Covid. Angelini (Ausl Romagna): i contagi salgono di nuovo con Omicron 2, perché si adottano meno precauzioni. Tutti devono fare la terza dose

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Da circa un mese l’emergenza ucraina ha messo in secondo piano la pandemia e, nell’ombra, i contagi sono tornati a salire. Numeri alla mano, nel nostro territorio, negli ultimi 15 giorni la curva che segna l’andamento dei casi Covid ha smesso di scendere e siamo tornati ai livelli di metà febbraio. Se da una parte il decreto-legge approvato dal Governo il 17 marzo ha segnato un passo verso la normalità, introducendo a partire dal 1° aprile, disposizioni per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19, è anche vero che la variante Omicron2, sembra rendere “più tortuoso” il percorso verso la normalità. Per capire “a che punto siamo” abbiamo intervistato la dottoressa Raffaella Angelini, direttrice della Sanità pubblica dell’Ausl Romagna, su Covid e variante Omicron2, vaccinazioni, uso delle mascherine e sui profughi ucraini.

Dopo settimane di numeri in calo, cosa è cambiato? Qual è la situazione?

“Certamente stiamo registrando un nuovo aumento dei contagi, ma è troppo presto per definire se si tratti di una quinta ondata o di una situazione temporanea, che potrebbe quindi durare poco.
Quello che vediamo, da due settimane, è un’inversione di tendenza rispetto a quanto registrato nelle settimane precedenti. Per sei settimane vi è stato una diminuzione progressiva dei contagi, sia in termini assoluti che percentuali, mentre ora i numeri stanno ricrescendo. L’aumento è significativo per il numero dei casi, ma non per quanto riguarda l’incidenza sugli ospedali, anche se purtroppo abbiamo imparato, in questi due anni di pandemia, che la ricaduta sulle strutture ospedaliere si evidenzia nell’arco dei 15 giorni successivi all’aumento dei casi.”

A cosa è dovuto questo aumento dei contagi?

“Sono due i fattori: la diffusione della sotto-variante Omicron2, più contagiosa della variante Omicron originale. Dall’altra, il fatto che l’annuncio dell’allentamento delle misure anti-Covid ha determinato, nella popolazione, il convincimento che non vi sia più pericolo di contagio. Inoltre, nelle ultime settimane, per effetto dello scoppio della guerra in Ucraina, il Covid non è più la “Notizia” di apertura dei mezzi di informazione e ciò rende le persone meno attente. Quindi l’insieme di tutti questi fattori rende la situazione maggiormente rischiosa.”

E sulle mascherine, lei cosa pensa? Molti esperti suggeriscono che sia il caso di indossarle al chiuso fino a giugno?

“Per ora gli obblighi sull’uso delle mascherine non sono cambiati, rispetto a due mesi fa. Però noto che le persone tendono a indossarla con meno cura. Al cinema o a teatro vedo persone che l’abbassano, senza porsi troppi problemi. Chiaro indicatore di una minore attenzione. Io non dò indicazioni al Governo, ma posso dire che personalmente la continuerò ad indossare nei luoghi chiusi, per evitare di contagiarmi. Anche l’OMS ha sottolineato che non bisogna essere troppo rapidi nell’eliminare le misure di protezione individuale. Quindi, in questa fase in cui il virus continua a circolare, non ci possiamo permettere di non indossare la mascherina al chiuso. È una buona abitudine che sarebbe il caso di continuare a mantenere anche in futuro, per proteggerci, ad esempio in inverno, da ulteriori virosi, Covid a parte. Ad esempio, in questi due ultimi anni, i casi di influenza stagionale sono stati pochissimi, proprio perché eravamo protetti dalle mascherine. Ora, che si sta abbassando il livello di attenzione al Covid, non è un caso che stiano aumentando anche le persone colpite dall’influenza. L’allentamento delle misure non deve esporci inutilmente al contagio. Io credo molto nella responsabilità individuale ed anche per questo torno ad invitare chi non si è ancora sottoposto alla terza dose di vaccino, a non temporeggiare. Le due dosi non proteggono abbastanza dal Covid. Serve la terza.”

Già, rispetto alla campagna vaccinale e alla terza dose, vi è stato un rallentamento.

“Alla data del 21 marzo le prime dosi (comprese dosi uniche) somministrate nei centri vaccinali aziendali della Romagna sono state 902.404 (tra queste 15.826 sono state somministrate ai bambini tra i 5 e 11 anni e 489 sono di Novavax), mentre le seconde dosi 862.976 e le terze 581.318. Questo non vuole dire che tutti coloro che non hanno fatto la terza dose siano scoperti, perché in molti sono stati contagiati dalla variante Omicron, dopo aver fatto la seconda dose, e sappiamo bene che la malattia “vale” come booster. Però c’è una percentuale di popolazione che non ha fatto la terza dosa. Queste persone devono capire che il virus circola ancora e che solo chi è vaccinato con tre dosi è protetto dal rischio di gravi complicazioni. Da questo punto di vista il virus non va sottovalutato. La variante Omicron2 viene definita “più leggera” ma solo perché ha colpito una popolazione largamente protetta grazie a tre dosi di vaccino. Inoltre non sappiamo cosa accadrà nei prossimi mesi, in autunno, né come il virus evolverà. Abbiamo già visto che le varianti che subentrano, nell’arco di poche settimane si sostituiscono a quelle precedenti.”

Si parla della variante Deltacron, contagiosa come l’Omicron e con effetti gravi della Delta. Dobbiamo preoccuparci?

“I Coronavirus hanno una forte tendenza a mutare, continuamente, generando varianti. Nella nostra regione ora è preponderante la variante Omicron, nella sotto-variante 2. Non sono situazioni prevedibili e possiamo solo augurarci che il vaccino mantenga la sua efficacia, non tanto nel proteggerci dall’infezione ma nell’evitare le complicazioni. Abbiamo visto, ad esempio che l’Omicron2 contagia anche chi è stato vaccinato con tre dosi ma senza comportare gravi conseguenze. Quindi, proprio per evitare il contagio, dobbiamo continuare a proteggerci, indossando correttamente la mascherina e osservando le buone prassi che abbiamo imparato sulla protezione individuale.”

Invece rispetto ai profughi in arrivo dall’Ucraina che può dirci? La percentuale di vaccinati là era relativamente bassa, ciò può comportare dei rischi?

“In Ucraina, dove la maggior parte di persone sono state vaccinate con il vaccino Sputnik non era prevista la dose booster. Chi arriva dall’Ucraina viene sottoposto a controlli sanitari e a screening di routine. A tutti i profughi viene fatto un tampone, per individuare eventuali positività al Covid. La percentuale di “positivi” finora è stata molto bassa. In provincia di Ravenna, ad oggi, su 910 tamponi abbiamo individuato solo 38 positivi. Inoltre, tutti i profughi vengono invitati a vaccinarsi anche se l’adesione registrata in queste prime settimane è stata bassa. C’è un aspetto importante da considerare: sono persone che non sono arrivate nel nostro Paese per restare. Loro sperano di tornare in Ucraina il prima possibile e ciò genera una resistenza psicologica nell’accettare di sottoporsi a qualcosa di cui non vedono la necessità. Crediamo però che con il passare delle settimane possa cambiare qualcosa, anche grazie ai mediatori culturali. Al momento solo 70 persone si sono vaccinati contro il covid e 33 si sono sottoposte ad altro tipo di vaccinazione.”

I profughi a quali altri controlli sanitari vengono sottoposti?

“Morbillo, poliomielite, tubercolosi, difterite. Tutti vengono sottoposti al test di Mantoux, test di sensibilità alla tubercolina. Tutti vengono sottoposti a controlli sanitari ma in molti casi non è facile riuscire recuperare la documentazione sanitaria pregressa. Sono persone scappate da casa portando solo qualche documento, come il passaporto o la carta di identità. Quindi sono situazioni che vanno valutate caso per caso, con il medico o il pediatra. Covid a parte, finora i Servizi di pediatria di comunità hanno vaccinato 47 bambini ucraini. Ma sono situazioni delicate, non sono persone arrivate in Italia per rimanere qui…  non vogliono neppure pensare di essere in Italia tra 6 mesi quindi non è facile impostare un percorso di vaccinazione.”

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