Cgil Ravenna: “Il nostro sistema ricettivo non si può fondare su contratti irregolari e condotte illegali”

“Gli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Ravenna sul caso Mib Service, apparsi nei giorni scorsi su alcuni articoli di stampa, stanno facendo emergere quanto la Cgil e la Filcams Cgil Ravenna denunciavano da tempo. Nel comparto turistico e dei pubblici esercizi della città di Ravenna e dei lidi si è diffuso un sistema illegale e pesantemente lesivo dei diritti dei lavoratori. Si è affermato in alberghi, pub, ristoranti, stabilimenti balneari, bar e discoteche” riporta la nota di Cgil Ravenna.

“L’ampia diffusione del modello Mib Service, adottato a quanto risulta da oltre un centinaio di imprese – prosegue la nota – e da alcuni dei più noti e importanti imprenditori cittadini, è stata possibile perché si è inserito in un settore già fragile, destrutturato ed esposto a pratiche spregiudicate. A prescindere da quello che sarà il risultato finale dell’indagine, che comunque sta già evidenziando pesanti distorsioni nel trattamento dei lavoratori, rimangono alcuni punti fermi: il nostro sistema turistico (sia in città che in riviera) non può fondarsi su rapporti di lavoro irregolare (che danneggiano i lavoratori e gli imprenditori che applicano correttamente le regole) generando un meccanismo di concorrenza sleale. La qualità del lavoro va riconosciuta e rappresenta un elemento imprescindibile per l’intero comparto del turismo e dei pubblici esercizi”.

La Cgil e la Filcams si augurano “di non vedere più lavoratori che si presentano al sindacato con buste paga che invece di ore di lavoro retribuite secondo le tariffe del contratto collettivo riportano rimborsi forfettari ed esenti da tasse e contributi, riconosciuti per presunte spese relative a trasferte mai fatte, non essendosi mai mossi dalla struttura di appartenenza, talora esibendo contratti di lavoro a part time ma riferendo di lavorare un numero di ore persino superiore a quelle previste per il tempo pieno. L’auspicio è quello di non vedere più interi staff, magari da anni alle dipendenze dello stesso soggetto, passare in blocco a una società di servizi per poi fare immediatamente il percorso inverso non appena il sindacato contesta l’operazione facendo valere i diritti dei lavoratori. Si è arrivati al paradosso di lavoratori incerti su chi fosse il loro reale datore di lavoro, o a chi dovessero rassegnare le dimissioni, o addirittura lavoratori che pensavano di lavorare per un’agenzia interinale, cosa che Mib Service ovviamente non è”.

“Servono giuste retribuzioni – dicono Marinella Melandri, della segreteria provinciale della Cgil Ravenna, e Daniele Casadio della Filcams Cgil Ravenna – e un riconoscimento della qualità del sistema che ultimamente, a causa anche di questi fenomeni, è drasticamente compromessa. Stiamo conducendo una battaglia per la legalità e per la qualità del turismo e dei pubblici esercizi. Bisogna tornare al pieno rispetto delle norme e a una corretta gestione di impresa. Ci chiediamo come un imprenditore possa gestire un’impresa senza dipendenti o quasi. Eppure a Ravenna, grazie al modello Mib Service, è successo. E’ per questo che la Cgil, insieme a Cisl e Uil, è impegnata da tempo a sollecitare le istituzioni e il sistema imprenditoriale ad avviare tavoli trasversali per la legalità”.

“Le pratiche introdotte da Mib Service sono dannose per i lavoratori – sottolinea la nota di Cgil Ravenna -, poiché ne aumentano la precarietà e la difficoltà di agire per i propri diritti come sempre avviene quando qualcuno si interpone tra il lavoratore e il datore di lavoro effettivo, che a quel punto può avvalersi di una sorta di “schermo” e non risponde più direttamente delle eventuali condotte illegittime che effettua; da un punto di vista dei trattamenti economici, poi, l’aspetto più evidente è la riduzione dei versamenti contributivi e quindi anche di tutti quei trattamenti che vengono erogati sulla base di tali versamenti, come le indennità di cassa integrazione, di malattia, di maternità, di disoccupazione, oltre ovviamente ai danni pensionistici. L’aspetto spesso sottovalutato, però, è che tali pratiche danneggiano anche gli imprenditori, poiché agli iniziali vantaggi, di natura economica e gestionale, spesso segue una fase contenziosa che rischia nel medio periodo di tradursi in uno svantaggio per l’impresa, come peraltro dimostra l’indagine in corso. L’indagine, a quanto si legge sulla stampa, è ancora nella fase iniziale e se ne attendono gli esiti. Con tutto il rispetto che si deve all’operato della Magistratura e al diritto di difesa delle parti coinvolte, all’indagine va già riconosciuto il merito di aver fatto emergere condotte che, al di là della qualificazione giuridica, meritano un’analisi attenta e un intervento immediato. L’indagine da sola, forse, non porrà fine alle problematiche del settore, ma certamente deve essere di forte stimolo per tutte le parti sociali e istituzionali, al fine di proseguire nell’affermazione del rispetto dei contratti collettivi nazionali e nella qualità del servizio offerto. Necessità che sono ancora più indispensabili in un territorio come quello di Ravenna, in cui il turismo e l’accoglienza sono fattori strategici per l’economia locale”.

“Agli imprenditori – concludono Melandri e Casadio – deve essere chiaro che le scorciatoie o gli artifici non rappresentano la strada giusta. L’emergenza covid-19 ha portato a pesantissime ripercussioni su tutte le attività in qualche modo legate al turismo e all’accoglienza con ricadute drammatiche per i lavoratori del settore. Le difficoltà del momento non giustificano un abbassamento delle difese del sistema, anzi è il momento di rafforzare i controlli e fare fronte comune contro ogni pratica illecita, prevenendo ogni tentativo di penetrazione del settore da parte di soggetti privi di scrupoli”.