Processo Cagnoni: l’Udi devolverà ad un progetto educativo l’eventuale risarcimento di parte civile

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Martedì 10 ottobre inizierà, nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Ravenna, il processo al dermatologo Matteo Cagnoni accusato dell’assassinio della moglie, Giulia Ballestri. A cinque giorni dalla prima giornata di udienza, l’Udi di Ravenna che si è costituita parte civile nell’ambito del procedimento, ha incontrato ieri pomeriggio le giornaliste per raccontare come si prepara a vivere questo processo ed ha annunciato che “investirà” in un progetto educativo l’eventuale risarcimento.

Ma andiamo con ordine. L’appuntamento si è svolto nella sede della Casa delle Donne di via Maggiore, nella saletta adibita a biblioteca. Presenti insieme alle donne dell’Udi anche alcune rappresentanti della Casa delle Donne e l’avvocata Sonia Lama che ha assistito l’associazione in occasione della sua costituzione a Parte civile e avrà il compito di rappresentarla in sede di dibattimento.

È la seconda volta nella nostra storia che siamo presenti in un processo come parti civili – ha esordito  Lia Randi Legale rappresentate dell’associazione -. La prima volta è accaduto tanti anni fa, in occasione del processo a Pasolini Dall’Onda. Un processo che fece scalpore a Ravenna. In quel processo l’Udi fu accettata, ma senza diritto di parola. È la prima volta invece che siamo parte civile in un processo di femminicidio, grazie ad una modifica del nostro statuto”.

E questa volta, il ruolo che la storica associazione si appresta svolgere all’interno del dibattimento processuale, sarà sensibilmente diverso.

“Certo, – ha spiegato l’avvocata Lamanon avremo un ruolo come quello delle Parti civili ‘tradizionali’ e non sta a noi dimostrare l’eventuale colpevolezza dell’imputato. Quello che dovremo fare è difendere nel processo l’interesse perseguito dall’associazione”, interesse leso dal reato che costituisce il cuore del procedimento penale in questione.

“Condotte abusanti o violente ai danni delle donne”, scrive, a proposito dell’Udi, il giudice nelle quattro pagine di osservazioni sulla richiesta di costituzione delle parti civili, “risultano idonee a frustrare” la mission dell’associazione che si concretizza nella tutela della donna e della sua libertà ad autodeterminarsi.

“Quando sarà il mio turno, probabilmente in sede di discussione finale – ha detto  l’avvocata Lamainterverrò per difendere quell’interesse e quel diritto che hanno consentito all’Udi di entrare nel processo”.

C’è anche un secondo aspetto molto importante: la costituzione di parte civile porta infatti con sé la richiesta del riconoscimento del danno.

 

L’eventuale risarcimento, ha annunciato Lia Randi, sarà devoluto ad un progetto di educazione culturale “differente” nelle scuole, con l’obiettivo di dare un contributo a scardinare quella cultura della diseguaglianza da sempre terreno fertile per la violenza contro le donne. Un tema, quello dell’educazione ad una cultura di genere, che sta molto a cuore all’Udi.

“Pensiamo che le mobilitazioni non siano sufficienti – ha detto Lia Randi – e noi siamo impegnate quotidianamente, non solo in modo eclatante”.

“In Italia c’è un femminicidio ogni due giorni – ha ricordato Barbara Domenichini coordinatrice della Casa delle Donne -. Questa attività di tipo educativo non deve essere pensata solo per i bambini nei confronti delle bambine. Non abbiamo idea della difficoltà che ci può essere per molte di noi a comprendere che quello che stiamo vivendo è una violenza e magari se ce ne rendiamo conto non sappiamo come e a chi chiedere aiuto”.

Infine una parte dell’incontro è stata dedicata ad una breve riflessione sul linguaggio utilizzato quando si parla di episodi di violenza nei confronti delle donne.

I media, ha sottolineato l’avvocata dell’associazione, prediligono i titoli che fanno leva sulla morbosità. Al contrario la parola femminicidio spesso viene snobbata come se fosse un neologismo brutto e inutile. Talvolta è oggetto addirittura di derisione anche nelle aule di giustizia.

Ma le parole come diceva un indispettito Nanni Moretti ad una impacciata giornalista in “Palombella rossa” sono importanti e in certi casi possono contribuire anch’esse a creare un diverso punto di vista, una nuova e più giusta prospettiva.

A cura di Ro. Em.

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