ANAAO: in Emilia-Romagna su 1.700.00 accessi annui in Pronto Soccorso, un milione (63%) sono codici bianchi e verdi, da qui nascono le attese interminabili in PS. Bene UCA e CAU

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I segretari aziendali ANAAO Giacomo Ceroni (Ausl Imola) Francesco Saverio Sorrentino (Ausl Bologna) e Francesco Feletti (Ausl Romagna) intervengono nel dibattito sul progetto regionale di riorganizzazione dell’emergenza-urgenza che prevede l’istituzione del Centri di Assistenza e Urgenza (CAU). I tre rappresentanti ANAAO spiegano che “i sistemi sanitari pubblici sono in crisi in tutta Europa, tra le cause c’è la pressione sul sistema emergenza-urgenza della così detta patologia a bassa complessità: cioè di tutte quelle condizioni sanitarie che non richiedono cure troppo complesse e che dovrebbero essere gestite fuori dall’ospedale. In Emilia-Romagna su un totale di un milione e 700 mila accessi all’anno in Pronto Soccorso (PS), circa un milione (63%) sono codici bianchi e verdi che non richiedono ricovero. Questi numeri sono la vera causa delle attese interminabili in PS e di molte problematiche organizzative che contribuiscono alla fuga dei medici degli ospedali.”

Un PS affollato impatta poi su tutto l’ospedale. “Nelle nostre Ausl si è addirittura ricorsi allo spostamento di professionisti dalle corsie dei reparti al Pronto Soccorso per gestire pazienti che avrebbero dovuto trovare una risposta sul territorio: con grave disagio dei medici e allungamento delle liste d’attesa per visite ed esami. – continuano Ceroni, Sorrentino e Feletti – In Regione abbiamo 155 punti di guardia medica dove sono impiegati l’equivalente di oltre ottocento medici e che costano circa 46 milioni di euro all’anno. Dopo la pandemia questo imponente sistema eroga quasi solo consigli telefonici e le visite sono crollate alla media di una visita ogni 26 ore. È evidente che per risolvere il problema della medicina del territorio non serve potenziare questi servizi che i pazienti disertano ma bisogna andare in un’altra direzione.”

Il Dr Sorrentino vede nel progetto regionale l’opportunità per integrare i servizi e offrire un’assistenza territoriale più capillare ai cittadini per la patologia urgente a bassa complessità: “Il progetto regionale ci sembra corretto anche perché prevede l’Unità di Continuità Assistenziale (UCA) per le urgenze domiciliari a bassa intensità e una centrale operativa per orientare e supportare il cittadino nell’accesso ai servizi sanitari.”

“La congiuntura è favorevole” sottolinea il Dr Ceroni: “da un lato l’impianto legislativo del DM 77 del 2022 prevede l’identificazione di équipe multiprofessionali territoriali, dall’altro gli investimenti del PNRR possono permettere la realizzazione infrastrutturale e tecnologica dei CAU. Siamo invece preoccupati che “aggiustamenti” in corso d’opera non sfigurino una riforma necessaria quanto urgente, che contribuirebbe a decongestionare gli ospedali.”

Il Dr Feletti precisa che l’Ausl Romagna ha già presentato ai sindacati un dettagliato piano aziendale di riordino dell’emergenza-urgenza che prevede di istituire 3 UCA (Unità di Continuità Assistenziale) e 9 CAU (Centri di Assistenza e Urgenza) entro fine anno, mentre entro il 2025 le UCA saranno 12 e i CAU diventeranno 21, alcuni solo diurni mentre altri aperti h24. “Abbiamo fatto notare che i CAU posti in prossimità dei DEA dovrebbero essere aperti h24 proprio per ridurre il carico sui pronto soccorso.”

Ma i rappresentanti dei medici ospedalieri sottolineano anche qualche criticità: “La nostra principale critica è che nei CAU non sia stata esplicitamente prevista l’attività specialistica. Non basta infatti la dotazione tecnologica finanziata dal PNRR, serviranno gli specialisti con il know how e l’esperienza necessari. Attualmente le graduatorie per l’accesso alla specialistica ambulatoriale non danno garanzie in tal senso, perché non attribuiscono alcun valore alla esperienza e competenza maturata in ospedale. Esperienza e competenza che saranno la chiave per costruire una struttura credibile agli occhi del cittadino, capace di reggere il confronto con l’ospedale e diventare progressivamente un riferimento per assolvere ai bisogni urgenti, ma a bassa complessità, della popolazione.”

“Devo però riconoscere”, aggiunge Feletti, “che in Romagna abbiamo registrato apertura da parte dell’Azienda alla nostra proposta di sviluppare la presenza specialistica nei CAU.” Si tratta anche di recuperare medici esperti che a causa dell’età o della impossibilità
di conciliare lavoro e vita privata non reggevano i ritmi ospedalieri scanditi da guardie e pronte disponibilità. I rappresentanti dei professionisti concordano che “i CAU debbano realizzare quel punto di integrazione tra ospedale e territorio che manca al sistema. Serve superare barriere culturali e anacronistiche istanze corporative, valorizzando invece il lavoro e l’esperienza dei professionisti.”

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