Torna a Ravenna “Bloomsday”, ciclo di letture sull’Ulisse di James Joyce quest’anno ispirato a Dante

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Domenica 16 giugno torna il Bloomsday, la giornata di celebrazioni per l’Ulisse di James Joyce quest’anno ispirata a Dante e intitolata Cercar Joyce per Ravenna. Giunta alla 7^ edizione, il Bloomsday (dal cognome del protagonista del romanzo, Leopold Bloom) rievoca gli eventi narrati nel capolavoro dello scrittore irlandese, che si svolgono a Dublino nell’arco di una sola giornata, il 16 giugno 1904.

Anno dopo anno il Bloomsday propone a tutti gli appassionati letture libere dal capolavoro joyciano: il programma di questa edizione inizia alle 16 nella sala Dantesca della biblioteca, dove ciascuno potrà leggere dei brani in italiano o in inglese; seguirà alle 17 una conferenza di Paolo Albani dal titolo James Joyce e il gioco dei finneghismi.

A seguire, a partire dalle 19.30, gli appassionati si ritroveranno presso l’albergo Cappello, per concludere la giornata con una “joyciana bevuta”. L’iniziativa, che ha il patrocinio dell’ assessorato alla Cultura, è stata ideata da un gruppo di appassionati di Ravenna e realizzata in collaborazione con la biblioteca Classense, con il prezioso sostegno dell’associazione “Amici della Biblioteca Classense”, con l’associazione Dis-Ordine, con la collaborazione di Giuseppe Bellosi e del fotografo Giovanni Zaffagnini, che ha fornito l’immagine guida dell’iniziativa.

Ravenna e la biblioteca Classense sono tra le città italiane che con maggiore continuità hanno prestato attenzione a questa azione che si svolge in contemporanea in centinaia di città nel mondo, a partire proprio da Dublino, dove nel 1950 si svolse la prima edizione quando un gruppo di appassionati ripercorse idealmente l’itinerario di Leopold Bloom attraverso la capitale irlandese. Nel 2014 in Classense fu ospitato Enrico Terrinoni, traduttore dell’Ulisse e del Finnegans Wake, e ci fu anche un collegamento in diretta su Radio 3 con la trasmissione Fahrenheit.

L’edizione di quest’anno è stata già citata il 4 giugno scorso da un articolo di Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera.

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