Castel Bolognese. Amministrative, intervista a Jacopo Berti candidato sindaco per “Prima Castello”

La lista “Prima Castello” a trazione leghista si presenta senza fare promesse. Berti: “Vogliamo migliorare ciò che abbiamo. La circonvallazione va fatte senza penalizzare le aziende agricole. Puntiamo a riformare i regolamenti dell’Unione dei Comuni.

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L’hanno notato in pochi, ma “Prima Castello” non ha più il punto esclamativo: la lista civica a trazione leghista che punta ad andare a governare Palazzo Mengoni ha fatto un lifting proprio prima di essere presentata ufficialmente all’Ufficio elettorale di Castel Bolognese per sfidare il centrosinistra di “Democratici per Castello” e il MoVimento 5 Stelle alle urne che saranno aperte domenica 26 maggio dalle 7 alle 23 per l’elezione dei nuovi sindaco e Consiglio comunale, oltre che per il rinnovo del Parlamento Europeo.

“Abbiamo voluto sottolineare che nelle nostre attenzioni ci sono sì prima i castellani, ma che questo deve diventare un concetto di base – spiega Jacopo Berti, il giovane candidato sindaco -, quindi senza esclamazioni.Anche il simbolo ha ricevuto un piccolo restyling: comunque è sempre ‘Civicamente Castellani-Prima Castello’”. In pratica dalla grafica sono stati eliminati alcuni piccoli riferimenti alla Lega, di cui peraltro Berti è esponente di spicco nella zona, essendo già stato consigliere comunale sia a Castel Bolognese sia a Faenza. In questo 2019 di chiamata al voto “Prima Castello” ha un più spiccato Dna leghista, vista la palese debolezza in zona, di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Unione di Centro.

“Desidero precisare che rimaniamo una lista civica – dice il 26enne aspirante sindaco -, in quanto, oltre al sottoscritto impegnato totalmente nella Lega e per la Lega e ad un altro dei candidati consiglieri tesserato dal 1994, le altre persone non hanno tessere di partito. E’ ovvio che l’area di riferimento può essere quella della Lega o del centrodestra, però abbiamo ritenuto di porci anzitutto come castellani al servizio dei nostri concittadini”.

Quella del 26 maggio sarà una partita a tre, in un Comune di circa 10mila abitanti, dove non è previsto ballottaggio: chi arriva primo si prende l’intera posta, cioè sindaco e maggioranza consiliare. Su Castel Bolognese spira il “vento del cambiamento” incarnato dalla Lega e dal MoVimento 5 Stelle e da quale parte?
“Siamo pur sempre a Castello, che ha la sua storia, le sue tradizioni e la sua compagine politica di riferimento storica; allo stesso tempo ci rendiamo conto che quello che poteva essere il ‘partitone’ di governo non è più forte come una volta e che il ‘vento del cambiamento’ si sente. Le possibilità di farcela ci sono, però fino a lunedì 27 non si riuscirà a capire chi avrà la meglio. Sento, stando in mezzo alla gente, che sarà quanto meno un testa-a-testa fra le tre liste per la prima volta in questo Comune. Nessun proclama da parte mia fino al giorno del voto”.

Negli ultimi giorni è tornato d’attualità il tema della circonvallazione, che tutti vorrebbero, che per il centrosinistra l’iter di realizzazione è partito, che per il M5S è ancora un sogno un po’ lontano…
“Nella fase di dibattito, noi ci siamo confrontati sposando la linea di alcune associazioni di agricoltori, le quali affermano che il progetto di circonvallazione come viene attualmente inteso non risolve tutti i mali. La variante andrebbe a ‘tagliare’ i terreni di diverse aziende, portando alla chiusura le piccole. Abbiamo sempre cercato di tutelare la nostra agricoltura: la nostra proposta è fissare con chiarezza l’entità dei rimborsi in fase di esproprio, tenendo conto del fatto un terreno agricolo non è un fabbricato e che molti imprenditori hanno l’abitazione all’interno dell’azienda. Questi imprenditori agricoli devono essere messi in grado di non dovere cessare l’attività e di avere la casa come prima. Ricordo che in Consiglio comunale ‘Prima Castello’ ha votato a favore della circonvallazione, specificando che gli agricoltori soggetti al rischio di esproprio vanno tutelati al massimo”.

Con l’annunciata nascita di un casello dell’autostrada A14 tra Castel Bolognese e Solarolo si potranno mettere in campo anche altre soluzioni?
“Si è venuto a sapere che la sua realizzazione è uscita dalla lista degli interventi prioritari della Regione Emilia-Romagna, quindi non essendo più un’opera strategica, si potrà iniziare a parlare di casello autostradale una volta portata a compimento la costruzione della quarta corsia dell’A14. Si possono quindi immaginare i tempi… Pertanto i proclami fatti dalle giunte comunali sin qui avvicendatesi sono tutti aria fritta”.

Togliere i camion e comunque il traffico di transito dalla via Emilia all’interno di Castel Bolognese va a ridurre l’inquinamento a beneficio della salute. Può essere però che meno gente passa, meno gente si ferma a spendere denaro in città, pensando anzitutto a bar e ristoranti?
“Già dal 2009, alla partenza del dibattito in merito, si dice che la Via Emilia è una fortuna e al tempo stesso una sfortuna. Io da allora resto dell’idea che un tragitto di 7 chilometri, quindi lungo, per la circonvallazione, imponendone l’utilizzo ai mezzi pesanti e non a quelli ‘leggeri’ può far sì che venga raggiunto un buon passaggio di qualità da valutarsi con un certo interesse. Dopodiché sarebbe possibile mettere in campo una ‘minivariante’ che nascerebbe sfruttando i due corsi laterali, ossia Via Roma e Viale Umberto I, in modo da potere pedonalizzare il ‘vero’ centro storico che è poi la Via Emilia e non Piazza Fanti e Piazza Bernardi che sono sempre stati due parcheggi e che l’amministrazione di centrosinistra ha voluto pedonalizzare per fare una bellissima vetrina per avere un paese morto”.

“Prima Castello” si presenta con una campagna elettorale a “promesse zero”: coraggiosa come scelta di catturare il maggior numero di elettori.
“Il punto di partenza è uno: se dovessi dire che Castel Bolognese è un Comune dove tutto va male, sarei un bugiardo. Perché qui tante cose funzionano, però non sento il bisogno di dovere promettere una caserma nuova per i carabinieri che non è l’amministrazione comunale che può farla, la variante che è compito dell’Anas, così come il casello: vedo altri promettere… Preferisco piuttosto dire cosa si può fare per migliorare ciò che abbiamo: nel nostro programma infatti l’unica promessa è dare una nuova sede al Museo Civico; il resto sono tutti miglioramenti, di poco costo. Il tempo delle promesse elettorali è finito”.

Come potrebbe intervenire il “sindaco Berti” sul miglioramento dei servizi ai cittadini?
“Con l’Unione dei Comuni, a cui sono contrario perché volta al risparmio economico senza avere il bene dei cittadini come obiettivo, si è accentrato tutto su Faenza, la gente soffre questa situazione nei piccoli paesi, non conosce ‘questa’ Unione. Nei sei Comuni ci sono altrettante amministrazioni di centrosinistra, ma nel momento in cui viene meno questa omogeneità cambia lo scenario. Ad oggi a Castello dobbiamo constatare l’allontanamento di diversi servizi, come le attività demografiche e la polizia municipale; poi in altri casi l’Unione è stata un’opportunità come la stazione appaltante per accedere ai bandi di finanziamento, al servizio di avvocatura che prima non c’era. Premesso che uscire dall’Unione è impossibile a causa dei vincoli stringenti posti dallo Statuto riformato su iniziativa del Pd, bisogna modificare l’Unione dal suo interno, rivedendo i regolamenti, la gestione dei servizi sociali nell’ottica di avere i cittadini al centro dell’attenzione”.

Visto da una certa ottica faentina, a essere i “succhiaservizi” sono gli altri cinque Comuni che approfittano di strutture ben più grandi messe a disposizione dalla città di riferimento.
“Avendo avuto attività politica sia a Castello sia a Faenza, posso dire che esiste in maniera non così diffusa questa opinione, però va anche sottolineato che alla nascita effettiva dell’Unione della Romagna Faentina, Castel Bolognese ha perso tanti servizi. D’altra parte c’è da dire che, quando si è trattato di realizzare l’unione delle Aziende di Servizi alla Persona, a Faenza hanno fatto comodo i beni delle piccole Asp per ripianare il debito di quella faentina, e Castello ha versato più di 3 milioni di euro per ripianare parte di quel grande debito. Quindi il problema dell’Unione dei Comuni è l’Unione stessa, che nessuno ha deciso, con i Consigli comunali in mano al Pd, con l’indirizzo politico calato dalla Regione Emilia-Romagna. Oggi ci ritroviamo con il sindaco di Castel Bolognese che non è più il sindaco del suo Comune ma un assessore dell’Unione”.

In caso di elezione di Berti a sindaco, come sarà la giunta di “Prima Castello”?
“Per ora posso dire che punto su Marco Cavina, attuale capogruppo in Consiglio comunale, come vicesindaco con delega all’urbanistica, e su Angelo Nataloni, candidato consigliere, per la gestione della cultura e dello sport, in quanto storico affermato. Per il resto, con altre deleghe verranno investiti diversi consiglieri comunali”.

Quale atteggiamento chiederà il “sindaco Berti” agli alleati nel governo nazionale del MoVimento 5 Stelle?
“La mia ottica sarà sempre di essere il sindaco di tutti i castellani e la prima cosa che cercherò sarà la collaborazione con tutti. Credo che sarà impossibile averla da un centrosinistra che si ritroverà a perdere il Comune dopo oltre 60 anni, mentre col M5S si potrà cercare un dialogo su tante questioni. E’ chiaro che a livello nazionale è un conto e a livello locale è un altro: qui contano tanto le persone coinvolte”.

Rodolfo Cacciari

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