Scritture di Frontiera. Dall’Australopiteco al Sapiens, Barbujani parla di migrazioni preistoriche

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Prosegue Scritture di Frontiera oggi mercoledì 20 marzo alle 18 alla Biblioteca Classense dove sarà la volta del genetista e docente universitario Guido Barbujani con “Il giro del mondo in sei milioni di anni” (Il Mulino), in dialogo con Matteo Cavezzali.

L’autore si chiede quante umanità diverse – dall’Australopiteco a Neandertal a Homo sapiens – si sono succedute e incrociate sulla Terra? Quali percorsi hanno seguito, dalla loro prima uscita dall’Africa fino alla diffusione in tutto il pianeta? «In fondo alle gambe non abbiamo radici, ma piedi: piedi di cui ci serviamo dall’alba dei tempi per il colossale viaggio che impegna l’umanità fin da quando ha mosso i primi, timidi passi sul suolo».

La storia di Homo sapiens è un vero e proprio percorso, fatto di rotte, vie, ondate migratorie. Ma noi non siamo stati i soli ominidi a mettersi in marcia. Il “viaggio senza meta” è cominciato milioni di anni fa, sicuramente in Africa, e ha coinvolto un numero di specie che è in costante aggiornamento, perché il lavoro dei paleontologi è incessante e con nuove scoperte ridefinisce il cespuglio evolutivo ogni anno.

È stato un viaggio che ha portato all’esplorazione e alla colonizzazione di gran parte delle terre emerse, comprese isole che parevano irraggiungibili (la cosiddetta “Oceania remota”) e regioni difficili da attraversare come Siberia, Beringia e Nord America. Per viaggiare, si sa, è necessaria una guida.

Da poco ne è stata pubblicata una d’eccezione, scritta dal genetista Guido Barbujani e dal biologo evoluzionista Andrea Brunelli. Il giro del mondo in sei milioni di anni è la cronaca degli spostamenti di molte specie di ominini, a partire da quello, fondamentale e verticale, che portò una o più specie a chiudere con la vita arboricola e a sperimentare il bipedismo.

Nonostante gli autori abbiano deciso di concentrarsi sui macro-eventi legati ai flussi migratori, non mancano gli approfondimenti su alcuni esponenti d’eccezione, alcuni dei quali ben noti (Lucy, il celebre Australopithecus afarensis), altri di recente scoperta (è il caso del misterioso Homo naledi, il cui ritrovamento è avvenuto nel 2013 in Sudafrica).

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