Conseguenze del Covid: in aumento i casi di disagio psichico. Dott.ssa Nanni (Ausl): “Preoccupazione anche per il post pandemia”

È passato ormai un anno da quando la pandemia da coronavirus ha fatto la sua comparsa in Italia. Un anno di paure, incertezze, restrizioni a volte molto pressanti, come quando nella primavera scorsa siamo piombati in pieno lockdown. Ci siamo visti costretti a cambiare le nostre abitudini, anche quelle più quotidiane e consolidate, come abbracciarci, stringerci la mano, baciarci. Ma anche andare a cena fuori, al cinema o a teatro, vedersi con gli amici al pub. Ora, prima di uscire di casa, è più facile che ci chiediamo se abbiamo con noi una mascherina di ricambio, piuttosto che darci una passata di rossetto sulle labbra.

Si tratta di cambiamenti epocali, che chissà per quanto ancora ci accompagneranno e, come sostengono molti esperti, produrranno conseguenze difficili da accantonare. In parole povere, non si tornerà in ogni caso indietro a “vivere come prima”, ma anche il dopo pandemia sarà condizionato da quello che abbiamo vissuto e da come lo abbiamo vissuto.

Insomma, le conseguenze di questo virus sono state in primis sanitarie, poi anche economiche e infine, passaggio non trascurabile, psicologiche.

Proprio per rispondere a questo tipo di bisogni, l’Ausl Romagna ha istituito fin da marzo 2020 un servizio di supporto psicologico, inizialmente indirizzato ad operatori sanitari e malati di Covid19, ma poi esteso anche ai familiari dei malati e delle persone ospitate nelle CRA. Responsabile del servizio e del Programma di Psicologia dell’Ausl è la dott.ssa Rachele Nanni, con la quale abbiamo provato a tracciare un bilancio delle attività.

“Fin dal principio di questa pandemia – spiega Nanni – abbiamo ricevuto telefonate da una ampia varietà di cittadini: persone ammalate, familiari, operatori ma anche cittadini comuni che, in particolare durante la prima ondata, nei mesi di marzo e aprile, vivevano con ansia, sgomento, paura, incredulità la condizione di isolamento dovuta al lockdown ed i timori del contagio. Durante la prima ondata, nei mesi fra metà marzo e fine giugno, abbiamo avuto oltre 2.000 contatti, per richieste di sostegno psicologico, contenimento emotivo, a volte semplicemente richiesta di informazioni”.

“Durante la seconda fase, da ottobre 2020 ad oggi – aggiunge – i contatti sono stati molto più contenuti, attorno ai 400. Immagino che sia anche perché, a differenza della prima ondata, ora tutti i Servizi psicologici territoriali ed ospedalieri sono accessibili sia telefonicamente che in presenza. Questo ha consentito una ricettività certamente più ampia del disagio dei cittadini”.

Quali sono le figure professionali coinvolte dal progetto e come funziona in pratica il servizio?

“Attualmente la linea di consulenza telefonica è gestita, presso ciascun ambito territoriale, da uno psicologo dalle 9 alle 16 – risponde -. Qualora il numero sia occupato o il professionista impegnato in un colloquio si verrà richiamati. È possibile inoltre richiedere una consulenza inviando una mail ed indicando il proprio ambito di residenza ed il numero a cui si desidera essere ricontattati. A differenza della prima fase, ora alcuni colloqui vengono svolti in presenza, ovviamente con persone che si siano nel frattempo negativizzate o con i famigliari di pazienti ospedalizzati o ricoverati presso strutture CRA”.

Quali sono le richieste principali che vi vengono rivolte e che tipo di supporto fornite, solo verbale o anche farmacologico?

“La consulenza psicologica è per sua natura un intervento verbale, non farmacologico – spiega Nanni – ma, facendo parte di una azienda sanitaria con al suo interno diverse professionalità, le richieste dei cittadini possono facilmente essere orientate ed accompagnate alla risposta più appropriata. Alcuni chiamano per ricevere semplici informazioni, altri vogliono manifestare un disagio che può assumere forme diverse di rabbia, paura, insofferenza, disorientamento e necessitano di ascolto, contenimento emotivo, affrontabili anche con semplici esercizi di rilassamento e monitoraggio dei propri vissuti. Altri ancora necessitano che venga attivato un Servizio diverso, di tipo sociale o medico. Pensiamo a persone isolate in casa che esprimano bisogni di assistenza o di consegna dei pasti a domicilio. In questo caso verranno coinvolti, ad esempio, i Servizi Sociali”.

“Certamente – commenta – in questa seconda fase, a differenza della prima le richieste che ci sono arrivate sono di numero inferiore ma maggiormente centrate su un bisogno di tipo specificatamente psicologico. Abbiamo avuto numerose chiamate da parte di persone fisicamente guarite ma che continuano a portare il segno di quanto vissuto dal punto di vista degli strascichi emotivi, neurologici e psico-comportamentali come alterazioni del sonno, disturbi gastrointestinali, disturbi d’ansia”.

Si è parlato molto di “burn out” degli operatori. È una dimensione che avete dovuto fronteggiare anche voi?

“In questo momento direi che il disagio degli operatori sanitari è certamente elevato – precisa la dottoressa -. Abbiamo avuto richieste di interventi sia da parte di singoli operatori, fortemente provati, che da parte di interi reparti ed equipe che stanno vivendo un carico, un affaticamento, un disagio crescente. Una condizione che non ha più i contorni di uno stress acuto, per sua natura limitato nel tempo, ma di uno stress protratto con tutto quello che ciò può determinate in termini di tenuta complessiva emotiva, relazionale e persino fisica degli operatori”.

Il vostro servizio è collegato al resto del sistema di servizi dell’Ausl: avete notato in questo anno un aumento o un aggravamento delle patologie seguite? Come ha influito la pandemia sulla salute mentale delle persone?

“Certamente il Servizio di consultazione psicologica fa parte della rete complessiva dei Servizi offerti dall’Azienda in contesti Territoriali ed Ospedalieri – afferma -. In alcuni casi dai primi colloqui si può ritenere indicato l’accompagnamento della persona a colleghi di altri Servizi. Pensiamo ai genitori di adolescenti ritirati che possono trovare un supporto più specifico presso gli Spazi Giovani oppure ai famigliari di persone con patologie neurodegenerative che possono essere seguiti dai colleghi psicologi dei Centri Disturbi Cognitivi e Demenze, a chi ha sviluppato una patologia francamente psichiatrica che potrà essere orientato ad un appuntamento con un professionista della Salute Mentale”.

“Il lavoro di rete con i colleghi è l’elemento fondamentale che consente di calibrare la risposta rispetto ai bisogni della persona – commenta -. Ciò che abbiamo notato è che certamente il disagio reattivo ed anche francamente psicopatologico è aumentato molto durante quest’anno con un incremento complessivo della domanda di consultazioni psicologiche un po’ presso tutti i Servizi territoriali. Molte ricerche anche di carattere internazionale confermano questa tendenza che potrebbe mantenersi nel tempo anche dopo l’uscita dalla condizione pandemica con un aumento prevedibile del disagio psichico che potrà assumere forme diverse che vanno dall’aumento nell’uso di sostanze e comportamenti a rischio, all’aumento di violenza domestica, all’incremento del disagio adolescenziale”.

“La salute mentale – conclude – costituisce parte integrante della salute pubblica e dovrà essere al centro di una specifica attenzione nei prossimi anni per arginare e prevenire le forme di disagio direttamente o indirettamente conseguenti alla condizione particolare che stiamo vivendo”.

Commenti

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  1. Scritto da Wainer

    Una delle gravi conseguenze del covid, di cui in pochissimi parlano….meglio pensare a fare la spia se il vicino esce spesso, o se non indossa la mascherina…fortuna che, questa situazione, doveva renderci migliori….

  2. Scritto da Babbeo

    Oggi è il giorno n.82 di coprifuoco…..tanto per dire……….

  3. Scritto da luigi

    Questi bambini Hanno dei problemi non i nostri per il lookdown :
    Valerio Neri, direttore generale di Save The Children Italia, ha commentato: “Questa ricerca dimostra che le conseguenze del conflitto sui bambini siriani sono devastanti. Bambini che sognano di morire per poter andare in paradiso e avere così un posto dove poter mangiare e stare al caldo o che sperano di essere colpiti dai cecchini per arrivare in ospedale e magari poter scappare dalle città assediate. Genitori che preferiscono dare in spose le proprie figlie ancora bambine perché non possono occuparsi di loro, generandone la disperazione che in alcuni casi le porta addirittura al suicidio. Bambini lasciati orfani della guerra che pur di avere qualcosa da mangiare si uniscono ai gruppi armati”. Tra gli effetti riscontrati, inoltre, ve ne sono altri apparentemente meno gravi, ma assai preoccupanti: molti bambini smettono di parlare, soffrono di emicranie e difficoltà respiratorie oltre a paralisi temporanee. Altri si rifugiano in alcol e droghe, altri ancora arrivano a tentare il suicidio, come nella città assediata di Madaya, dove lo staff medico ha segnalato a Save the Children almeno 6 casi di minori che hanno tentato di togliersi la vita. Il più giovane aveva 12 anni.

  4. Scritto da Direttore

    Egregio signor Luigi, non c’è dubbio che i bambini siriani abbiano problemi ben più grandi e più gravi dei nostri bambini. Ma ciò non toglie che anche qui ci siano problemi psicologici seri a causa della pandemia e non ci è chiara la ragione per la quale dovremmo non occuparci dei nostri bambini qui e ora. Purtroppo la nostra possibilità di fare qualcosa per i bambini siriani è molto modesta, come la vicenda drammatica di quel paese e lo stallo diplomatico che ormai dura da anni dimostrano. LA REDAZIONE

  5. Scritto da b

    wainer, le persone odiano i neri un barbone e altro, che neppure conoscono, a volte non hanno mai visto. almeno il vicino l hai tra le scatole sempre, è più comprensibile

  6. Scritto da b

    alla direzione, approvo non possiamo farci niente, almeno i bambini siriani non odiamoli, non li abbiamo mai incontrati

  7. Scritto da Angela

    Se magari i giornali smettessero di fare il bollettino quotidiano dei dichiarati morti per covid, allora le persone starebbero meglio. Fate un terrorismo devastante; parlate dei guariti, di quelli che stanno bene, di come ci si può curare e di come prevenire con vitamine, alimentazione adeguata, movimento e aria fresca (altro che chiusi in casa e mascherine)!!
    Siete corresponsabili di questo disastro.
    Ma tanto immagino che non pubblicherete……

  8. Scritto da Wainer

    Sig b non è questione di odio, è che i vede di renderci migliori, ci ha reso peggiori.
    Sig Luigi, mi dispiace per i bambini siriani, ma non possiamo risolvere i problemi del mondo, già fatichiamo a risolvere quelli italiani. Ho 2 figlie quindi penso prima a loro per quello che stanno vivendo per colpa del virus.

  9. Scritto da Direttore

    Signora Angela, noi diamo informazioni, e lo facciamo con i numeri e non solo, senza fare del sensazionalismo… proprio perché serve sobrietà e non vogliamo spaventare nessuno. Ma ognuno di noi ha il diritto di sapere e di valutare ciò che accade. E lasciamo stare il terrorismo o altre cose che non c’entrano nulla. Noi non siamo affatto corresponsabili del disastro, per carità. L’unico responsabile della situazione è il Coronavirus e non l’abbiamo creato né scelto noi questo cattivo compagno di strada. LA REDAZIONE

  10. Scritto da b

    wainer, capisco secondo me siamo quello che eravamo, nè più nè meno, ci sarà qualcuno che il coprifuoco lo disturba, ci sono anche quelli che si sono infettati e hanno causato la morte dei genitori o nonni. molti di coloro avranno un dolore dentro

  11. Scritto da Diana

    Togliete il porto d’armi e relativo fucile a chi manifesta questi problemi.

  12. Scritto da Emanuele

    Ci si è accorti solo nel 2020 del Patrimonio rappresentato dal nostro servizio pubblico, specie quello sanitario. Tutti i nostri problemi di adesso li DEVE risolvere il soggetto pubblico. Mi domando se tutti quelli che scrivono sono anche dei buoni contribuenti. Stando alle statistiche è molto probabile che non sia così …

  13. Scritto da batti

    diana, ci sono coltelli corde cacciaviti,le motoseghe, l azoto dei contadini, mazze e manici vari, poi qualcosa mi sfugge su viia siamo seri