Decreto sicurezza. Sindaci si oppongono, de Pascale sull’argomento: “Alcune norme vanno modificate”

Più informazioni su

Infuria la polemica sul tema della sicurezza: diversi sindaci, a partire da quelli di Reggio Calabria, Parma, Palermo, Napoli e Firenze (ai quali si è unito anche il primo cittadino di Milano) si sono opposti all’applicazione del “decreto sicurezza” voluto da Salvini: hanno dichiarato infatti che non applicheranno alcune disposizioni contro gli stranieri, da loro ritenute incostituzionali (il più contestato è l’articolo che vieta l’iscrizione all’anagrafe ai titolari di permesso di soggiorno). 

Salvini ha contrattaccato rispondendo che chi non applicherà la legge verrà denunciato. Nella polemica è intervenuto anche il presidente dell’Anci Antonio Decaro, dichiarando necessario un incontro tra sindaci e governo per modificare la legge. Il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, sentito dalla nostra Redazione in merito all’argomento, ha dichiarato che “è più che evidente che il decreto Salvini apre a molti sindaci problematiche fortissime, non solo di tipo etico rispetto alle proprie convinzioni personali ma anche di contrasto con la costituzione, perché più di un suo aspetto rischia di vedere una censura sotto il profilo costituzionale.” 

“Se è verissimo che non spetta ai sindaci giudicare la legittimità costituzionale delle norme, – ha proseguito de Pascale – è altrettanto vero che nel recente passato non ha portato molta fortuna ai governi il fatto di andare in potenziale scontro con il dettato costituzionale: l’ultimo governo ha visto censurate dalla consulta molte delle norme che aveva approvato. Non è quindi consigliabile, neanche per questo governo, mettersi su questa scia. Ci sono però alcuni elementi molto concreti, che parlano trasversalmente alle problematiche di tutti gli amministratori a prescindere dalle loro convinzioni personali o politiche: il primo è che qui non si sta ponendo il tema di disapplicare una norma di legge, ma si sta creando una situazione dove ci sono diverse norme le une in contrasto con le altre“.

“Per quello che riguarda, ad esempio, il tema della residenza anagrafica, – ha spiegato – la nuova norma presente nel decreto vieta l’iscrizione all’anagrafe ai titolari di permesso di soggiorno (ndr: senza iscrizione anagrafica non si può avere la residenza), ma esistono altre norme  – ad esempio quelle del ‘98, come ha spiegato l’ex giudice Sabino Cassese in un’intervista – che invece danno il diritto all’iscrizione anagrafica da parte di chi ha un regolare permesso di soggiorno.”

“In più – ha aggiunto il Sindaco – qui si apre un altro tema delicato: spesso all’iscrizione anagrafica sono legati diritti sociali e civili (sorgerebbero, per esempio, problemi legati alle cure sanitarie, al diritto all’istruzione…) che la Corte costituzionale ha più volte ribadito essere patrimonio di tutti. Con norme le une in contrasto con le altre, i sindaci hanno la certezza, qualunque norma applicheranno, di vedersi ‘censurati’ per la non applicazione di un’altra – o da parte delle prefetture, o da parte dei cittadini a cui viene negato un diritto: questo fatto da solo dovrebbe portare il governo ad accogliere la proposta dell’Anci di sedersi a un tavolo e modificare alcune di queste norme”.

Il governoha concluso de Pascaleha il diritto di portare avanti la sua linea politica, ma non lo deve fare né in spregio alla costituzione – che ‘passa sopra’ alle norme di legge – né mettendo i sindaci in una condizione di estrema difficoltà, nella quale sono assolutamente comprensibili e legittime le posizioni anche più “dure” espresse da alcuni colleghi. Ultimo elemento: il governo dovrebbe spiegare a qualsiasi cittadino italiano, a prescindere dalla sua opinione politica, perché viene definita ‘norma sulla sicurezza’ una norma che, senza prevedere le risorse per i rimpatri o le espulsioni, trasforma una persona con regolare permesso di soggiorno in un clandestino. Questa è una ulteriore ragione, di buonsenso e non di parte, per dire che questa norma va rivista”.

Più informazioni su