Torna a Ravenna Transmissions, festival di musica contemporanea e sperimentale

Dal 26 al 28 novembre tra Almagià e Bronson. Epilogo il 29 mattina al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza

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Ottava edizione per Transmissions, il festival di musica contemporanea e sperimentale che l’associazione culturale Bronson organizzerà in vari luoghi di Ravenna da giovedì 26 a sabato 28 novembre 2015. Dopo sette edizioni che hanno spaziato in tutti gli ambiti della musica sperimentale e di ricerca, il festival Transmissions 2015 torna alle origini, offrendo uno spaccato composito dell’attuale scena avanguardistica, sia in ambito noise e techno che pop psichedelico.

E quest’anno (dopo Stephen O’Malley, Daniel O’Sullivan e gli A Hawk and a Hacksaw) è Nico Vascellari (nella foto a destra), tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea a livello internazionale ma anche quotato musicista, a curare Transmissions. Un festival a cui l’artista ha voluto dare una forte impronta personale, virandolo verso tinte decisamente scure, e affidandone non a caso il preludio allo statunitense Prurient, interprete radicale di un’elettronica votata al noise ma che non disdegna l’ambito black metal, voluto da Vascellari per dare la cifra simbolica e le coordinate del festival fin dalla sua anteprima.

Transmissions VIII si presenta allora come un festival quasi tutto da scoprire, con artisti rari da vedere dal vivo (soprattutto in Italia) ma ben bilanciato dalla presenza di nomi guida dell’avanguardia con alcune scommesse volute. E piuttosto chiare sono le linee guida delle tre serate ravennati.

Il giovedì all’Almagià ci mostrerà vari approcci alla musica elettronica del nuovo millennio, spesso sorprendentemente diversa da ciò a cui il pubblico è abituato, con esplorazioni, soprattutto a livello di atmosfere, multidirezionali. Qui al duo Demdike Stare, foriero di un eccentrico mix di dub, world music e minimal techno molto onirico, si contrappone la potente avant-techno del francese Extreme Precautions (guarda caso ispirato da band grind-core quali Napalm Death, Brutal Truth o Pig Destroyer), con l’altro francese Low Jack impegnato su di una house music intrisa di elementi noise, industrial, trance e techno. Il “nostro” RM non sarà da meno, con sonorità divise tra noise e ritmiche industriali, toni claustrofobici e sample spettrali.

Si cambia registro il venerdì al Bronson, dove quelli che saliranno sul palco sono gruppi più propriamente da live club. The Soft Moon, ad esempio, che uniscono ritmiche ossessive e tradizione post-punk con gli echi kraut- rock, o le vibrazioni anni Ottanta con le sonorità industrial, già apprezzati nei mesi scorsi dal pubblico del Bronson. Oppure i Ninos Du Brasil dello stesso Vascellari, maestri nel fondere influenze molto disparate, dal punk alla techno tribale passando per la batucada brasiliana. Quella di sabato, sempre al Bronson, si potrebbe infine inquadrare come una serata votata al clubbing, alla proposta particolare da club specializzato appunto, con sperimentatori di varia estrazione. A partire dal decano, Ghédalia Tazartès – che dal 1974 crea noise, loop e drone usando sintetizzatori e sample cantando su di essi con uno stile folk retrò a metà strada tra la salmodia di un muezzin e le urla di un rocker –, proseguendo con Ron Morelli (patron dell’etichetta-culto di elettronica L.I.E.S.), produttore col vizio dell’elettronica, per arrivare a Eric Copeland, fondatore dei seminali Black Dice (una delle band noise più influenti degli anni Duemila), da cui non si sa mai quale sorpresa aspettarsi Vascellari ha insomma allestito un festival che risponde alle sue esigenze artistiche di questo momento, con scelte che lo rappresentano (molti degli artisti presenti hanno già collaborato in altri contesti con lui o tra di loro – un esempio tra i tanti, Ron Morelli ha prodotto Eric Copeland per la sua etichetta, Prurient ha prodotto Ron Morelli per la sua – dunque si respirerà una sorta di attitudine di fondo, un modo trasversale di produrre musica) che rappresentano la sua esigenza di uscire dal contesto di artista contemporaneo, qui incarnato solo dal concept grafico che ha realizzato, di altissimo livello.

Vascellari però ha voluto dare un’ulteriore prova del suo estro creativo con “Pozzanghere”, la performance al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza che la mattina di domenica 29 novembre farà da epilogo al festival.

Il CURATORE

Nico Vascellari, nato a Vittorio Veneto nel 1976, è considerato uno degli artisti italiani più importanti e controversi della sua generazione. Anche musicista hardcore punk con i suoi Ninos Du Brasil, ha realizzato numerose mostre in Italia e all’estero. Solo nel 2016 ha in programma due mostre personali presso la Whitworth Art Gallery di Manchester e al museo Maxxi di Roma. Assistere a una sua performance è come prender parte a una sorta di rituale in cui vari linguaggi si fondono con elementi legati alla natura, alla storia e ai luoghi dell’artista, dove tuttora svolge gran parte delle sue attività. Nel progetto musicale Ninos Du Brasil Vascellari è accompagnato da Nicolò Fortuni (degli Smart Cops) e da Riccardo Mazza (A Flower Kollapsed). Dediti a un’ardita quanto improbabile commistione di batucada e noise, samba ed elettronica, le loro sporadiche apparizioni live sono immediatamente divenute leggendarie.

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