Razzismo in Tribunale a Ravenna: sul fascicolo compare la scritta NEGRO per identificare una persona

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Un avvocato o chi per lui scrive sul fascicolo della causa che sta seguendo la parola negro per definire la sua controparte. Anzi, NEGRO in maiuscolo. E si badi bene, non si tratta del cognome di una persona, ma della sua identificazione in base al colore della pelle. E la cosa avviene in tribunale. Un’enormità. Così scoppia la polemica. Il caso di razzismo presso il Tribunale di Ravenna viene denunciato sul suo profilo Facebook dal giudice di Cassazione Roberto Riverso. Ecco il suo post. “L’avvocato, di Forlì, si presenta oggi (ieri, ndr) in udienza davanti al Gup ed al Pm del Tribunale di Ravenna ed esibisce un fascicolo sul quale identifica la propria controparte (l’imputato di colore, nei cui confronti si costituisce parte civile) non con le sue generalità ma chiamandola NEGRO (in maiuscolo, ndr)… E qui devo sospirare profondamente. Perché le parole vengono meno… Non è la commissione di un crimine o di un illecito disciplinare che vengono in mente; ma la confessione dell’estraneità di questo soggetto alla civiltà del diritto. Una barbarie. Che denuncia una regressione a uno stadio pregiuridico. Commessa da uno che si definisce avvocato. Una cosa inimmaginabile. Fino a oggi.”

Fin qui Roberto Riverso che ha pubblicato anche la foto del fascicolo rosa con la scritta ben in evidenza NEGRO, al centro del caso di razzismo. Oggi i due quotidiani Il Resto del Carlino e Corriere di Romagna riprendono e approfondiscono l’accaduto.

Il processo si celebrava a Ravenna ieri 20 febbraio a carico di un cittadino straniero accusato di un’aggressione a due poliziotti in stazione a Faenza, avvenuta due anni fa. L’avvocato forlivese in questione rappresentava la parte civile contro l’aggressore, di origine nigeriana.

Interpellato dai due giornali, l’avvocato si è dichiarato estraneo ai fatti, negando categoricamente la paternità del fascicolo. Resta il fatto che quel fascicolo in Tribunale c’è finito, qualcuno l’ha vergato e portato e tutti l’hanno visto, c’è chi l’ha appunto fotografato. E la causa era patrocinata proprio da quell’avvocato forlivese che ora dice che non c’entra nulla. Se lui non ha scritto di suo pugno quel termine dispregiativo qualcuno deve averlo fatto per lui. E sarebbe bene che saltasse fuori e venisse sanzionato.

L’avvocato forlivese in questione, come riferisce in particolare Il Resto del Carlino, non sarebbe in ogni caso nuovo a dichiarazioni di tipo xenofobo. Già segretario forlivese di Fratelli d’Italia era stato allontanato dal partito della Meloni dopo che nel corso di un’intervista aveva usato espressioni apologetiche nei confronti del fascismo.

Roberto Riverso ha annunciato che segnalerà l’accaduto al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.

LE REAZIONI

Charles Tchameni Tchienga, Presidente Il Terzo Mondo Onlus: “Rispetto dei principi dei valori della dignità umana”

“Se questa notizia di matrice razzista fosse confermata, – commenta Charles Tchameni Tchienga, Presidente della Onlus ravennate Il Terzo Mondo  – sarebbe un autogol senza precedenti, con l’aggravante che il fatto sia accaduto in un tribunale, luogo per eccellenza dell’uguaglianza e del rispetto dei principi dei valori della dignità umana. Ringrazio il Giudice Roberto Riverso sempre molto sensibile ed attento nel contrastare queste enormità, per la sua prontezza nel denunciare l’accaduto. Mi auguro che rimanga un caso isolato, anche perché l’onore  della giurisprudenza Italiana è in gioco”.

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Commenti

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  1. Scritto da Andrea

    In un noto gruppo Facebook di Ravenna dicono che non e’ una cosa grave…….

  2. Scritto da Ale76

    Le cose è sacrosanto raccontarle ed in caso condannarle, come anche stavolta è corretto fare.
    Però evitate di fare tragedie secolari a sinistra e soprattutto evitiamo certe becere ed ignoranti analisi e collegamenti inopportuni ed avventato…

  3. Scritto da (San) Michele

    Episodio censurabile e da condannare con fermezza, a maggior ragione se venisse dimostrato il coinvolgimento di un soggetto che dovrebbe ben essere a conoscenza della legge. Detto questo, non perdiamo di vista il quadro, concentrandoci sulla cornice! Di Pietro direbbe “se indico la luna, non guardare il dito”!
    Qui si parla di un procedimento per (presunta) aggressione ai danni di 2 poliziotti! Evitiamo che – come spesso in passato – l’odiosa discriminazione sia strumentalizzata, facendo dell’imputato una vittima od un martire. Si tratta di 2 questioni ben distinte, che come tali vanno trattate. Ben vengano provvedimenti disciplinari ai danni dell’avvocato, ove questo dovesse essere riconosciuto responsabile, ma guai a far passare in cavalleria una presunta violenza ai danni delle forze dell’ordine!

    @ Andrea
    Nello specifico non so di cosa tu parli (non ho alcuna familiarità con social networks), ma so per certo che Facebook non è l’oracolo né la bocca della verità, per cui – proprio perchè chiunque può scrivervi (impunemente, aggiungo io) qualunque cosa – allora è il caso di dare ai social network il peso che meritano. Se poi qualcuno oltrepassa la linea e commette reati, ci sono autorità giudiziarie preposte a perseguirli.