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Luca Antonellini è stato licenziato dall’Autorità Portuale: parla la moglie

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L’ingegner Luca Antonellini, capo area del settore pianificazione e sviluppo di Autorità Portuale Ravenna – agli arresti domiciliari da mercoledì scorso per la nota vicenda che ha visti coinvolti anche il Commissario Giuseppe Meli e il Segretario generale Pietro Davide Margoraniè stato licenziato. La lettera di licenziamento senza preavviso, vale a dire il licenziamento in tronco, gli sarebbe stata recapitata oggi. Ce lo racconta la moglie al telefono. Lui, Antonellini, ovviamente non può parlare. Ma la moglie sì. E, soprattutto, la signora Simonetta Zaccarini ha parecchia voglia di parlare. 

 

Dice che la famiglia è molto provata da tutta la vicenda e lei stessa è affranta, dal momento che soffre anche di una malattia invalidante gravissima, la sclerosi multipla, che l’ha già resa invalida al 100%. La signora, fra l’altro, è stata privata della patente e per riottenerla dovrebbe sottoporsi ad un nuovo esame che le consenta di usare automobili con dispositivi speciali, studiati per chi è affetto da una malattia come la sua. La signora aggiunge che negli ultimi mesi la sua situazione si è aggravata – come certificano i medici – e naturalmente questo stato di stress dovuto alla vicenda del martito non le sta assolutamente giovando.

 

Da quanto tempo dura questa situazione di disagio di suo marito all’interno dell’Autorità Portuale?

“Da circa sei mesi. Ma all’inizio erano soprattutto sensazioni. Poi è accaduto un fatto che ha cambiato tutto. A fine luglio mio marito è stato sottoposto a un primo provvedimento disciplinare perché ha usato la mail dell’ufficio per promuovere una raccolta fondi per una donazione in favore della famiglia di una collega morta qualche giorno prima. È stato accusato anche di questo, capisce.”

 

Quindi non si è trattato di un uso privato, semmai di un uso improprio della mail, ma a fin di bene?

“Sì. E per me questa cosa è allucinante. Un provvedimento per questa cosa?”

 

Ci sono stati altri provvedimenti disciplinari nei confronti di suo marito?

“Sì, ce ne sono stati altri dopo quello di fine luglio, perché c’è stato un crescendo di tensioni in Autorità Portuale e io ho vissuto di riflesso tutte queste situazioni incresciose che vedevano coinvolto mio marito. Ma poi mio marito mi diceva anche che questi provvedimenti disciplinari in realtà non arrivavano mai a capo di nulla, non si concludevano, non succedeva nulla. E lui era esasperato nell’attesa di quello che poteva accadergli per via di questi provvedimenti.”

 

Ma che mi dice di quei messaggi – perlomeno strani – che suo marito ha inviato alle persone coinvolte, vale a dire Meli e Margorani, poi riportati da tutta la stampa?

“So che mio marito quelle cose le ha scritte, lo so perché me le faceva leggere quelle cose dopo che le aveva scritte.”

 

Ma lei cosa ne pensa?

“Penso che lui fosse molto esasperato. Era tutto frutto dell’esasperazione. L’hanno portato all’esasperazione.”

 

Ma questa cosa dell’essersi recato in sede con le guardie giurate, lei come la giustifica? 

“Lì lui ha avuto paura. Perché a me risulta che mio marito sia stato convocato prima in Capitaneria di Porto e lì lui non è voluto andare, perché non era quello il suo luogo di lavoro. Poi è stato convocato alle 18 in Autorità Portuale, cioè in orario di chiusura degli uffici. E lui mi ha confessato che aveva paura.”

 

Perciò ha deciso di presentarsi prima e accompagnato dalle guardie giurate. Insomma, temeva per la propria incolumità?

“Certo. Fra l’altro lui si è trovato di fronte a tre militari di cui due in assetto praticamente da esercitazione. Io non voglio dire di più, ma certo presentarsi in quel modo… volevano dare una dimostrazione di forza.”

 

Suo marito è stato più sentito dai magistrati?

“No. È stato sentito solo per pochi minuti e poi gli hanno notificato il provvedimento degli arresti domiciliari. Dopo più nulla.”

 

Quindi siete in attesa di una convocazione?

“Penso di sì. Anche perché mi risulta che i magistrati hanno parlato per pochi minuti con mio marito, mentre hanno parlato per tre ore con le altre persone coinvolte. Dovrebbero ascoltare anche le ragioni di mio marito.”

 

Ma c’è qualcosa di più importante sotto questa storia che non mi ha voluto dire o è davvero tutto qui, signora?

“Io quello che potevo dirle l’ho detto. Il resto lo faccia lei, se vuole saperne di più. È lei il giornalista.”

 

Il nostro colloquio termina qui. La signora ci autorizza a riportare le sue parole. È una donna provata e malata, ma molto lucida. Naturalmente, l’ultima frase del colloquio ci fa pensare che la faccenda non finirà qui e che, probabilmente, qualcosa di nuovo potrebbe saltare fuori nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. 

 

A cura di P. G. C. 

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