Ravenna, Michele de Pascale: Fase 2, il tema non è quando ma come ripartire… cominciamo dal protocollo di marzo che funziona

Si fa presto a dire Fase 2. Ma al di là di quando sarà (ormai è abbastanza chiaro che sarà dal 4 maggio in poi), diventa fondamentale capire piuttosto come sarà. A quali condizioni si potrà riaprire e ripartire? Su questo punto le incognite sono ancora molte. Abbiamo chiesto perciò al Sindaco di Ravenna e Presidente della Provincia Michele de Pascale di dirci alcune cose in proposito, anche alla luce del confronto nazionale, al quale egli partecipa come rappresentante dell’UPI Unione delle Province Italiane.

L’INTERVISTA

Sindaco de Pascale, si sta parlando ormai da molti giorni di Fase 2, della cosiddetta riapertura o ripartenza, ma non si è capito ancora molto bene come sarà questa nuova fase. Lei partecipa alle videoconferenze e al confronto che avviene periodicamente fra Governo, Regioni, Province, Comuni, ci può dare quindi qualche delucidazione in più?

“Nell’ultimo incontro che abbiamo fatto, il Presidente della nostra Regione Bonaccini – e io mi sono unito alla sua riflessione – ha chiesto di spostare l’attenzione della discussione dal quando e dal cosa al come riaprire. Il tema non è discutere se si può riaprire il 27 aprile o il 4 maggio sulla base dei codici Ateco, ma il tema è riaprire in sicurezza, adottando tutti i dispositivi che abbiamo per garantire comunque il distanziamento sociale e la protezione individuale. Anche perché abbiamo già esempi molto chiari di aziende che stanno lavorando e che hanno adottato, tramite accordi fra datori di lavoro e sindacati dei lavoratori, le misure di tutela che stanno garantendo il minimo rischio di contagio.”

Lei sta dicendo che ci sono aziende che stanno già lavorando da diverse settimane in sicurezza e dove non sta succedendo nulla. Per cui bisogna partire da queste esperienze. È così?

“Sì, esatto. Ma, oltre al fatto che non sta succedendo nulla, perché quello a volte può dipendere anche dalla fortuna – il rischio zero non esiste in questo caso, per capirci – aggiungo che sulla base delle indicazioni della Sanità pubblica e sulla base degli accordi fra imprese e sindacati per le riaperture di marzo, le misure messe in campo stanno dando ottimi risultati. Sono le cose giuste da fare. Quindi, per farla breve, ci sono imprese che sono pronte e potrebbero aprire anche domani e ci sono imprese che se non si mettono in testa di adottare piani di sicurezza seri forse non possono e non debbono riaprire nemmeno dopo il 4 maggio.”

Protocolli di sicurezza nelle aziende per riaprire: lei dice, quello di marzo ha funzionato, dunque va esteso, va aggiornato quello?

“Quello del 14 marzo fra Sindacati e Organizzazioni dei datori di lavoro in effetti ha funzionato e ha dato ottima prova di sé. Lo dicono i fatti. Non lo dico io. Quindi prendiamo esempio da quello. È un buon punto di partenza. Ma rispetto a un mese fa oggi abbiamo più esperienza, più conoscenza, più evidenze, quindi, come si fa per i protocolli anti-infortunistica si deve fare anche in questo caso: cioè ci si basa sulle evidenze. Dove ci sono stati dei casi, bisogna capire perché ci sono stati, quali falle ci sono state nel sistema, studiare le opportune messe a punto.”

A proposito di sicurezza e protezione, c’è il tema delle mascherine. Diverse Regioni le hanno già rese obbligatorie. Il Presidente Bonaccini stesso sostiene che dovrebbero diventare obbligatorie in tutta Italia con sanzioni per chi non le indossa. Insomma, le mascherine diventano un dispositivo fondamentale della nostra vita fino a quando non avremo sconfitto questo virus. Ma se sono obbligatorie si deve anche sapere che ne serviranno in quantità enorme, in Provincia di Ravenna forse ne serviranno 350-400 mila pezzi al giorno, anche perché in certe circostanze le mascherine vanno cambiate diverse volte in uno stesso giorno. Non è che poi queste mascherine, una volta obbligatorie, non si troveranno più o costeranno troppo?

“Intanto premettiamo che non tutte le mascherine sono uguali e la mascherina non è uguale per tutti gli usi e le situazioni. Nel senso che io, per esempio, non utilizzo sempre mascherine chirurgiche per fare le semplici attività quotidiane, perché le mascherine chirurgiche sono un presidio anche eccessivo per attività che non prevedono un contatto con il pubblico. Quindi io uso in certi casi quelle chirurgiche, in altri casi quelle lavabili e multiuso. Ci sono prodotti non sanitari, ma utili a quest’utilizzo. Certo, se le mascherine diventeranno obbligatorie i sanitari dovranno anche fornire indicazioni precise ai cittadini sui prodotti da usare nelle varie circostanze, indicazioni più chiare di quelle odierne.”

Se diventano obbligatorie, le mascherine vanno distribuite gratuitamente oppure bisognerà fissare un prezzo politico?

“Se diventano obbligatorie, secondo me andranno distribuite gratuitamente alle persone e alle famiglie che non se le possono permettere – come abbiamo fatto con i buoni alimentari – e per gli altri saranno in vendita: in questo caso io sono favorevole a stabilire dei limiti di prezzo per legge. Il prezzo non può essere affidato totalmente al mercato, perché questo può creare sperequazioni e speculazioni. Per esempio noi a Ravenna già adesso con le Farmacie Pubbliche abbiamo deciso di adottare una politica di distribuzione ad un prezzo calmierato di 1,50 euro, quasi senza ricarico. L’obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare ad acquistare mascherine sanitarie usa e getta a non più di 1 euro l’una.”

Passiamo al tema scuole e bambini. Che succede se le scuole e gli asili restano chiusi, i genitori tornano al lavoro e i nonni non devono frequentare i bambini… i bambini con chi stanno?

“Ho già posto il tema negli incontri a livello regionale e nazionale. Dobbiamo rivederci domani (giovedì 23 aprile, ndr) e riporrò questo tema. Io penso che serva uno sforzo di fantasia anche per trovare soluzioni ai servizi per l’infanzia. A Ravenna faremo un tavolo apposito per studiare il problema. In generale ritengo che non possiamo pensare di riaprire il mondo del lavoro senza dare risposte su questo punto, perché non possiamo essere ipocriti: sappiamo che se non risolviamo questo problema tutto il peso di questa situazione si scaricherà soprattutto sulle donne, con gravi conseguenze per il lavoro femminile. Per questioni anche economiche, siccome le donne sono pagate meno degli uomini purtroppo, in una famiglia se si deve scegliere chi deve restare a casa con i figli, alla fine si sceglie sempre la donna. E questo è inaccettabile.”

CRA e strutture per anziani. A Ravenna abbiamo avuto finora un solo grosso caso, alla Baccarini di Russi. Nel complesso le strategie adottate con i tre nuclei di osservazione e di filtro per gli ingressi nelle strutture stanno funzionando come contenimento della diffusione del virus.

“Un primo punto critico è quello delle dimissioni degli anziani dagli ospedali e del loro reingresso in struttura. Con i nuclei di osservazioni abbiamo messo in sicurezza questa fase di passaggio. Un secondo punto critico è rappresentato dalla organizzazione delle strutture, dalla loro reattività. Servono gestori che non abbiano nessun tipo di reticenza e che al minimo sospetto attivino subito tutti i protocolli di contenimento. Sia nel caso della Baccarini, sia nel caso della comunità alloggio di Ravenna (Il Giglio d’Oro, ndr) si è identificato il problema in maniera sufficientemente tempestiva, perché sappiamo che se si parte presto con le terapie c’è più possibilità di fermare la progressione della malattia. Naturalmente stiamo sempre monitorando le strutture e facendo i test a tutti. Lo screening sierologico è previsto per tutti gli operatori delle strutture per anziani. Poi c’è il distanziamento sociale da rispettare anche all’interno delle strutture: significa tenere gli anziani distanti gli uni dagli altri. È una cosa difficilissima, anche per via degli spazi, ma va fatta. Infine, anche per le case famiglia che sono le strutture meno professionalizzate, ho fatto un’Ordinanza che stabilisce che in ogni realtà ci sia una figura responsabile della sicurezza e delle procedure contro la diffusione del Covid-19.”

Nella lotta al Covid-19, l’orientamento che emerge ormai sempre più chiaramente a tutti i livelli è quello che bisogna battere il virus sul tempo, curare i pazienti prima che si aggravino e si sia costretti a ventilarli o intubarli in Ospedale. Ma per fare questo ci vuole una forte medicina territoriale. Il Direttore Sanitario dell’Ospedale Tarlazzi dice che questo fa la differenza e che quindi bisogna investire ancora di più proprio sulla medicina territoriale.

“La nostra Regione ha fatto un primo provvedimento che riguarda il potenziamento delle Terapie intensive, identificando 200 posti in più in Terapia intensiva in tutta l’Emilia-Romagna. E nelle prossime settimane dovremo discutere di come distribuire e organizzare questi 200 posti nella rete dei vari Ospedali. L’altro provvedimento annunciato dall’Assessore alla Sanità Donini è quello del potenziamento proprio della medicina territoriale. E in questo senso Ravenna già da anni lavora. Abbiamo riorganizzato i nuclei, aperto le prime Case della Salute, vogliamo continuare a spingere in questa direzione.”

Le USCA Unità Speciali di Continuità Assistenziale che vanno a visitare i pazienti a domicilio, istituite per contenere la diffusione del virus, potranno avere una funzione anche dopo?

“Secondo me il tema della de-ospedalizzazione è diventato centrale. Non è una novità il fatto che in Ospedale ci si cura ma ci si ammala anche. Lo si è sempre saputo. Ci sono tante infezioni cosiddette nosocomiali. Il Covid-19 ha reso eclatante un rischio che c’era già, forse prima era un po’ sottovalutato. Se questo virus lascerà in tutti noi una maggiore consapevolezza sul fatto che bisogna ricorrere di meno all’Ospedale, avremo almeno un risultato positivo.”

È molto doloroso pensare di vivere una lunga stagione senza turismo, senza spettacoli dal vivo, senza manifestazioni, senza quella socialità diffusa e densa che costituisce parte essenziale del nostro essere romagnoli e ravennati. Come si fa?

“Con tutto il rispetto che si deve alla tragedia che molte famiglie stanno vivendo, al sacrificio di tante persone che lavorano per la salute e la sicurezza di tutti, o anche per le difficoltà economiche che molti attraversano, penso che per Ravenna questo della socialità, legata alla cultura e allo spettacolo, ma anche al turismo, sia una delle privazioni più grandi oltre che un grande dolore. Non so se nella storia di San Vitale o Sant’Apollinare in Classe sia già accaduto che rimanessero chiuse e che questo patrimonio meraviglioso rimanesse così a lungo nascosto. Forse dobbiamo tornare alla Seconda Guerra Mondiale. Comunque, tutto questo fa male. Noi stiamo lavorando alacremente perché i temi del nostro patrimonio e degli spettacoli dal vivo abbiano un ruolo molto rilevante nelle misure da prendere. In particolare, con Ravenna Festival stiamo lavorando perché – come ha già detto il Sovrintendente De Rosa – il festival possa fare da esperienza guida, possa essere fra i primi in Italia a sperimentare nuove modalità di fruizione degli spettacoli dal vivo.”

A parte questa sperimentazione, nelle discussioni a livello nazionale, anche con il Ministro Franceschini, si vedono spiragli sulla possibilità di tornare a fare spettacoli dal vivo e come?

“Bisogna capire come si evolve il dibattito a livello nazionale. Se si coltiva l’ipotesi del rischio zero c’è poca speranza per tutta questo settore fino a quando non avremo un vaccino. Se invece si entra in una logica seria e rigorosa del contenimento del rischio, io penso che si potranno e dovranno cercare delle strade, pur con tutte le cautele del caso.”

Torniamo in spiaggia nel 2020, senza plexiglass?

“Mi espongo al rischio e dico sì. È l’ottimismo dell’innamorato del mare.”

 

Commenti

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  1. Scritto da ST

    Non se ne può più. Diamoci regole di distanziamento sociale e protezioni obbligatorie all’interno di uffici e negozi, ma poi liberiamoci da un lockdown che si sta prolungando troppo e che spesso vieta, stupidamente, anche cose banali e di nessun pericolo. Perchè un imbianchino non può lavorare, da solo? Perchè non si può fare una camminata in spiaggia o in collina (a distanza da altre persone). Un giro in motore? Una corsetta da soli? Una pedalata in bicicletta? Controlliamo i comportamenti, sanzioniamo gli stupidi ed i pericolosi abbracci o avvicinamenti, ma ricominciamo a liberare i cittadini. E facciamo lavorare le imprese, i negozianti, i chioschi che fanno una piadina o un panino: qui falliscono tutti!!!

  2. Scritto da Francesco

    Molto bene, ho archiviato questo articolo, perché fra un po’controllero’ se i proclami di oggi saranno le disposizioni di domani! Per quanto riguarda le mascherine, se diventano obbligatorie mi auguro che si pensi almeno di renderle deducibile come i farmaci!

  3. Scritto da Viola

    @ST Mi trova molto concorde con il suo post. Trovo che gli italiani e, in questo caso i ravennati, siano molto maturati,e comprendano perfettamente i rischi ai quali si andrà incontro fino a che la scienza non troverà un vaccino contro questo virus, per potercene liberare definitivamente. Al momento così non è, quindi riapriamo il lavoro, consapevoli dei rischi, ben protetti, nei posti di lavoro e non solo! Aumentiamo i controlli per evitare assembramenti rischiosi, ma nello stesso contempo se “4 amici al bar” si incontrano per prendere un caffè ed adottano la distanza come misura anti contagio, penso, possano parlarsi e sorridersi sorseggiandolo senza temere alcuna sanzione! Usiamo il buon senso, ognuno di noi ha una forte responsabilità verso l’ altro e oggi siamo noi, tutti, con i nostri comportamenti a fare sì che la ” bestia” non ritorni forte e deleteria, con noi, e con i nostri cari! Abbiamo una grande responsabilità, cerchiamo di esserne all’ altezza anche per i nostri ragazzi, che un domani ci giudicheranno per i comportamenti che noi, prenderemo oggi.

  4. Scritto da GIANNI (RA)

    Nessuno sta considerando i DIPORTISTI. Chi può contaminare un pescatore in mezzo al mare con la sua barchetta e la canna da pesca??? Il distanziamento sociale è totale liberate i Diportisti di RAVENNA.

  5. Scritto da Marco74

    Bah!! Il solito articolo preparato e le solite risposte di aria fritta del Sindaco.
    Quando incominceremo a parlare ma soprattutto ad affrontare i fatti concreti senza ad aver paura di perdere i voti dei pensionati con gli orti ma di tutte le categorie che lo sostengono, pensa agli asili e scuole pollaio.
    Vogliamo parlare del turismo… Visto che il sindaco svolge benissimo il suo ruolo ed ha tempo libero copre tantissimi incarichi compreso quello del presidente della provincia , presidente dei sindaci D’Italia. In Italia ci sono oltre 25000 persone che lavorano nell’ambito diretto dell’intrattenimento turistico parchi ecc. stagionali e non che non hanno percepito i 600 euro perché non inseriti nel piano , che cosa ha fatto per difendere queste categorie….?? Persone assunte e licenziate , stagionali senza cassa integrazione , senza nasci o mini aspi senza quei fantozziani 600 euro. Quindi ci si aspetta meno ipocrisia e più concretezza.

  6. Scritto da Maria

    Stagionali che percepiscono la disoccupazione sembra che non abbiano diritto ai 600 euro. I prezzi nei negozi sono aumentati e aumenteranno ancora, purtroppo sono tanti i problemi!

  7. Scritto da Andrea

    Ed ecco la solita email di Marco 74

  8. Scritto da Pinuccio

    Maria la tuttologa colpisce anche qui

  9. Scritto da Marco74

    Caro Andrea sono Marco
    Quando leggo certe dichiarazioni mi bolle il sangue nelle vene.
    Perché non raccontiamo i fatti come sono in realtà invece di fare gli struzzi!!!!
    Io penso e sostengo che chiunque oggi pensa ai centri estivi per i bambini, dia priorità agli orti degli anziani, e non pensa tutte quelle categorie del turismo escluse dai 600 euro MINIMIZZANDO e sperimentando sulla pelle della gente e dei bambini sia disconnesso completamente dai fatti.
    Stiamo vivendo un periodo che tutto si sta affrontando giorno per giorno e qui pensiamo ai centri estivi !! Ma l’avete mai visto un centro estivo per i bambini? Siete mai entrati in un asilo comunale?
    Allora cavatevi il prosciutto dagli occhi e guardate i fatti come sono in realtà
    Classi di 25 – 28 bambini!! , centri estivi dove pranzano tutti attaccati uno all’altro spazi vitali ridotti al minimo…
    Grande idea quella degli spazi aperti inutilizzati? Organizzati come?? ed in caso di maltempo..!
    Prima di spendere dei soldi inutilmente alle solite società pensiamoci bene.
    Giusto per dirvi la grande macchina organizzativa!! comunale
    Per chi non lo sapesse il forese esegue la differenziata umido, ecc…. i distaccamenti comunali dovrebbero fornire i sacchetti biodegradabili ed ora ti rispondono di andarteli a comprare al supermercato.
    Funziona tutto così.
    Pensiamo piuttosto che non si verifichi più situazioni di sfruttamento nell’agricoltura con caporalato !!!