Apertura via Argine Destro. Ancisi (LpRa): “Sollievo dei residenti, ma restano forti preoccupazioni”

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Scrive Alvaro Ancisi nella sua nota di oggi: “Esattamente due anni fa presentai al sindaco l’interrogazione: “227 residenti in via Argine Destro Ronco, come su un sentiero di guerra”. La strada era da anni in condizione pessime e molto pericolose.”

 

“Il fondo era un mosaico ininterrotto di buche e rattoppi fatti male, perfino lesinando il materiale utilizzato. Allegai alcune foto da incubo scattate di notte sul posto percorrendo in macchina, col cuore in gola, l’intero tragitto tra Madonna dell’Albero e Gambellara al seguito di un esperto residente. Questo problema è stato risolto con un ottimo lavoro di pavimentazione della carreggiata (addirittura troppo attraente come strada ad alta velocità sostitutiva della Ravegnana o della via Cilla). – continua Ancisi – Il crollo della diga di San Bartolo ha sollevato in chi vi abita a lato preoccupazioni maggiori, che giovedì, con il crollo dell’argine destro del Ronco, avvenuto a 150 metri a monte della diga, sono diventate angoscia. Avendole raccolte in diretta, posso riferire che la tempestività con cui l’argine è stato riparato, colmandone lo scavo con dei massi, è stato accolta con soddisfazione e con gratitudine verso i tecnici e gli addetti ai lavori che hanno operato tutta la notte.”

“Preso atto con sollievo, dalle dichiarazioni ufficiali, che il crollo dell’argine è addebitato ad una tana scavata da animali, coperta dalla vegetazione, in cui l’acqua del fiume si è infilata con la piena di questi giorni, per obiettività devo però comunicare alcune perplessità. – aggiunge Ancisi – Lo scavo dell’argine sotto la strada è infatti avvenuto in corrispondenza delle opere messe in atto sulla sponda opposta. Per creare un accesso carrabile al letto del fiume, è stata poi scavata, a poche centinaia di metri a monte, la sponda del lato Ravegnana. Dopodiché, è stato creato un accumulo di massi che, frapponendosi alla corrente del fiume, ne ha rallentato la velocità, allo scopo forse di facilitare i lavori da compiersi, o comunque per ragioni di servizio. Possono essersi prodotti effetti di senso contrario sulla sponda opposta? Se ne potrebbero avere altri? E nel caso, come si intenderebbe prevenirli? Tragedia sulla diga a parte, non sarebbe necessario che gli argini dei fiumi, specie se a maggior rischio di tenuta o di frana, fossero costantemente monitorati onde provvedere sollecitamente alle dovute opere di manutenzione e di pulizia dalla vegetazione e da altri ostacoli o frapposizioni impropri, così prevenendo dei disastri o riducendone l’entità? La tana colpevole del fatto odierno si sarebbe allora intravvista per tempo” conclude Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.

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