Simonini e il Progetto per Dante: “Spero il Comune non dorma, rifletta… ma serve subito la proposta”

Dante "è il petrolio di Ravenna", dice Simonini, e il Progetto per Dante "deve diventare oggetto del discorso pubblico” ma occorre fare presto, il tempo sta per scadere - Ravenna deve guidare l'alleanza delle città dantesche senza chiudersi in una visione localistica - Rivoluzionaria la proposta di Ravenna Teatro e Ravenna Festival

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Dante e la politica locale. O meglio, una politica culturale locale ma non provinciale per Dante. Questo il senso dell’impegno costante e tenace del professore nonchè editore Ivan Simonini negli ultimi mesi. Teme che Ravenna perda l’occasione del 2021 e, con questa, definitivamente il treno per Dante. Non quello che dovrebbe portare i turisti da Ravenna a Firenze e viceversa, ma quello che dovrebbe collegare Ravenna al mondo intero, attraverso la poesia e la popolarità di uno dei più grandi autori della letteratura mondiale, che ha avuto la ventura di venire a chiedere asilo, vivere, scrivere e morire proprio a Ravenna. 

 

Ma la città si ostina – pare – a non voler valorizzare fino in fondo questo “incidente di percorso”, chiamiamolo così. Un incidente che fra l’altro ha fatto nascere la Commedia così come la leggiamo oggi, nella sua stesura definitiva e Divina. Una fortuna così non capita a tutte le città. A Ravenna è capitata, eppure…

Simonini è uomo abituato a parlare chiaro, anche se a volte usa parole oscure ai più, ovvero quelle della cultura, delle belle lettere e della citazione colta. Ama i paradossi, poiché sa che dietro i paradossi spesso si celano i pezzi di realtà e di verità più interessanti. In campagna elettorale, nella primavera scorsa, ha posto con forza il tema di Dante, o meglio ha preteso con testardaggine che Ravenna si ponesse l’obiettivo di avere un Progetto per Dante e ne discutesse in occasione delle elezioni amministrative, dovendo scegliere il futuro governo della città. Allora e per la prima volta qualcosa si è mosso su Ravenna e Dante. Poi Ravenna ha votato. E dopo… dopo sembra che tutto si sia fermato. Lui si augura fra il serio e il faceto che non stiano dormendo in Comune, ma ancora riflettendo anche se – aggiunge – in fin dei conti, che differenza fa? Si sta facendo notte. Ovvero il tempo per fare cose serie su Dante a Ravenna e per Ravenna sta davvero per scadere.

 

 

L’INTERVISTA

Lei sta continuando a fare le sue operazioni culturali su Dante, ma immagino le interessi il corpo grosso della faccenda, non piccoli pezzi o spezzoni di un progetto. Dunque, come sta procedendo la vicenda del “Progetto per Dante”?

“Io vado comunque avanti per la mia strada (nel rispondere mette molta enfasi su quel mia, ndr), chiunque sia il mio compagno di strada. La campagna elettorale 2016 è stata una cassa di risonanza per Dante, certo, ma io non mi illudevo che i grandi apprezzamenti o i pronunciamenti espressi in campagna elettorale da partiti e liste o singoli candidati impegnati nella competizione di per sé potessero essere forieri automaticamente di un qualche sviluppo. Sono passati otto mesi. Non voglio dire che su Dante il Comune stia dormendo, perché potrebbe essere che stia riflettendo (e anche sui due verbi al gerundio Simonini mette molta enfasi, ndr). Tuttavia devo notare che in questo caso il risultato è identico. Ha perfettamente ragione l’architetto Vistoli quando denuncia su Ravennanotizie che mancando un progetto non arrivano poi nemmeno i finanziamenti necessari per celebrare Dante come dovremmo nel settimo centenario della morte, nel 2021.”

 

Lei ha avanzato una serie organica di proposte. Ora non ricordo esattamente quante, se otto o nove. Una serie di proposte che disegnano un quadro progettuale molto chiaro e netto: mettere al centro della politica culturale di Ravenna Dante da qui al 2021 e oltre.

“Le proposte che ho avanzato sono diverse. Diciamo che le più significative sono otto, dalla ricognizione conservativa delle ossa di Dante alla realizzazione del sogno di Dante tramite il tour delle reliquie a Firenze e in altre città italiane, dalla sostituzione dell’immagine di Ravenna “città della tomba di Dante” con l’immagine di “città madre della Divina Commedia” per finire con il concorso internazionale per un monumento a Dante sullo sbocco a mare del Candiano. Anzi, sono otto più una, se comprendiamo l’idea di allargare la cosiddetta Zona Dantesca al Palazzo della Provincia.”

 

Restiamo proprio a quest’ultima idea. A me personalmente quest’idea è parsa una delle più interessanti. Significherebbe creare un polo in quell’area e allo stesso tempo dare nuovo impulso agli studi danteschi, realizzando una specie di campus.

“Per me è una delle scelte meno difficili da compiere. Significa in effetti creare un polo, completare l’area dantesca e significa anche dare un senso a quel palazzo.”

 

Nel 1921, per l’altro centenario di Dante, ci fu un significativo intervento di riqualificazione urbana proprio in quell’area. Lei farebbe la stessa cosa in questa occasione, anche tenendo conto di alcuni aspetti di degrado che nel corso degli anni sono venuti evidenziandosi?

“Sì. Ma amplierei il concetto. Non parlerei solo di riqualificazione urbana, comprenderei nel progetto di riqualificazione anche i lidi. Sarebbe il caso. Mi verrebbe comunque da suggerire di escludere dalla progettazione quei tecnici che hanno messo mano a Piazza Kennedy.”

 

Quindi non solo la città, ma anche il Lido a Dante dedicato o Lido Adriano, il cui toponimo nasce da un canto della Commedia?

“Certo. Lido di Dante ha venti vie dedicate a personaggi della Divina Commedia, mi pare un tema di riflessione. Lido Adriano deve il suo nome al canto ventunesimo del Paradiso, quello di Pier Damiani e, beh, insomma, un lido il cui nome arriva direttamente dalla Commedia grazie a don Mesini, come può non essere coinvolto dalle celebrazioni e dalle realizzazioni legate a Dante?!”

 

Veniamo al grande monumento a Dante che lei ha proposto. Che cosa intende, esattamente?

“Non intendo un monumento tradizionale, come quello eretto a Garibaldi nella piazza omonima. Cosa ce ne facciamo di un monumento così? Cosa mettiamo una statua di Dante, che so, in Piazza Kennedy? No, sarebbe ridicolo, non ci serve. Io ho in mente altro. Una cosa grandiosa alla foce del Candiano, che sia qualcosa di simile al Cristo Redentore per Rio o alla Statua della Libertà di New York.”

 

Una cosa che “spacchi” si potrebbe dire in liguaggio giovanile!?

“Una cosa che sbatta in faccia al mondo l’identità di questa città, che è non solo ma soprattutto un’identità dantesca, a mio avviso. Ora, se si vuol fare una cosa di questo genere, bisogna fare un concorso internazionale, ma per fare questo siamo già in ritardo, in netto ritardo. Bisogna definire la zona, che tipo di monumento realizzare, bisogna esperire tutti gli atti burocratici necessari, far girare il bando nel mondo per allettare gli artisti e poi bisogna dare all’artista che vince il bando tutti gli strumenti per realizzare la sua opera, che deve essere straordinaria. Quindi ci vogliono degli anni e secondo me siamo già in ritardo.”

 

Oltretutto, ci vorrà un progetto complessivo all’interno del quale inserire questa proposta, per darle grande valore, se no il monumento rischia di rimanere un qualcosa di avulso dalla realtà circostante e nemmeno facilmente comprensibile… per non parlare dei finanziamenti necessari a realizzarla…

“Infatti. Ripeto, la mia speranza è che in Comune non stiano dormendo ma riflettendo. Però il tempo ormai stringe. La cosa che mi preoccupa di più è proprio l’assenza del progetto. Non c’è. E se c’è non è stato comunicato, non si vede, non se ne parla. Insomma, bisogna avere un progetto e farlo diventare patrimonio della città. La città ne deve discutere: il Progetto per Dante deve diventare oggetto del discorso pubblico.”

 

Lei ha incontrato e parlato delle sue idee con la nuova Assessora Elsa Signorino?

“Sì, ci siamo incontrati a settembre. Mi ha chiamato lei. Abbiamo fatto un lungo colloquio e ci siamo lasciati dicendo che dovremo rivederci e riparlarci. Ma ho l’impressione che, in ogni caso, non sia ancora emersa chiara e precisa l’idea che Dante non è una delle priorità ma è la priorità per questa città (e anche qui Simonini mette forte enfasi, ndr). È il petrolio di Ravenna, io ne sono convinto.”

 

Non pensa che questo ruolo spetti agli otto monumenti Unesco e al mosaico, o almeno a queste cose insieme: Unesco e mosaico più Dante?

“Ravenna ha due richiami, il mosaico e Dante. Ad esempio, io non capisco perché non sia ancora stata realizzata la proposta fatta qualche anno da Daniele Perini e rifatta anno scorso da un’Associazione di commercianti, di correggere l’attuale segnaletica di accesso a Ravenna inserendo la dicitura “Ravenna città del mosaico e di Dante”. Non credo ci voglia la scala. Intanto si darebbe un segnale. Ma torniamo al tema, io penso che il richiamo imperiale – il mosaico è il lascito della Ravenna capitale dell’Impero – non ci porterà un turismo di massa molto superiore a quello che già arriva per conto suo. Il richiamo dantesco invece potrebbe portarci un pubblico colto di massa. Basta pensare all’influenza esercitata da Dante nella letteratura e poesia mondiale o che nel mondo ci sono ben 500 società Dante Alighieri e tantissimi studiosi e appassionati di Dante. Anche per questo l’uso del Palazzo della Provincia come Centro di studi e foresteria per gli studiosi sarebbe molto importante, appunto, per tenere i rapporti con chi studia Dante in tutto il mondo. Già oggi lo si potrebbe fare e poi, nei tempi necessari, si potrebbe adibire tutto il palazzo a questa funzione, senza cacciare a forza chi lavora lì dall’oggi al domani.”

 

Insomma, lei vorrebbe che un progetto cominciasse ad emergere e diventasse oggetto di dibattito pubblico…

“Sì, vorrei che emergessero almeno alcuni criteri guida. Sapendo anche che da qui al 2021 tutti vorranno fare qualcosa su Dante, perché a differenza di altri personaggi della letteratura di Dante si campa: non vale per Petrarca, per esempio, ma per Dante sì. Quindi moltissimi che non si sono mai occupati di Dante vorranno occuparsene e questo è e sarà un movimento positivo. Tuttavia, il primo e fondamentale criterio che l’Ente pubblico deve stabilire è che non si deve spendere un solo euro che non sia finalizzato a durare nel tempo. Tutto quello che l’Ente pubblico fa su Dante deve lasciare traccia, una lunga traccia.”

 

Deve essere una semina…

“Sì. Deve essere una semina, che poi fa germogliare la pianta, la fa crescere per raccogliere più avanti i frutti. E così via. Il 2021 non è il punto di arrivo ma il punto di partenza, cioè occorre avere una visione di lungo periodo. Dante diventa una priorità se ciò che Ravenna fa per Dante dura nel tempo e se dura nel tempo significa anche che si esce dall’ambito locale e provinciale, diventa universale. Quello che si costruisce localmente deve durare nel tempo, e così non è semplicemente locale. ”

 

Come valuta questa proposta di Ravenna Teatro e Ravenna Festival di dedicare a Dante una trilogia della Commedia nel 2017, nel 2019 e nel 2021?

“Io considero questa cosa di Ravenna Teatro che farà l’Inferno nel 2017, il Purgatorio nel 2019 e il Paradiso nel 2021 come l’avvenimento culturale più importante che avviene a Ravenna negli ultimi decenni. Questa decisione di Cristina Muti Mazzavillani e di Ravenna Festival è una rivoluzione su questo tema e spiego perchè. I dantisti nel corso dei secoli, quelli di Firenze, Roma, Bologna, Verona, etc… hanno fatto uno sforzo titanico per ridurre il ruolo di Ravenna a semplice città custode della tomba di Dante. Cristina Muti ha proposto una svolta perché ha affidato per la prima volta un’opera complessa e importante su Dante a mani ravennati, non a qualcuno che veniva da fuori. Ovviamente non per farne una cosa locale, ma universale, come si diceva prima. È un fatto di straordinaria importanza, spero che funzioni e produca un fenomeno identitario, cioè che porti la città a essere coinvolta e a identificarsi con l’opera dantesca. Se non sbaglio Marco Martinelli ed Ermanna Montanari hanno intenzione di coinvolgere la citta in questo lavoro. È rischioso ma è la strada giusta. Se loro riescono a portare la Commedia nel territorio, coinvolgendo migliaia di persone, e se riescono a mettere in evidenza i vari passaggi della Divina Commedia in cui Dante parla di Ravenna, fanno un’operazione culturale fondamentale. Perché Dante prende spunto da luoghi di Ravenna. Il Cristo di Sant’Apollinare è descritto tale e quale nella Commedia, così come il corteo dei Martiri di Sant’Apollinare Nuovo. Se noi riusciamo a visualizzare la Ravenna della Divina Commedia noi non facciamo un’operazione provinciale ma l’esatto contrario. Perché creiamo un legame stretto fra Dante, la sua opera e Ravenna. Non è Dante che ha bisogno di Ravenna. È Ravenna che ha bisogno di Dante.” 

 

A Ravenna c’è anche il Presidente della Cassa di Risparmio e dell’ABI Antonio Patuelli che si sta muovendo su Dante da tempo, anche con l’Accademia della Crusca. L’ha sentito? Che cosa pensa del suo impegno?

“Non abbiamo avuto occasione di parlarne approfonditamente. Ma è chiaro che se il Comune mette a punto un progetto, poi servono i finanziamenti e noi abbiamo la fortuna a Ravenna di avere un banchiere che capisce di cultura ed è appassionato di Dante. Questa può essere considerata, appunto, una fortuna, anche se non possiamo limitarci alle forze economiche locali. Con un grande progetto dobbiamo essere in grado di catturare l’attenzione di mecenati e investitori nazionali e internazionali.”

 

La sua tesi, quella che sostiene da tempo e che ha ribadito poco fa, è che la Commedia sia stata scritta proprio a Ravenna nel suo corpo fondamentale. Dunque non è un incidente questo legame fra Dante, la Commedia e Ravenna?

“È così. Perché non esiste che la Commedia sia stata scritta in tredici corti diverse. Non esiste. Le tre parti della Divina Commedia si richiamano in maniera rigorosa l’una all’altra e sono il frutto di un grande sforzo unitario, che non poteva essere realizzato da Dante in tanti luoghi diversi, come invece ipotizzano e sostengono tanti dantisti.”

 

Tuttavia il percorso di costruire un’alleanza delle città di Dante – da Ravenna a Firenze a Verona – per dare vita a un progetto nazionale di grande respiro, come fu quello in occasione del 1921, quando fu fatta anche una legge nazionale speciale per le celebrazioni, questo percorso è in qualche modo obbligato?

“Sì, ma bisogna guidarla quest’alleanza. Questo è il punto. Recentemente è stato scoperto nell’area di Classe e di San Severo un serventese che reca queste tre rime feltro, veltro, peltro… guarda caso sono le tre rime che Dante usa nel canto primo della Commedia, anche se non nello stesso ordine. Riflettiamo su questa cosa, per riflettere sul ruolo che deve giocare Ravenna.”

 

Il manico deve rimanere a Ravenna, lei dice. Ma questo non significa che Ravenna deve fare da sola… perché non vorrei che finisse come con Ravenna 2019, quando, pur di far da soli e con le nostre forze, abbiamo finito per perdere.

“Assolutamente no. Non possiamo fare da soli. Non ne saremmo capaci. Ma la guida deve essere a Ravenna. Poi Ravenna deve essere in grado di coinvolgere e catalizzare tante competenze e risorse.”

 

In conclusione, lei spera che il Comune stia riflettendo e non dormendo, ma quando si aspetta che siano rese pubbliche le prime proposte o le linee guida di cui parlava prima?

“Domani. Domani, perché siamo in grave ritardo. Questa è una grande occasione. Ma rischiamo di arrivare al 2021, che è domani, avendo perso ancora una volta il treno. Spero che negli incontri con il Ministro Franceschini gli amministratori ravennati abbiano parlato di questo, cioè del “Progetto per Dante” di Ravenna, per portarsi a casa finanziamenti e impegni importanti. Ma non so se sia così, non so quale sia l’esito di questa trattativa. Temo invece che mi verrà presto detto che non ci sono i soldi per fare le cose che ho proposto. Temo che la risposta sarà ancora una volta questa. Me lo sento già.”

 

Ma siamo sempre lì: serve un grande progetto credibile per trovare i finanziamenti. Chi finanzia oggi a scatola chiusa?

“Esatto. Se fai il progetto, dopo puoi cercare i soldi per realizzarlo. Non te li dà nessuno i soldi prima di avere presentato un progetto. Quindi non mi venite a dire ora che non ci sono soldi, prima di avere presentato un progetto e prima di avere inserito in quel progetto le mie proposte o quelle di altri.”

 

A margine di questa chiacchierata su Dante, come osservatore delle cose della polis, le chiedo un giudizio su questi primi sei mesi di governo della nuova amministrazione comunale guidata dal Sindaco Michele de Pascale. Come vanno le cose secondo lei?

“Non dò una risposta ora. Perché mi sono ripromesso di darla solo dopo avere visto e giudicato un anno di lavoro. Adesso è ancora presto.”

 

A cura di P. G. C.

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