Italia Nostra: danno erariale e caccia fuorilegge nel Parco Regionale del Delta del Po?

Mercoledi scorso è stata inviata una nota informativa a tutti i Consiglieri dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna in seguito all’emendamento presentato dai consiglieri del “Partito Democratico – Bonaccini Presidente” Fabbri (già presidente del Parco del Delta del Po, nonché ex sindaco di Comacchio), Zappaterra (presidente del gruppo PD in Regione ed ex presidente della Provincia di Ferrara, ente che fino al 2015 esercitava la delega in materia venatoria) e Sabattini, avente per titolo “Disposizioni in ordine all’efficacia del regolamento per la gestione faunistico venatoria delle aree contigue del Parco del Delta del Po”, inserito nella legge di assestamento al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2020-2022.

L’informativa, che la sezione di Ravenna di Italia Nostra ha doverosamente ritenuto di inviare, verteva su possibili irregolarità e/o illegittimità relative ai contenuti dell’emendamento. L’emendamento, a quanto risulta, è stato presentato e prosegue il suo iter per essere approvato questa settimana in Aula.

Nelle Valli di Comacchio, preziosissime e sempre più minacciate oasi di biodiversità di quasi 8 mila ettari nel cuore del Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna, esiste, dagli anni ‘90, una Azienda Faunistico-Venatoria. Tale azienda risulterebbe non essere mai stata regolarmente autorizzata ai sensi delle norme in materia di attività venatoria dalla Regione Emilia-Romagna, e nemmeno dall’ISPRA, tant’è che non comparirebbe nell’apposito elenco regionale delle AFV. A questo si aggiungerebbe un possibile danno erariale a scapito della Regione, in quanto non sarebbe stata corrisposta alla Regione la relativa tassa di concessione, per un ammanco calcolato di circa 700 mila euro.

Nel 2019 la situazione fu posta all’evidenza e la Regione si impegnò a regolarizzarla, dando al Comune di Comacchio il tempo di farlo entro il 31 marzo del 2020. In dubbio, quindi, veniva posto anche lo stesso Regolamento approvato dal Parco, e quindi la caccia nelle Valli. Il Regolamento, tuttavia, non venne sospeso.

Ad oggi, nulla è stato disposto in merito.

Il 20 luglio 2020, invece, è stato presentato un emendamento alla Legge regionale di accompagnamento all’assestamento del bilancio regionale per il 2020. Come capita spesso, una “legge omnibus”, in cui l’emendamento prorogherà di un altro anno il vecchio Regolamento del Parco che disciplina la caccia nell’aree contigue (o pre-parco) del Parco del Delta del Po, aree tra cui sono comprese anche le Valli di Comacchio.

Ma non solo: viene previsto che la Regione, a quanto pare in deroga alle norme vigenti relative alla gestione delle Aziende Faunistico-Venatorie ed al Piano Faunistico regionale approvato solo due anni fa, possa disporre, solo ed esclusivamente per le Valli di Comacchio, la costituzione di una AFV di ben 6 mila ettari (oggi la superficie massima è fissata in 2 mila ettari) con un rapporto tra la superficie dell’AFV e il numero degli appostamenti di caccia circa doppio rispetto a quanto attualmente previsto dalle leggi, il tutto con un impatto venatorio raddoppiato proprio in uno dei Parchi più importanti a livello europeo in quanto a patrimonio avifaunistico. Leggi nazionali e regionali e Direttive europee dimenticate?

Si aggiunga, caso probabilmente unico in Italia, che a disciplinare la caccia nelle Valli di Comacchio sia da sempre il Comune, tra l’altro disponendo l’assegnazione degli appostamenti fissi di caccia solo ai cacciatori di quel Comune ed introitandone, esso e non la Regione, i proventi versati.

Tutto questo, tra l’altro, alla vigilia delle elezioni del nuovo sindaco di Comacchio. Italia Nostra si riserva la presentazione di un esposto alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna per richiedere le opportune verifiche su quanto sta succedendo.

Italia Nostra, sezione di Ravenna
(in quanto Comune in cui ricade parte delle Valli di Comacchio e che condivide con i Comuni limitrofi della provincia di Ferrara gli effetti sull’ambiente e sulla biodiversità provocati dalle disposizioni presuntivamente irregolari)