Clandestino con sei alias denunciato. Nei guai anche il suo datore di lavoro

L'uomo è stato fermato al volante di un autocarro di proprietà di una ditta per la quale faceva alcuni lavoretti

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Era sprovvisto di permesso di soggiorno, pertanto clandestino; forniva false dichiarazioni agli agenti, circa le proprie generalità; esibiva patente di guida, poi risultata contraffatta, recante la sua foto ma intestata a un connazionale, di 35 anni, regolare in Italia, e a suo carico c’era un decreto di espulsione emesso, nel 2012, dal Questore di Ravenna.

Questi gli illeciti accertati, nei giorni scorsi, dalla Polizia Municipale di Ravenna, a carico di un cittadino nigeriano, durante l’ordinaria attività di controllo del territorio, attuata, nella circostanza, dall’Ufficio Forese, nell’abitato di San Romualdo, in via S. Alberto.

L’uomo era al volante di un autocarro Ford Transit, di proprietà di una ditta con sede a Ravenna, quando gli agenti gli hanno intimato l’alt. Visto che risultava privo di documenti di identità e sussistevano dubbi circa l’autenticità della patente esibita, lo stesso è stato invitato a seguirli presso il Comando al fine di procedere a un fermo di identificazione, tramite foto segnalamento, unitamente ai colleghi dell’Ufficio Polizia Giudiziaria.
Le verifiche eseguite, oltre a confermare la contraffazione del documento, hanno permesso di risalire alla vera identità dell’extra-comunitario. Trattasi di un 47enne, clandestino, gravato da Ordine di espulsione, già censito nella Banca dati delle Forze dell’ordine con almeno altri sei nomi diversi (alias).

Immediatamente è scattata la denuncia all’Autorità Giudiziaria per violazione delle norme sull’immigrazione, false attestazioni rese a pubblico ufficiale, utilizzo di atto falso e guida senza patente. Contestualmente lo stesso è stato posto a disposizione dell’Ufficio Immigrazione della Questura per l’attivazione delle relative procedure di espulsione.

Successivi accertamenti, in merito alla posizione lavorativa dell’uomo, hanno consentito inoltre di appurare che il medesimo era irregolarmente “utilizzato” presso un’impresa di piccole manutenzioni del ravennate. Il datore di lavoro è stato quindi indagato a piede libero per aver impiegato alle proprie dipendenze un lavoratore straniero clandestino e aver in tal modo favorito la sua permanenza illegale nel nostro Paese.

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