Attacco a nave Micoperi in Messico: nel 2009 Buccaneer ed equipaggio sequestrati per 4 mesi in Africa

Il day after dell’attacco piratesco alla Remas, imbarcazione della Micoperi impegnata nel Golfo del Messico in lavori sottomarini, durante il quale sono rimasti feriti seriamente due dipendenti dell’azienda ravennate – uno Andrea Di Palma, ravennate, è stato ferito con un colpo di arma da fuoco a una gamba, la pallottola è finita a un centimetro dall’arteria femorale e poi si è conficcata nell’altra gamba – è il giorno della riflessione e dell’approfondimento sull’accaduto. E così, come ha raccontato lo stesso Di Palma, si è saputo che dopo essere stato ferito dai banditi proprio uno di questi lo ha in qualche modo soccorso e aiutato a tamponare la ferita legandogli un laccio attorno alla gamba. Il dipendente Micoperi era molto impaurito e sul momento ha temuto il peggio, ovvero che l’uomo della banda lo volesse finire, invece lo ha aiutato.

L’altro ferito è Vincenzo Grosso, pugliese di Molfetta, colpito con il calcio di una pistola alla testa.

I pirati – siamo non lontano dai Caraibi e il nome è suggestivo – o piuttosto i banditi che hanno assaltato la nave Remas non volevano effettuare dunque un sequestro ma semplicemente rubare. E forse non si aspettavano di trovare 35 persone a bordo. Forse per questo sono partiti gli spari, per paura e allo stesso tempo per impaurire l’equipaggio.

È inevitabile tornare con la memoria anche a un precedente caso che ha coinvolto un’altra imbarcazione di Micoperi. Era l’aprile del 2009 e lo scenario era uno dei più pericolosi: il Golfo di Aden, nel Corno d’Africa, nel tratto di mare tra la Somalia e lo Yemen. Lì, complice il clima politico estremamente teso ed instabile dell’area, erano operativi diversi gruppi di pirati. Uno di questi, assaltò la Buccaneer, sequestrando nave e 16 membri dell’equipaggio, di cui 10 italiani. L’imbarcazione di Micoperi stava trasportando due chiatte vuote, da Singapore verso Suez quando subì l’attacco.

Le trattative del Governo italiano per liberare gli ostaggi andarono avanti per quattro lunghi mesi, durante i quali l’equipaggio restò prigioniero della banda criminale. Alla fine, la vicenda si risolse per il meglio, con la liberazione nell’agosto dello stesso anno dell’imbarcazione e di tutti gli ostaggi, che poterono tornare a casa sani e salvi, anche se provatissimi dalle vicende vissute.

Sia il Governo dell’epoca, con Ministro degli Esteri Franco Frattini che la Micoperi smentirono il pagamento di un riscatto, ma successive indagini della procura di Roma testimoniano invece il contrario: per la liberazione degli ostaggi sarebbero stati pagati 13 milioni di euro.

Nel caso di ieri dell’assalto alla nave Remas nel Golfo del Messico, invece, come abbiamo visto, non si è trattato di un vero e proprio sequestro, quanto piuttosto del tentativo di rubare quanto possibile sulla nave, da parte di un piccolo gruppo di spregiudicati criminali, che sicuramente si aspettavano di trovare poche persone a bordo e si sono invece trovati a fronteggiare un equipaggio di 35 persone.