Roberta Mazzoni (Distretto sanitario) e Michele de Pascale d’accordo: in giallo o no, non è il momento di abbassare la guardia

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Continuano le conversazioni del mercoledì alle 13 in diretta streaming tra il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale e i professionisti del mondo della sanità, per fare il punto sull’emergenza sanitaria nel nostro territorio. L’appuntamento di oggi 2 dicembre è stato con la dottoressa Roberta Mazzoni, direttrice del Distretto sanitario di Ravenna dell’Ausl Romagna. Come sempre molti i temi affrontati nel corso della conversazione. Ecco i principali.

LA FUNZIONE DEL DISTRETTO SOCIO-SANITARIO

“Il Distretto socio-sanitario – ha detto la dottoressa Roberta Mazzoni – è il luogo in cui avviene l’integrazione dei servizi socio-sanitari e fra i servizi sanitari ospedalieri e territoriali. Il Distretto ha il compito di leggere i bisogni della popolazione e di costruire le risposte in termini di servizi. Lavoro in rapporto con il Comitato di distretto che è l’organo deputato alla programmazione socio-sanitaria, e svolgo questo lavoro di programmazione insieme agli Assessori di Ravenna, Cervia e Russi e all’Ufficio di Piano. Mi occupo anche del tema dell’accesso ai servizi e della gestione dei tempi di erogazione dei servizi stessi. A seguito della pandemia sono state riviste tutte le modalità di accesso ai servizi e di erogazione degli stessi. La pandemia del resto ha imposto una completa riorganizzazione dei servizi territoriali e di quelli ospedalieri. Riorganizzazione che riguarda anche le strutture per anziani e i laboratori presenti sul territorio.”

L’ANDAMENTO DELLA PANDEMIA NEL NOSTRO TERRITORIO

Il Sindaco Michele de Pascale ha parlato del nuovo Dpcm e del probabile passaggio anche dell’Emilia-Romagna in zona gialla, ma ha aggiunto che si tratterà di un colore “giallo ocra” ovvero di un giallo “rafforzato”, con misure di prevenzione e di sicurezza ancora molto stringenti perché “il livello di contagio a Ravenna resta molto alto, anche se alcuni parametri sono migliorati, e soprattutto le strutture sanitarie sono sotto stress dopo settimane di emergenza”. Per cui occorre da parte di tutti la massima cautela.

In linea con questa impostazione anche la dottoressa Mazzoni: “Stiamo vivendo un periodo di grande difficoltà. La situazione è di grande pressione sia sugli ospedali che sono in forte affanno, sia sulle strutture territoriali, con molti e importanti focolai in particolare nelle nostre strutture per anziani. Nella prima ondata quest’ultimo fenomeno era stato piuttosto limitato. Dobbiamo fare molta attenzione. Essere molto attenti ad applicare le misure di sicurezza, ci deve essere la massima responsabilità da parte di tutti per contenere il contagio. Lo dobbiamo fare per noi stessi e per i nostri cari. E lo dobbiamo fare per far respirare anche medici, infermieri, strutture sanitarie da settimane sotto pressione. La pandemic fatigue, cioè la fatica degli operatori ad affrontare questa malattia è una cosa molto forte. È la fatica del carico di lavoro. È la fatica determinata dallo stress di lavorare in certe condizioni. È la fatica che deriva dal coinvolgimento emotivo che questa malattia provoca, nella gestione dei malati e degli stessi familiari. Il giallo deve essere un giallo ocra, un giallo con ulteriori limitazioni.”

COME SARÀ IL NATALE 2020?

“È impensabile in questa situazione discutere di cene di Natale, cenoni di Capodanno, feste o vacanze sulla neve. – ha detto Roberta Mazzoni direttrice del Distretto sanitario di Ravenna dell’Ausl Romagna – In questo momento non possiamo permetterci di allentare le misure di prevenzione e di cautela. Serve l’impegno, la responsabilità e la collaborazione di tutti per abbattere il contagio e arrivare poi alla campagna per il vaccino anti-Covid, che viene presentata proprio oggi in Parlamento dal Ministro Speranza. Quindi, ripeto, deve essere un giallo ocra e forse qualcosa di più, se vogliamo arrivare pronti al traguardo del vaccino nei primi mesi del 2021.”

IL VACCINO SARÀ SICURO

Sul vaccino il Sindaco Michele de Pascale ha ricordato che in ogni caso la campagna vaccinale sarà complessa, perché si tratta di un’operazione mai fatta prima in queste proporzioni. Ma il Sindaco ha detto soprattutto che questo vaccino rappresenta la luce in fondo al tunnel, perché le persone hanno in questo momento bisogno di fiducia e di speranza di potere uscire dalla crisi pandemica, e non solo di sentirsi buttare addosso ogni giorno paure e notizie catastrofiche.

“La campagna vaccinale anti-Covid comincerà con ogni probabilità fra gennaio e febbraio – ha detto la direttrice del Distretto di Ravenna – e ci stiamo già preparando per organizzare questa vaccinazione di massa. La priorità sarà data al personale sanitario e a chi opera o è ospite delle strutture per anziani. Poi via via allargheremo la platea e vaccineremo le altre categorie a rischio e infine la gran parte della popolazione, perché solo così il vaccino diventerà efficace e ci potrà consentire di debellare la pandemia. Prepariamoci creando anche un senso di fiducia attorno al vaccino: è chiaro che una volta approvato il vaccino sarà sicuro, perché l’EMA l’Autorità Europea del settore autorizzerà solo un vaccino sicuro. Nessun dubbio su questo. Non sarà obbligatorio vaccinarsi, ma è responsabilità dei singoli vaccinarsi: è fondamentale per tutelare se stessi, i propri cari e la salute delle altre persone. Ognuno può e deve fare la propria parte adesso proteggendosi e anche dopo, vaccinandosi.”

LA SITUAZIONE NELLE STRUTTURE PER ANZIANI

Mentre nella prima ondata siamo stati quasi risparmiati su questo fronte, la seconda ondata ha investito in pieno le strutture per anziani del nostro territorio. Ricordiamo i casi di Alfonsine, Lugo, Cotignola, ma anche quelli di Ravenna. Decine gli operatori e ancora di più gli ospiti infettati, con diverse decine di decessi, purtroppo.

“Attualmente è ancora in atto un focolaio importante presso la struttura Baronio-Pallavicini, che ha richiesto la gestione integrata con l’Asl. Cioè attualmente abbiamo personale nostro all’interno della struttura – ha detto Roberta Mazzoni – vale a dire operatori socio-sanitari, infermieri e medici che gestiscono i pazienti Covid della Rsa. Questa è la modalità operativa ogni volta che sorge un focolaio di dimensioni importanti nelle strutture: si attiva un nucleo Covid separato seguito dall’Asl, con pazienti asintomatici o gestibili all’interno della struttura stessa. Anche perché l’ospedalizzazione degli anziani in questa fase spesso è un rischio che è meglio non correre. Oltre al focolaio importante del Baronio-Pallavicini abbiamo alcuni altri piccoli focolai a Villa Serena, allo Zalambani, in una serie di comunità alloggio e poi in una casa famiglia. Tutte queste situazioni sono seguite in stretta collaborazione con la Sanità Pubblica, che dispone i provvedimenti di isolamento e di quarantena per le strutture interessate, con il controllo periodico sia degli ospiti che degli operatori.”

“Abbiamo lavorato molto con le strutture che ospitano gli anziani e con i loro operatori, abbiamo fatto tutto quello che era possibile per l’informazione e la formazione, per generare comportamenti e tecniche di lavoro corrette in chi assiste gli anziani. Attualmente tutte le strutture sono in stretto rapporto con noi, continuamente sono monitorate e ci sono flussi informativi continui per fronteggiare ogni situazione. Perché dunque malgrado tutte queste misure nascono questi focolai? – si è chiesto la dottoressa Mazzoni – È evidente che qualcosa non ha funzionato perfettamente. È evidente che basta pochissimo, basta il comportamento non appropriato di uno o più operatori perché il virus entri in una struttura. Come è stato possibile, si dice, quando abbiamo sempre osservato tutte le precauzioni?” Purtroppo, può accadere. In sostanza, per la Mazzoni non bisogna buttare la croce addosso a chi gestisce le strutture e a chi vi opera, perché stanno facendo un grande sforzo, stanno dando il massimo, c’è tanta attenzione e preoccupazione, non c’é insomma né negligenza né sottovalutazione. Piuttosto c’è necessità di continuare a collaborare fra le varie strutture per monitorare la situazione e supportare gli operatori delle strutture che stanno affrontando una grande fatica e anche una grande sofferenza psicologica.

LE PRESTAZIONI SANITARIE NON COVID

Dopo la prima fase della pandemia – quando tutte le attività diagnostiche e specialistiche non urgenti erano state fermate – ha detto in sostanza Mazzoni, l’ASL Romagna aveva registrato 380 mila prestazioni non erogate, quindi da evadere. Di queste 95 mila riguardavano il territorio provinciale di Ravenna. Poi piano piano a partire da quest’estate le cose hanno ricominciato a rimettersi in modo e “tutti i pazienti in attesa di esami o visite specialistiche sono stati ricontattati e abbiamo successivamente aperto anche la possibilità di poter prenotare nuove visite. Ci siamo assicurati anche la collaborazione dei privati accreditati. In ogni caso, entro dicembre, tutti i pazienti dovrebbero avere già ricevuto la nuova prenotazione per le prestazioni richieste.”

“Restano ancora delle forti criticità in alcuni settori in cui c’è carenza di specialisti e laddove non siamo in grado nemmeno di far intervenire il privato accreditato  – ha ricordato la dottoressa Mazzoni -; in particolare le mammografie cliniche non sono ancora ripartite, le visite oculistiche e tutte le specialità endoscopiche sono in sofferenza. Allo stesso modo ci sono problemi per le cure morfologiche.”

MENO VICINANZA E SOLIDARIETÀ A MEDICI E INFERMIERI NELLA SECONDA ONDATA: PERCHÈ?

A questa domanda ha risposto il Sindaco Michele de Pascale che in qualche modo ha voluto giustificare questo minore slancio solidaristico motivandolo con la stanchezza. “Più il tempo passa e più pesano sui cittadini gli effetti sociali, economici, psicologici di questa pandemia. Soprattutto le persone che sono in difficoltà economica hanno paura per il loro futuro, molti temono per il loro lavoro. Anche la privazione della socialità e della cultura ha delle conseguenze pesanti sulle nostre vite. Si tratta di contraccolpi psicologici importanti, da comprendere. Per cui dobbiamo certamente capire prima di tutto la fatica e il disagio di medici e infermieri – ha concludo de Pascale – ma dobbiamo anche comprendere quello dei cittadini dopo tanti mesi di pandemia.”

Sindaco Mazzoni

 

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