Personale sanitario non vaccinato. In Romagna sono 2020. Carradori (Ausl): “entro fine agosto concludere tutti i controlli e applicare il Decreto”

Alla data del 13 giugno sono 2020, su 20658, gli operatori sanitari dell’Ausl Romagna “suscettibili” all’infezione da Sars Cov 2. A quasi 6 mesi dall’avvio della campagna vaccinale si è sottoposto alla vaccinazione il 90.2% di medici, infermieri, operatori socio sanitari, farmacisti, veterinari, e dirigenti Ausl Romagna.

Sono 2020 i soggetti non ancora immunizzati, cioè nè vaccinati nè immuni per pregressa covid, di cui 905 infermieri ( su 10516 ), 340 medici ( su 4079) , 262 amministrativi ( su 475). Ciò che l’azienda sanitaria deve verificare è la motivazione: personale no vax “per principio” o realmente impossibilitato a vaccinarsi per motivi di salute?

“Abbiamo norme nazionali e indicazioni regionali chiare – commenta Tiziano Carradori, direttore generale Ausl Romagna – . Allo stato attuale l’azienda sanitaria ha adempiuto a quelle che sono le fasi propedeutiche e cioè comunicare alle persone che risultavano non ancora vaccinate di motivare le ragioni, oppure di essersi  prenotate per la somministrazione del vicino”.

“Le comunicazioni sono state recapitate ed abbiamo ricevuto, in alcuni casi, risposte con dichiarazioni generiche da parte di medici di medicina generale rispetto alla inidoneità degli interessati ad essere sottoposti a vaccinazione per motivi di salute – prosegue il direttore generale – . Su questo tema è stata emanata una circolare regionale che individua quelli che sono luoghi di seconda istanza dove far confluire le condizioni dichiarate inidonee alla vaccinazione da parte del medico curante verso il dipendente. Nella circolare stessa, laddove ci siano assenze di motivazioni sanitariamente accoglibili, è previsto di intimare a colleghi e collaboratori di presentarsi per ottemperare all’obbligo vaccinale”.

Si tratta di procedure lunghe, poiché l’Ausl ha ricevuto l’elenco dei nominativi e quindi deve contattare non solo il proprio personale ma anche gli operatori impegnati al di fuori dell’azienda, personale che per decreto è tenuto ad essere vaccinato.

“Nel complesso la percentuale di vaccinati è alta, tra medici e infermieri – sottolinea Carradori -. C’è stato un effetto induttivo da parte del Decreto e chi era indeciso ha scelto di vaccinarsi. E’ chiaro che sebbene il livello di vaccinati sia elevato, non è esaustivo”.

Cosa prevede il decreto: in caso di accertata mancata vaccinazione, il decreto prevede infatti “la sospensione dall’esercizio della professione sanitaria e la prestazione dell’attività lavorativa da parte degli operatori sanitari. La sospensione ha efficacia fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale e comunque fino al 31 dicembre 2021. Nel periodo di sospensione non è dovuta la retribuzione o altro compenso o emolumento. Il datore di lavoro può comunque adibire, se possibile, il lavoratore a mansioni equivalenti o inferiori con il trattamento economico corrispondente”.

In realtà il problema su “cosa accade al personale sanitario che rifiuta di vaccinarsi?“ ha sullo sfondo un’ altra questione: adibire il lavoratore ad altra mansione comporta per l’azienda la difficoltà di trovare dove trasferirlo e quindi trovare chi mettere al suo posto. Insomma c’è da gestire anche il clima interno, evitando di innescare situazioni di conflitto che rischierebbero di ripercuotersi sul servizio. Per fare un esempio: i colleghi vaccinati, che hanno rispettato quanto indicato dal decreto, rischiano di essere caricati di maggior lavoro o magari di non poter andare in ferie, mentre il collega che non si è voluto vaccinare, semplicemente spostato ad attività meno faticosa.

Rispetto a tutta la questione, di non semplice gestione, Carradori si è posto un obbiettivo: concludere tutte le procedure, con le rispettiva verifiche e l’applicazione di quanto il decreto prevede, entro la fine di agosto. Insomma, aver chiuso il cerchio, con la documentazione del medico di medicina generale che certifica le ragioni per cui il soggetto non si puo’ vaccinare; documentazione passata e valutata in seconda istanza e infine la decisione rispetto allo spostamento ad altra mansione o alla sospensione senza retribuzione.

Altra questione, nell’agenda di agosto del direttore generale Carradori, è il trasferimento del centro vaccinale di Ravenna, dal Pala de Andrè all’area dell’Esp. A maggio, quando l’Ausl Romagna annunciò la notizia, si parlò di iniziare l’attività di vaccinazione nell’area di via Bussato entro i primi 15 giorni di agosto.

L’hub vaccinale sarà trasferito in un’area di circa mille metri quadrati, costruita nel 2017 durante i lavori di ampliamento dell’Esp. Un’area più piccola rispetto al Pala de Andrè e con minori costi di gestione, seppur servita da ampio parcheggio. “I lavori vanno avanti con gli adempimenti propedeutici necessari per rendere l’area operativa nei tempi già annunciati – ha assicurato Carradori -. Gli uffici preposti sono in contatto con la direzione dell’Esp e mi risulta che tutto proceda secondo il programma”.

Commenti

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  1. Scritto da lorenzo

    voglio proprio vedere cosa accadrà. Fra ricorsi, tempi medi della giustizia italiana, se ne riparlerà per la prossima pandemia. Ahh, non dimentichiamoci del solerte sindacato. Previsione? non succederà nulla.