Strade scolastiche chiuse al traffico: l’esperienza di Faenza, tra alti e bassi, continua

Se avete figli in età scolare, l’argomento vi riguarda. Si parla di inizi di giornata caotici, di corse per arrivare in tempo a lavorare, prima di aver portato i figli a scuola, magari all’ultimo minuto e di parcheggi “pirata”, nei posti più azzardati: su marciapiedi, in mezzo a piste ciclabili, davanti ai passi carrai, sul posto riservato ai disabili. Ma solo per 5 minuti! Chi non si è trovato a farlo o ad osservare persone che lo fanno alzi la mano.

Accanto alla stragrande maggioranza di genitori che, per comodità o per esigenze imprescindibili, sceglie l’auto per accompagnare la prole a scuola, c’è anche una fetta che preferisce muoversi a piedi o in bicicletta. Per loro, la vita di prima mattina non è molto più semplice. Costretti a pericolosi slalom tra le auto, parcheggiate magari proprio dove il passaggio sarebbe riservato ai ciclisti o ai pedoni.

Difficoltà da entrambi i lati che alimentano vere e proprie “faide”, tra automobilisti e ciclisti, e fanno perdere di vista lo scopo comune e purtroppo, spesso, il rispetto per l’altro.

Da queste considerazioni è nata la proposta delle “strade scolastiche”, cioè la possibilità di chiudere o limitare il traffico delle auto sulle vie cittadine in cui sorgono le scuole. In diversi Paesi del Nord Europa è la regola già da tempo, in Italia alcune città si sono attrezzate in tal senso (vedi Bolzano, ma anche in provincia di Reggio Emilia. In Romagna, Castel Bolognese e Bagnacavallo hanno aree car free davanti alle scuole), mentre altre stanno tentando delle sperimentazioni.

strade scolastiche

A Faenza c’è un gruppo di attivisti, impegnati sui temi della mobilità sostenibile, che già dallo scorso anno scolastico ha tentato di ottenere aree libere dalle auto davanti alle scuole. Portavoce di questo gruppo, la faentina Linda Maggiori, mamma di quattro figli, ideatrice del blog Famiglie senz’auto e persona molto attiva, nel concreto e sui social, a sensibilizzare la popolazione su questi temi.

“Faccio parte di un coordinamento di associazioni nazionali per la mobilità sostenibile (Fiab Legambiente, l’associazione dei pediatri ed altre) – spiega Maggiori – e da tempo ci stiamo muovendo su questo fronte. Personalmente, tutto è partito da quando porto a scuola i bambini: l’anno scorso avevo chiesto la possibilità di chiudere la strada davanti alla scuola materna Panda a Faenza”.

“Si tratta di una stradina chiusa, che costringe a fare retromarcia per uscire, creando una grande congestione di traffico, tra chi entra e chi esce – prosegue -. L’anno scorso il Comune l’ha fatta chiudere, ma a mio parere, non è stata curata molto la comunicazione”.

Il provvedimento deve essere stato letto in maniera “punitiva” da una buona parte di genitori, che in poche settimane hanno dato vita quasi ad un “sommovimento popolare”, raccogliendo circa 400 firme, per liberarsi da quella che era vissuta come una costrizione.

strade scolastiche

“L’esperimento però ha tenuto e quest’anno c’è ancora – prosegue Maggiori -. A livello personale è stata una vicenda molto brutta. In quanto promotrice dell’iniziativa, sono stata additata come la fonte del problema e c’è anche chi ha smesso perfino di salutarmi quando mi incontra la mattina. Putroppo è una difficoltà che incontrano anche altre persone in altre città, quando i provvedimenti devono essere richiesti dai singoli cittadini. Per questo abbiamo chiesto che le strade scolastiche diventino norma nazionale”.

Così è stata organizzata una petizione a livello nazionale e a primavera scorsa si sono avuti i primi risultati tangibili: in occasione della riforma del codice della strada, le associazioni che promuovono la mobilità sostenibile sono state audite alla Camera e il loro parere è diventato parte della nuova legge: l’art. 1 della riforma prevede infatti l’istituzione a livello nazionale di aree scolastiche come obbligo per tutti i Comuni italiani. Non necessariamente strade chiuse al traffico: laddove non sia possibile pensare ad una vera e propria interdizione alle auto negli orari di entrata ed uscita da scuola, è possibile istituire delle zone a traffico limitato, oppure più semplicemente zone con limite di velocità a 30 km/h.

Con la caduta del precedente Governo, che si stava occupando della cosa però, tutto è rimasto fermo all’approvazione della Camera, in attesa del nullaosta definitivo al Senato.

strade scolastiche faenza

“Ora il nostro tentativo, come attivisti, è quello di spingere quanti più Comuni e scuole a sperimentare le strade scolastiche – continua Maggiori -. Si potrebbero organizzare anche momenti festosi, con i bambini che per un giorno disegnano le strade con i gessetti colorati. Cominciare con piccole sperimentazioni, magari nelle ultime settimane di scuola, per poi arrivare a settembre prossimo con provvedimenti più articolati e duraturi”.

“L’idea è quella di utilizzare la gradualità, per far testare la novità ai genitori e rendere il cambiamento accettabile”, spiega Maggiori, che prosegue: “l’abbiamo chiesto a tutti gli istituti di Faenza e alcuni, come il Carchidio si è dimostrato sensibile e disponibile. Speriamo nel sostegno del Comune”. L’idea è anche quella di organizzare un flash mob che possa sensibilizzare la popolazione. Linda Maggiori e il coordinamento di associazioni di cui fa parte stanno cercando persone disponibili a prendervi parte.

Per ora, a Faenza, accanto alla strada davanti alla scuola Panda, ci sono altre due vie interdette alle auto in orario di entrata e uscita da scuola, quelle davanti al Gulli e al Pirazzini. “I rapporti con il Comune sono positivi, ma ci aspettiamo più coraggio: da un lato c’è disponibilità ma dall’altro la tendenza a dilatare sempre i tempi delle iniziative, per timore di scontentare i faentini, immagino”.

Sul fronte dei controlli agli automobilisti indisciplinati Maggiori non risparmia però critiche alla Polizia Municipale: “i vigili non ci sono mai stati di grande aiuto, purtroppo. Non intervengono mai, nemmeno dietro chiamata, di fronnte ai parcheggi selvaggi davanti alle scuole. Hanno detto chiaro e tondo che non vogliono fare multe davanti alla scuola e, in tutti questi anni, credo che nn ne abbiano mai fatta una”.

“Ma questo – commenta – implica una giustificazione alla prepotenza, un via libera all’inciviltà, a tutto danno degli utenti deboli della strada. Quando protesto contro gli automobilisti che parcheggiano male, mi sento rispondere che se non frega niente ai vigili, cosa voglio io? Così è purtroppo e il clima si fa teso se qualcuno protesta davanti alle scuole!”.

Per saperne di più sulle strade scolastiche: www.stradescolastiche.it