di interventi preventivi, per evitare che il virus si diffonda. La maggior parte dei positivi sono intercettati all’arrivo, poi è chiaro che queste persone in qualche caso vengono a contatto con i loro familiari o connazionali e quindi anche lì interveniamo per mettere in quarantena, e circoscrivere la diffusione del virus.”

Molte di queste persone venivano dal Bangladesh.

“Sì. Prima che il Governo decidesse di bloccare la frontiera e gli ingressi da quel Paese. Perché la decisione di chiudere la frontiera rispetta ad alcuni Paesi è legata proprio a questi fenomeni che abbiamo osservato sul territorio, qui e anche in altre realtà. I Bengalesi trovano facilmente lavoro e sono una manodopera molto impiegata nei lavori stagionali, sono molto apprezzati e disponibili anche nei lavori in campagna. Ma ripeto, si tratta di lavoratori stranieri regolari, le reazioni di rifiuto nei loro confronti non sono in alcun modo giustificate e vanno rigettate, perché fra l’altro sono stranieri che hanno segnalato il loro arrivo e ci hanno consentito di mettere in atto i meccanismi preventivi necessari.”

Dal punto di vista dell’ospedalizzazione la situazione comunque è sotto controllo, se non sbaglio?

“Sì. Quasi nessuno dei nuovi positivi è stato ricoverato in Ospedale. Solo pochi casi e non sono gravi. Per dire, nessuno è stato ricoverato in terapia intensiva.”

Sono quasi tutti asintomatici i nuovi positivi?

“Sì, quasi tutti. E quelli sintomatici hanno una sintomatologia leggera.”

Il nucleo familiare scoperto ieri a Massa Lombarda riguarda un focolaio fuori provincia.

“Esatto. È collegato al focolaio della TNT di Bologna. Un dipendente ha contratto il virus lavorando alla TNT e poi ha contagiato la sua famiglia.”

In definitiva, lei dice che la situazione è sotto controllo e dobbiamo preoccuparci un poco come è giusto che sia, ma senza allarmi?

“Dico che non ci dobbiamo allarmare più del necessario. Certamente questi sono tutti segnali che ci dicono che il virus c’è e circola ancora. Non è scomparso. Adesso in estate abbiamo un grande vantaggio sul virus, perché viviamo di più all’aria aperta, e poi con il sole e il caldo le goccioline di saliva si asciugano in fretta. Ci sono una serie di fattori che ci proteggono naturalmente e impediscono che casi come questi prima descritti si diffondano creando focolai di più ampia dimensione. Ma se noi non adottiamo le misure di protezione a un certo punto il vantaggio dell’estate finirà e potremmo trovarci nei guai. Quindi niente allarmi inutili. Ma nemmeno niente lassismo rispetto alle misure di prevenzione. Quelle restano fondamentali proprio perché il virus è ancora fra noi.”

 

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