Dibattito su sanità a Palazzo Merlato. Vertici Ausl: 200 mln di investimenti in Romagna, 90 a Ravenna. Ma la sanità è sottofinanziata e mancano i medici, soprattutto nel Pronto Soccorso

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Dibattito monstre in Consiglio comunale a Ravenna, oggi 7 marzo, sulla sanità con i vertici di Ausl Romagna, a partire dal Direttore Generale Tiziano Carradori e dalla Direttrice Sanitaria Francesca Bravi. Il dibattito è stato chiesto dalla maggioranza, su impulso di Daniele Perini capogruppo della Lista de Pascale. Lo scopo della riunione era di fare il punto sullo ‘stato di salute’ della sanità pubblica in Romagna e a Ravenna e sugli investimenti in corso e previsti, in particolare per gli Ospedali e per la medicina territoriale della provincia. Un tipo di confronto fra politica locale e vertici Ausl Romagna che negli ultimi anni è andato in scena più volte.

E va detto che generalmente queste assemblee a Palazzo Merlato seguono un copione molto preciso. Per la maggioranza l’obiettivo fondamentale di questi momenti è quello di spronare l’Ausl Romagna a superare certe criticità, e ce ne sono parecchie, ma nel complesso difendendone l’operato. Per l’opposizione, questi Consigli comunali sono l’occasione per attaccare sia la maggioranza sia i vertici della sanità locale, messi insieme nello stesso sacco, accusati da anni di impoverire la sanità pubblica in Romagna e, soprattutto, a Ravenna.

Anche in questa occasione è andato in scena il solito copione, malgrado la presentazione neutra del consigliere Perini e l’introduzione “politica” del Sindaco Michele de Pascale, nonché Presidente della Conferenza Territoriale Socio-Sanitaria della Romagna che raccoglie Sindaci e amministratori di “tutti gli orientamenti politici” e di tutta la Romagna “da Conselice a Cattolica”, che in tutti questi anni – ha ricordato de Pascale – ha sempre votato all’unanimità i documenti di indirizzo dell’Ausl Romagna. In altre parole, non c’è un’Ausl Romagna che risponde al solo centrosinistra, ha voluto ricordare il Sindaco di Ravenna. 

Quel copione è andato in scena malgrado le relazioni dei vertici Ausl Romagna ricche di dati, numeri, tabelle, parametri. Maggioranza e opposizione sono rimaste sulle rispettive posizioni, quelle di sempre.

Tiziano Carradori

Il Sindaco Michele de Pascale ha chiesto (inutilmente) al dibattito consiliare di volare più alto del solito campanilismo (e sul solito slogan che la sanità ravennate sarebbe la cenerentola della Romagna), ricordando che proprio recentemente esponenti del centrodestra a Forlì hanno addirittura posto il tema di un’ipotetica uscita dall’Ausl Romagna (ma il Sindaco di Forlì Zattini ha subito bloccato queste spinte separatiste) perché Forlì sarebbe penalizzata dall’Ausl. In sostanza, ogni città vorrebbe di più per sé ma, ha ricordato il Sindaco, “il campanilismo, quello sì, penalizza la Romagna” perché l’Ausl Romagna rappresenta invece “un punto di riferimento per la gestione” in un “momento drammatico per la sanità nazionale”, tanto che il tema dell’accorpamento delle aziende sanitarie è aperto anche a Bologna e in Emilia.

“La scala romagnola è quella giusta nella sanità” ha ribadito de Pascale, così come “è giusta la scelta di mettere in rete gli ospedali”, rispondendo indirettamente così alle critiche già rimbalzate sui media per la ormai famosa statistica del settimanale americano Newsweek che prendendo in esame oltre duemila ospedali nel mondo – secondo una serie di parametri – ha collocato l’Ospedale di Ravenna al 95° posto in Italia (su 127 esaminati) e ultimo fra quelli della Romagna con un punteggio di 72,43. L’Ospedale Morgagni e Pierantoni di Forlì è al 49° posto con punteggio di 74,82; l’Ospedale degli Infermi di Rimini al 65° posto con punteggio di 74,03 e l’Ospedale Bufalini di Cesena al 71° posto con punteggio di 73,49. Punteggi come si vede molto ravvicinati. Il primo ospedale italiano secondo Newsweek è il Policlinico Gemelli di Roma con il 93,95 di punteggio medio.

Sulle orme di una recente riunione del Consiglio comunale in cui ha cercato – invano – di far votare a tutti un documento che rappresentava un richiamo sia al governo sia alla Regione a finanziare di più la sanità (quel documento fu votato solo dalla maggioranza), il Sindaco ha ribadito il suo grido d’allarme sullo stato della sanità pubblica in Italia e sui rischi che corre per la crisi e il taglio dei finanziamenti operati da molti governi, da ultimo anche da Draghi e Meloni. Da anni il Servizio Sanitario Nazionale è sottofinanziato e tutti debbono fare autocritica, ha ripetuto de Pascale, che è andato in piazza in mattinata alla manifestazione dei sindacati, proprio per ribadire questi concetti, cioè la necessità di difendere il servizio pubblico, di valorizzare i lavoratori della sanità e di pagarli di più “se no ci andiamo a schiantare”. In altre parole, se no il sistema non regge e le conseguenze potranno essere drammatiche per i cittadini.

Dopo il Sindaco è toccato a Tiziano Carradori DG dell’Ausl Romagna che ha ricordato come “nel panorama dei Paesi OCSE il SSN italiano si presenta come uno tra quelli ai quali sono associati tra i migliori risultati di salute misurati in termini di aspettativa di vita alla nascita, mortalità evitabile (prevenibile e trattabile), di sopravvivenza a cinque anni da una diagnosi di tumore. I risultati in termini di salute sono raggiunti con una spesa significativamente inferiore rispetto a quella dei Paesi con sistema sanitario avanzato (rispetto alla spesa pro capite totale, pubblica e privata, italiana gli USA spendono 3 volte di più, la Svizzera e la Germania 1,8 volte, l’Olanda 1,7, la Francia 1,5 e l’UK 1,3; rispetto alla spesa pubblica pro capite, gli USA 3,3 volte, la Germania 2,1, l’Olanda 1,9, la Svizzera 1,6, Francia e UK 1,5). Più che un sistema sobrio si dovrebbe parlare di un sistema fortemente sottofinanziato. Il divario di finanziamento pro capite si è andato allargando nel periodo della pandemia.”

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Ma se i risultati medi di salute del nostro Paese sono allineati a quelli dei sistemi sanitari più performante “non può dirsi altrettanto della loro equa distribuzione geografico-territoriale, culturale e socio economica. La Regione Emilia Romagna da oltre tre lustri è una tra le prime tre regioni italiane in termini di risultati di salute.” I Livelli essenziali di assistenza, la Mortalità evitabile, la Capacità di risposta ai bisogni di salute, l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza, l’attrattività del nostro sistema, il livello di protezione dei meno abbienti, il sistema del 118: sono tutti i parametri che dimostrano l’eccellenza della sanità regionale certificata da diversi studi, fra cui quello GIMBE di Nino Cartabellotta o di CREA.

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Per Carradori “l’azienda della Romagna è allineata alla performance media della nostra Regione e in diversi ambiti presenta risultati migliori di quelli medi regionali (mortalità evitabile, capacità di trattenimento, spesa pro capite)” tuttavia il DG non ha nascosto che ci sono ancora “importanti sfide e criticità (pronto soccorso, responsività, tempi di attesa chirurgici e di specialistica, sanità territoriale…).” In particolare, “il tema della responsività è essenzialmente attribuibile alla discrepanza tra la domanda espressa e la limitata capacità di risposta del sistema dei servizi attribuibile alla indisponibilità di sufficienti risorse professionali”. In altre parola siamo al problema ormai cronico e drammatico della carenza di medici che nel Pronto Soccorso arriva al 26% dell’organico. Carradori ha ricordato come, malgrado i ripetuti concorsi per reperire personale, la situazione non sia migliorata.

“Se non si prendono misure straordinarie per fare fronte a una situazione straordinaria – ha detto il DG – non riusciremo più a dare risposte all’altezza degli standard a cui sono abituati i cittadini della Romagna.” E per misure straordinarie, Carradori naturalmente intendeva misure che non dipendono dalla sua volontà. La guida dell’Ausl Romagna ha poi detto che sarebbe un’assurdità tornare indietro rispetto all’Area Vasta e all’Ausl unica e ha ricordato che in termini di spesa regionale “la Romagna è quella che presenta la performance migliore nel campo della spesa sanitaria” (benché sia meno finanziata in proporzione rispetto all’Emilia), poiché qui “sono più ridotte le spese burocratiche.”

Dopo Carradori sono intervenuti Roberta Mazzoni e Francesca Luzi, che ha parlato della notevole mole di investimenti previsti: 200 milioni in tutta la Romagna, di cui 90 solamente a Ravenna. Fra gli interventi più significativi a livello locale vanno ricordati il Nuovo Pronto Soccorso e Terapia Intensiva, la Nuova Palazzina Materno-Pediatrica, il Nuovo Blocco Operatorio, la Nuova Palazzina Amministrativa, le Case della Salute di Russi e Cervia e l’Ospedale di Comunità in Darsena.

LE SLIDE PRESENTATE DAL DG AUSL ROMAGNA CARRADORI Presentazione DG Carradori 7 marzo 2023

LA RELAZIONE AUSL ROMAGNA SUGLI INVESTIMENTI Presentazione di AUSL Romagna 7 marzo 2023

Il dibattito ha visto succedersi i vari consiglieri di maggioranza e di opposizione. La maggioranza a mettere in rilievo soprattutto i problemi di carattere nazionale, che riguardano il sistema paese e i tagli drammatici alla sanità pubblica. La minoranza ha glissato sui risvolti nazionali della questione e ha insistito invece sulle criticità squisitamente locali, attribuibili ai vertici Ausl e alla guida politica che c’è alle spalle di Carradori, almeno a Ravenna. Qua e là sono echeggiati richiami alla statistica Newsweek e rimbalzate ancora le accuse di immobilità, di ritardi, di inadempienze rivolte ai dirigenti sanitari. Ferrero (Fratelli d’Italia) ha rappresentato ancora una volta Ravenna come la realtà peggiore e più penalizzata nell’Ausl Romagna (la Cenerentola), mentre Ancarani (Forza Italia) ha ricordato che ancora oggi i medici non vogliono venire a Ravenna, perché il nostro nosocomio non gode di buona reputazione. Verlicchi (La Pigna) ha attaccato frontalmente Carradori.

Insomma tutto come copione, fino al prossimo dibattito sulla sanità a Palazzo Merlato con i vertici Ausl Romagna.

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Commenti

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  1. Scritto da bi

    c era una volta un piccolo pronto soccorso e tanto personale poi diventato più grande ha perso un po di personale rifatto più grande con sempre meno personale facciamoci qualche
    domanda- magari è aumentato il personale amministrativo-

  2. Scritto da Direttore

    Signor bi, da anni si sta parlando della carenza di medici in Italia. Il problema non deriva dal fatto che c’è qualcuno in ufficio. La cosa è molto più seria e complessa e dipende da anni di cattiva programmazione delle figure professionali mediche e paramediche. LA REDAZIONE