Matteo Cagnoni torna davanti ai giudici in Corte d’Assise d’Appello a Bologna con una nuova strategia difensiva

A poco più di un anno dal termine del processo in Corte d’Assise a Ravenna che ha visto la sua condanna in primo grado all’ergastolo per l’efferato femminicidio della moglie Giulia Ballestri – avvenuto nel settembre di tre anni fa – il dermatologo ravennate Matteo Cagnoni torna davanti ai giudici. Mercoledì 25 settembre, a Bologna, inizia infatti il processo in Corte d’Assise d’Appello.

In questo lasso di tempo che Cagnoni ha trascorso principalmente nella casa circondariale di Ravenna, dove è stato trasferito il 25 novembre dell’anno scorso tra le polemiche e le proteste delle associazioni parti civili al processo (Udi, Linea Rosa, Dalla Parte dei Minori) che hanno presentato un interpello alle autorità preposte e raccolto ben 60.000 firme contro la sua permanenza nel carcere ravennate, alcune cose sono cambiate.

LA DIFESA CAMBIA STRATEGIA

Cagnoni non solo ha un nuovo difensore ma la sua strategia difensiva ha subito un significativo cambio di rotta. Pertanto nelle  motivazioni aggiuntive depositate il 6 settembre scorso in cancelleria, il nuovo legale – l’avvocato Gabriele Bordoni che ha sostituito gli avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti dopo che questi ultimi avevano già depositato l’atto d’appello – chiede alla Corte “in via assolutamente preliminare e pregiudiziale probatoria”, di “disporre e procedere… a perizia psichiatrica volta ad accertare la capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento della commissione dei fatti”.

Un elemento di novità non di poco conto che sembra fare a pugni con il fatto che l’imputato continua a proclamarsi innocente oltre che a manifestare la sua insofferenza al carcere, tanto da reiterare la richiesta di arresti domiciliari con la misura del braccialetto elettronico, questa volta non nell’appartamento di Ravenna preso in affitto dai genitori ma in clinica.

Ma andiamo con ordine. Essendo subentrato nella difesa di Cagnoni, come si diceva, dopo che l’atto di appello era stato già depositato, la richiesta dell’avvocato Bordoni si basa inevitabilmente sulla lettura delle carte. Il tema della personalità dell’imputato, in particolare del suo “narcisismo”, era emersa in più di un’occasione durante il processo di primo grado e di personalità narcisistica parla anche il giudice Andrea Galanti estensore del corposo fascicolo che racchiude le motivazioni della sentenza. Il giudice penale però, sottolinea il difensore, “non può compiere da solo valutazioni che richiedono e presuppongono competenze tecnico-scientifiche”.

UN VIZIO PARZIALE DI MENTE… UN GRAVE DISTURBO DELLA PERSONALITÀ

Durante l’indagine, prosegue l’avvocato Bordoni, “questo accertamento non è stato effettuato mentre ora diventa imprescindibile”, visto che proprio i giudici del processo di primo grado definiscono Cagnoni “chiaramente alterato, nella sottopercezione, dalla sua furia omicida”, tanto “da poterlo considerare essere un altro una volta rientrato in sé, dopo l’arresto. Una trasmutazione della personalità – scrive ancora l’avvocato – che, anche escludendosi  i sintomi della psicosi,… farebbero risaltare la sussistenza, al momento del fatto di un vizio parziale di mente, determinato da un grave disturbo della personalità”.

Non solo: tutto questo non sarebbe neppure incompatibile con la condotta dell’imputato dopo la barbara uccisione di Giulia Ballestri nella villa abbandonata di via Padre Genocchi: dalle maldestre operazioni di pulizia sul luogo del delitto alla fuga da una delle finestre della villa dei genitori di Firenze nella notte fra il 18 e il 19 settembre 2016, “rocambolesca e protratta quanto assurda, al pari del successivo rientro in quella dimora dove la Polizia ovviamente lo attendeva per arrestarlo”.

UN NARCISO… BORDERLINE

A sostegno della sua tesi, l’avvocato difensore allega ai suoi “motivi aggiunti” anche due consulenze di parte. La prima è quella del professor Stefano Ferracuti, ordinario di Psicologia clinica alla Sapienza di Roma. Il consulente era fra i testi della difesa, poi all’ultimo momento l’avvocato Trombini rinunciò alla testimonianza. Nelle sue conclusioni il professor Ferracuti definisce Matteo Cagnoni come una persona che “che sotto una superficie di sicurezza ed estroversione, presenta una personalità fragile, con un temperamento instabile, sostanzialmente disfunzionale e valutabile come grave disturbo di personalità narcisistica con aspetti di funzionamento mentale borderline”.

“Lo stesso fatto – rincara la dose il docente universitario – di avere mantenuto un atteggiamento polemico nei confronti della moglie, contemporaneamente affermando con notevole determinazione la sua innocenza, è, a mio parere, indice e misura di una severa strutturazione narcisista-borderline”.

Stabilire in quali condizioni si trovasse mentalmente l’imputato è reso “estremamente più difficile dal fatto che il dott. Cagnoni nega di essere l’autore dell’omicidio”, è la premessa del secondo consulente, il dottor Giovanni Ciraso, specializzato in Medicina legale che basa le sue considerazioni principalmente sui fatti così come vengono accertati nella sentenza.

Al momento del fatto “per cui è a processo – scrive dopo una serie di considerazioni – si ritiene che Cagnoni Matteo presentasse uno scompenso psicopatologico in una personalità borderline”, una condizione che “rappresenta una infermità con azione sullo stato di mente tale da scemare grandemente la capacità di intendere e quella di volere”.

Quella della perizia psichiatrica non è l’unica richiesta che viene fatta in “via preliminare probatoria” ai Giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bologna.

L’avvocato Bordoni chiede quindi che vengano disposti accertamenti presso la Banca del Dna sul materiale trovato sotto le unghie di Giulia Ballestri, sulle altre impronte trovate sul bastone usato per colpirla presumibilmente nella prima fase dell’aggressione nonché ulteriori esami sul contenuto gastrico della vittima per stabilirne l’orario della morte.

A questo scopo il difensore di Cagnoni allega ai suoi motivi aggiunti uno scambio di mail con il professor Franco Tagliaro che afferma che è rimasto ancora una quantità sufficiente di contenuto gastrico analizzabile.

Sempre in via “preliminare probatoria” viene poi chiesto alla Corte di procedere all’audizione del tecnico di parte, dottor Lorenzo Benedetti, sul tema dell’allarme della villa di via Padre Genocchi e di assumere la testimonianza di una coppia di amici relativa al comportamento di Matteo Cagnoni e della moglie nel pomeriggio e nella serata del 13 settembre 2016, giorno in cui i due coniugi si recarono dall’avvocato per la separazione.

Infine, sul piano preliminare e pregiudiziale processuale, viene riproposto il tema dell’inammissibilità della costituzione di parte civile, di Udi, Linea Rosa, Dalla Parte dei minori e Comune di Ravenna.