A Ravenna 268 casi di Covid in agosto. Angelini (Sanità pubblica): il caso discoteca e l’effetto vacanze hanno pesato

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La vicenda della serata di Ferragosto alle Indie – che ha prodotto un test di massa a centinaia di giovani, facendo emergere decine di positivi – ha fatto schizzare in alto il termometro del Covid a Ravenna nel mese di agosto: ben 268 positivi, uno dei numeri più alti in regione. Una piccola febbre. Solo in marzo e aprile a Ravenna si erano avuti numeri più alti. Questa la sequenza dei contagi a Ravenna dall’inizio della pandemia: 1 caso a febbraio, 579 casi a marzo, 402 in aprile, 46 in maggio, 2 in giugno (per via di un riallineamento dei casi), 120 in luglio e 268 in agosto (fonte: Statistiche Coronavirus Regione Emilia-Romagna. I dati certificati si differenziano in qualche caso dai dati forniti giorno per giorno, ndr).  La sequenza mostra in tutta la sua evidenza l’effetto fondamentale che ha avuto il lockdown nella riduzione drastica del contagio. C’è da dire che – nell’ultima fase – senza la vicenda delle Indie e quel test di massa, i numeri di Ravenna sarebbero probabilmente in linea con quelli delle altre province della regione. Proprio la vicenda della discoteca sta facendo la differenza anche nella vicina provincia di Forlì-Cesena e ha interessato tutta la Romagna fino a Rimini e perfino Imola e Bologna. Ma più in generale, si può parlare di effetto estate – dice la dottoressa Raffaella Angelini, che dirige la Sanità Pubblica a Ravenna – un effetto che si temeva per le conseguenze delle vacanze e della voglia di muoversi e divertirsi soprattutto da parte dei più giovani. Effetto che continuerà per tutto settembre e a cui si aggiungerà l’effetto apertura delle scuole, avverte Angelini, che però non vuole drammatizzare la situazione: “i ricoveri ospedalieri sono leggermente aumentati ma continuano ad essere estremamente limitati… siamo ancora in una fase di bassissima incidenza sul funzionamento dell’Ospedale”.

L’INTERVISTA

Dottoressa Angelini, il mese di agosto è stato un mese complicato per Ravenna con un’impennata dei casi positivi, in gran parte collegati alla ormai nota vicenda della serata alla discoteca Le Indie di Cervia. Ci può fare il punto sulla situazione dei test, dei tracciamenti e dei positivi legati appunto alla discoteca?

“Purtroppo in questo momento non sono in grado di fornirle i numeri esatti aggiornati della situazione di Ravenna e della Romagna per questa catena specifica di diffusione del virus. L’aggiornamento è da fare, ma richiede tempo materiale e in queste ore non l’ho avuto a disposizione. Nei giorni scorsi avevamo fatto un primo punto della situazione e fino ad allora, se ricorda, avevamo testato 1.350 persone, trovando 91 casi di positività collegati al focolaio delle Indie in tutta la Romagna, non solo a Ravenna. Posso dirle che i test continuano anche se non al ritmo dei giorni scorsi e continuiamo a trovare casi di positività legati direttamente o indirettamente a questa vicenda. Ma i numeri sono talmente alti che è verosimile che non tutto sia riferibile alla serata di Ferragosto delle Indie.”

Nel senso che i giovani testati sono comunque entrati in contatto fra loro anche fuori e a prescindere dalle Indie e hanno finito per trasmettersi il virus.

“Esattamente. Non stiamo parlando cioè di persone che erano tutte alle Indie quella sera precisa. Il numero così elevato di positivi emerso non rende plausibile che siano stati tutti infettati alle Indie il 15 di agosto, neanche un superdiffusore del virus avrebbe potuto fare un lavoro del genere. In realtà, la vicenda ha generato un test di massa a centinaia di giovani (dopo l’appello dell’Asl Romagna di domenica 23 agosto e anche grazie alla collaborazione della stessa discoteca che ha informato il pubblico, ndr) ed è stato un po’ come fare un’indagine su una fascia di età della popolazione giovanile dai 15 ai 25 anni, quella fascia che frequenta i locali. Non mi sentirei quindi di dire che si sono ammalati tutti alle Indie, non sarebbe neanche corretto. Nello stesso tempo l’esito di questo test di massa è ancora più inquietante, ci dice che abbiamo una diffusione alta del virus nella popolazione più giovane che frequenta e si muove per locali. Non è un campione rappresentativo dal punto di vista scientifico, ma è uno spaccato comunque molto significativo. Per cui ai giovani raccomando come sempre prudenza e responsabilità. Perché possono infettarsi fra loro e possono infettare i familiari.”

Qual è invece il bilancio nel capitolo rientri dall’estero e rientri dalle vacanze in Italia?

“Prima di tutto c’è stato un grande afflusso di persone che ha deciso di fare il test e si sono segnalate dopo il rientro sia dai 4 paesi per cui erano previsti i tamponi – Spagna, Grecia, Croazia e Malta – sia dopo il rientro dalle vacanze in Italia, soprattutto in Sardegna. Molti hanno fatto ricorso alla Sanità pubblica, altri si sono rivolti ai laboratori privati e poi – se positivi – sono stati presi in carico dal Servizio pubblico. Ci sono diversi casi di positività sia di rientro dai 4 paesi, sia di rientro dalla Sardegna. E poi abbiamo anche i rientri in Italia di chi è di origine straniera e trascorre le vacanze nel proprio paese di origine.”

La catena di contagio legata ai lavoratori del Bangladesh si è interrotta? E quella dall’Est Europa?

“Quella dei cittadini del Bangladesh ci ha interessato fra giugno e luglio poi è stata circoscritta e bloccata. Anche perché, come le dicevo anche l’ultima volta, queste comunità di stranieri sono abbastanza chiuse in sé, presentano un fattore di diffusione limitato ed è più semplice circoscrivere i focolai. Dall’Est Europa invece abbiamo ancora dei casi che stiamo tracciando. Ben diversa è la situazione con i nostri giovani che hanno mille contatti, soprattutto nel tempo libero, e quindi il fattore di diffusione aumenta.”

Come valuta il quadro generale della situazione a Ravenna, con 268 positivi nel mese di agosto?

“La situazione è fluida, nel senso che l’impatto dell’estate è ancora in corso. Parliamo di una malattia che ha fino a 14 giorni di incubazione e le due settimane dopo Ferragosto sono appena passate.”

Ci sta dicendo che la coda di quest’estate arriverà fino alla fine di settembre?

“Esattamente. E a settembre avremo l’impatto con l’apertura delle scuole. Un elemento che – ovviamente speriamo di no – potrebbe avere un effetto sulla diffusione del virus.”

Per quanto riguarda la situazione generale, parliamo comunque di un quadro in cui la grande maggioranza dei positivi sono asintomatici, anche se negli ultimi giorni sono aumentati quelli che presentano sintomi.

“Sì. È esatto. Ci sono più persone che arrivano segnalando sintomi, sempre sintomi lievi, però qualche ricovero in ospedale c’è. I numeri sono molto bassi e ora i posti in cui queste persone vengono ricoverate sono le malattie infettive, la prima linea dell’Ospedale. Non abbiamo più reparti Covid come prima. Siamo ancora in una fase di bassissima incidenza sul funzionamento dell’Ospedale, però anche a livello regione i numeri dei ricoveri e dei ricoveri in terapia intensiva sono in leggera crescita. È anche un fatto statistico, man mano che aumenta la circolazione del virus aumentano anche le possibilità che gli effetti del virus diventino seri in alcuni casi.”

Lei parlava dell’apertura della scuola. La preoccupa questo appuntamento e cosa state facendo in questo campo?

“La scuola è un settore nevralgico per tanti motivi. Può diventare anche un veicolo di diffusione del virus, questo lo sappiamo. La preoccupazione c’è, ma le linee guida che l’Istituto Superiore di Sanità ha messo a punto per la scuola mi sembrano adeguate. Poi tutto è relativo, perché quando abbiamo a che fare con gli studenti, soprattutto quelli più grandi, una cosa è la vita a scuola un’altra è quello che succede fuori dalla scuola. Magari facciamo tanto per le regole e la sicurezza dentro la scuola e poi una volta fuori i ragazzi fanno quello che gli pare e il giorno dopo tornano a scuola. Quindi sono situazioni complesse da tenere monitorate. Ogni scuola avrà i suoi problemi da affrontare e avrà un referente Covid. Noi ci organizzeremo come Sanità pubblica affinché le scuole e i vari referenti trovino sempre le risposte adeguate quando c’è bisogno di intervenire.”

Che succederà, quindi, quando si scopriranno dei casi di positività in una scuola piuttosto che in un’altra?

“Bisognerà capire dopo un caso di positività quali e quante persone dovranno essere messe in isolamento. Dovremo nella sostanza valutare situazione per situazione, caso per caso. Sarà un lavoro impegnativo. Questo è sicuro.”

Che sta succedendo a Ravenna per i test sierologici fra docenti? Anche qui abbiamo avuto molti rifiuti fra i medici di base?

“Sicuramente l’adesione dei medici non è stata alta. A Ravenna si è reso disponibile il 20% dei medici, però è anche vero che c’erano di mezzo le ferie estive e che in agosto anche i medici di medicina generale hanno lavorato a scartamento ridotto. Ma adesso gli ambulatori Asl stanno operando a pieno regime e i test li stiamo facendo. Finora emergono positività ai test sierologici che ci dicono che le persone sono venute a contatto con il virus e hanno gli anticorpi, ma poi risultano quasi tutte negative al tampone, quindi non hanno più la carica virale per infettare altri.”

Le pongo un caso limite: se in una famiglia si ammalano i genitori, che cosa succede ai minori?

“Non abbiamo ancora avuto il caso di due genitori entrambi positivi con bambini non positivi. Ma nel caso succedesse, è chiaro che non possiamo separare i genitori dai bambini. Il minore resta con i genitori. Non possiamo prendere il minore e portarlo in albergo come faremmo con un adulto. Quando abbiamo messo in piedi gli alberghi Covid lo abbiamo fatto perché ci siamo resi conto che all’interno delle famiglie il contagio era all’ordine del giorno, anche se si cercava di tenere separate le persone in casa. Allora abbiamo cominciato a separare le persone malate dalle altre, mettendo gli uni o gli altri negli alberghi Covid. Ma casi di bambini in albergo ancora no. La famiglia può decidere eventualmente di affidare i bambini ai nonni e prendere altre decisioni: scelte che spettano comunque sempre alla famiglia. C’è da dire che per fortuna i bambini tendono ad essere contagiati e ad ammalarsi poco di Covid. Cioè quando sono positivi hanno in genere forme molto lievi. Poi ci sono anche le eccezioni, perché la biologia è così.”

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Commenti

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  1. Scritto da Gianni C.

    Ben vengano ritrovi e feste dell’unita’, al fine di realizzare l’immunita’ del “”gregge”..unica possibilita’ di salvezza.