Mostre. ‘Le valli di Comacchio’ di Luigi Tazzari a Palazzo Rasponi dalle Teste

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Dal 6 al 20 maggio nelle sale del piano nobile di Palazzo Rasponi dalle Teste è in programma la mostra fotografica “Le valli di Comacchio” di Luigi Tazzari, che si inserisce nell’ambito della valorizzazione del territorio della Destinazione Romagna. La mostra, ad ingresso libero, è visitabile dal martedì al venerdì dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 11 alle 18, lunedì chiusa. L’inaugurazione si svolgerà sabato 5 maggio alle 18.

Turismo sostenibile, protezione della natura e fruizione responsabile della stessa, strutture in grado di fare godere i visitatori della storia inimitabile di questi luoghi: si tratta di un nuovo “oro” a nostra disposizione, che le acque offrono con generosità. Sta all’uomo sapere adeguatamente sfruttare l’occasione e il lavoro di Luigi Tazzari rappresenta un modo originale ed evocativo per iniziare a farlo.

Come dichiara l’assessore al Turismo Giacomo Costantini “il valore della promozione di un territorio come destinazione turistica non deve conoscere confini amministrativi e vede un’enorme opportunità nelle nostre risorse naturali”.

Nel primo decennio successivo all’Unità gran parte della bassa valle padana si presentava agli occhi del viaggiatore come era stata per secoli, costantemente sommersa dalle acque. L’avvio della grande bonificazione fu accanitamente avversato dagli abitanti di queste terre. Alla fine del grande ciclo di bonifiche, terminate negli anni Sessanta con la messa a coltura delle paludi attorno a Mezzano, solo 11.000 ettari di superficie hanno conservato l’originario aspetto vallivo. Il nemico secolare – l’acqua – era stato sconfitta e si era deciso di lasciarne una piccola parte per rammentare a tutti quel che era e che non era più.

E nel territorio di Comacchio la vittoria della civiltà sulla barbarie, coincidente con l’affermazione del nesso tra salubrità, igiene e agiatezza, passava per la bonificazione delle zone umide, mettendo fine all’endemica piaga della malaria. Malaria, male sottile e subdolo, capace di falcidiare la popolazione e in grado di ottenere un tributo da nobili ed illustri personaggi. Come quel Dante Alighieri, padre della lingua italiana, che si spense a Ravenna nel 1321 per le conseguenze di un viaggio attraverso le terribili Valli di Comacchio; o come Anita Garibaldi, stroncata dalla febbre portata dalla zanzara in una notte senza stelle dell’estate del 1849.

E se il nemico non osava avventurarsi all’interno di quella distesa d’acqua senza fine, allora questo medesimo luogo poteva divenire un formidabile rifugio per esuli e fuggiaschi. Lo fu per il Garibaldi sconfitto della Trafila, ma lo fu pure per i partigiani della 38° Brigata Garibaldi che sfuggivano ai rastrellamenti nascosti nei casoni prima di organizzare, nelle fasi finali del secondo conflitto mondiale, l’assalto finale agli stessi nazisti trasformatisi da cacciatori in prede. Anche ai giorni nostri l’acqua appare una grande risorsa per la comunità, in grado di fornire ad essa un nuovo futuro.

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