Russi festeggia i 100 anni di Lino “Lenin” Bondi, il partigiano Andrea che ha creato il Centro Porta Nova foto

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Festeggia oggi, giovedì 14 maggio, a Russi, i suoi 100 anni di vita Lino Bondi, uno degli ultimi partigiani russiani ancora in vita. Un secolo di vita in cui è stato a più riprese protagonista nella vita della sua città. Con il nome di battaglia “Andrea” è stato durante la seconda guerra mondiale organizzatore e comandante dei gruppi armati partigiani (GAP), nell’immediato dopoguerra ha visto nascere l’Assemblea Costituente e alle prime elezioni libere del 1946 diventa consigliere comunale a Russi, dove rimane fino al 1975 quando diventa vice sindaco per tre legislature consecutive nelle giunte guidate dai sindaci Brunelli, Montanari e Montuschi. Dal 1947 a metà degli anni ’70 ricopre diversi incarichi di segreteria del PCI, della Camera del Lavoro e dell’ANPI di Russi.

Determinante la sua volontà nel 1987 di creare il centro sociale e culturale “Porta Nova”, voluto per evitare emarginazione e solitudine degli anziani rimasti soli, e per favorire una nuova vita associativa per gli stessi. Per una ventina di anni è stato presidente del centro sociale e ha ricoperto anche la carica presidenziale dell’Associazione Nazionale Centri Sociali Comitati Anziani e Orti (ANCeSCAO). Nel 2012 il Comune di Russi gli ha conferito il premio “Un amico per Russi” per le sue molteplici attività di fondatore e primo presidente del centro “Porta Nova” che ha svolto un’instancabile attività di solidarietà verso la popolazione anziana della città.

L’intervista

Lino Bondi, durante la seconda guerra mondiale lei ha partecipato attivamente all’organizzazione e alla guida dei gruppi armati partigiani. Come siete riusciti a creare una rete cosi capillare?

“Siamo andati paese per paese, casa per casa, a parlare con le persone, giovani, contadini, operai, intellettuali. Sognavamo libertà e giustizia, e questo ha permesso di trovarci tutti uniti e impegnati in quella durissima lotta contro l’invasore.”

Una guerra è una grande tragedia che lascia sul campo anche tantissime vittime. Anche la sua famiglia ha pagato un prezzo altissimo per quella libertà. Come si sono svolti i fatti?

“A poche ore dalla liberazione di Russi del 3 dicembre 1944, mentre i tedeschi erano in ritirata, i soldati di Hitler oltre a me prelevarono mio padre Luigi e mia sorella Candina. Io, complice il buio e qualche disattenzione, riuscì a fuggire, mentre di loro non si seppe più nulla. Nel giardino di casa mia una lapide ricorda quel tragico momento.”

Nel 2012 ha pubblicato il libro “Anni indimenticabili” edito dalla Bacchilega di Imola, è stata una biografia dei gruppi partigiani?

“A noi giovani di allora quella lotta ci esaltava, siamo stati protagonisti di un grande dramma e di una grande epopea. Nel libro ho voluto descrivere gli episodi più significativi, i più importanti, per far sì che non vengano mai dimenticati. L’impegno di tutti quanti alla guerra di liberazione è stato determinante, abbiamo dato tutto noi stessi per un’Italia rinnovata, indipendente e più giusta.”

Durante il suo percorso di politico e amministratore nel dopoguerra, lei è stato invitato con la segreteria provinciale dell’Anpi ad un incontro a Mosca, e più precisamente al Cremlino, dove è stato l’unico ravennate ad avere preso la parola. Quando è avvenuto l’incontro?

“Era il 1972, una delegazione ravennate dell’Anpi è stata invitata dal coordinamento dei partigiani e dei comunisti sovietici per un incontro fra ex combattenti. Ho avuto l’onore di parlare della nostra resistenza e della nostra liberazione in un luogo così ambito. Fu sicuramente una immensa soddisfazione per me.”

Da politico di lungo corso, come vede la politica attuale? Quella per intenderci della Seconda Repubblica…

“Io credo che sia molto difficile poter costruire un qualcosa di politico per far andare bene l’Italia di oggi. Vedo molto caos e una corsa di ogni compagine politica senza riferimenti e idee chiare, vedo contrasti durissimi fra partiti che non producono niente di buono, personalmente tutto ciò mi rende molto confuso.”

Nel 1987 l’idea di creare il centro sociale Porta Nova a cosa è stato dovuto?

“C’era la necessità di creare un punto di aggregazione e socializzazione per evitare l’emarginazione e la solitudine che gli anziani stavano vivendo. In questo centro siamo riusciti a svolgere nel corso degli anni una grande azione di solidarietà verso i non più giovanissimi.”

Si dice che il suo primo nome fu Lenin, poi tramutato in Lino, è vero?

“Assolutamente sì. Alla nascita mio padre mi chiamò Lenin, poi nel 1928 dopo essersi confrontato con i docenti della mia scuola e l’intervento del Tribunale il mio nome cambiò in Lino.”

Come festeggerà il suo centesimo compleanno in tempo di Coronavirus?

“Al momento non sono previste cerimonie particolari, festeggerò in casa con moglie, figlio e nipote. Avevamo programmato una festa al nostro centro sociale, questa grande pandemia ha rovinato i nostri piani, ma non appena sarà tutto più tranquillo e ci si potrà ritrovare tutti assieme, allora festeggeremo questo mio traguardo centenario.”

A cura di Gianni Zampaglione

Lino Bondi
Lino Bondi
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Lino Bondi
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