Piazze a confronto sulla legge contro l’odio omotransfobico a Ravenna fotogallery

In piazzetta Ghandi anche la famiglia di Greta Berardi, giovane ragazza trans ravennate, che ha richiesto il cambio di nome al Tribunale

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Due piazze diverse e distanti, entrambe abbastanza popolate (presenti un centinaio di persone in entrambe le manifestazioni) si sono contrapposte ieri sera a Ravenna.

Da un lato, in piazza del Popolo, nel “salotto buono” della città, gli oppositori del Ddl Zan, che mira ad inasprire le pene per chi esercita o incita alla violenza, per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. I manifestanti, regolarmente disposti a scacchiera sulla piazza in religioso silenzio, reggevano cartelli su cui erano stampate frasi come “No alla legge liberticida”, “In piedi per la libertà”, “Restiamo liberi di pensare”. A promuovere l’evento, a Ravenna come in altre piazze in giro per il Paese, i gruppi cattolici più estremisti e “pro life”. Nessuno era autorizzato a parlare, nessuno lo ha fatto.

Dall’altro, in piazzetta Ghandi, una piazza decisamente più chiassosa e colorata, con striscioni e cartelli autoprodotti su cui campeggiavano slogan fantasiosi come: “Liber* di TRANSitare tra i generi” o “Tremate, tremate, le trans* son tornate”. Qui si erano dati appuntamento i sostenitori e le sostenitrici ravennati dello stesso progetto di legge, tra cui Non Una Di Meno, Donne in Nero, Casa delle Donne, Arcigay ed altri componenti del variegato mondo dei movimenti transfemministi. Numerosi gli interventi che si sono succeduti per spiegare la necessità di una legge che tuteli le persone omosessuali, trans e con espressione di genere non binaria (che non si riconoscono né nel maschile, né nel femminile), ancora troppo spesso vittime in Italia di violenze verbali, aggressioni e intimidazioni.

Il progetto di legge in discussione in questi giorni in Parlamento, lo ricordiamo, mira a modificare alcuni articoli del codice penale, inserendo tra i reati di odio e di istigazione all’odio anche la fattispecie dell’odio basato sull’orientamento sessuale e identità di genere. Attualmente la legge riconosce unicamente le motivazioni etniche, di nazionalità o religiose.

In piazza Ghandi erano presenti anche Greta Berardi, la 13enne trans di Ravenna che da tempo lotta, assieme ai suoi genitori, per il riconoscimento di diritti essenziali alle persone ed in particolare ai minori trans, accompagnata da mamma Cinzia e papà Luigi. Greta, nel suo complesso percorso di transizione, è stata costretta ad affrontare e a subire numerosi atti di dolorosa discriminazione semplicemente per mostrarsi al mondo per quella che è, una ragazza. Ora la famiglia ha fatto ricorso al Tribunale per ottenere il cambio di nome sui documenti, richiedendo contestualmente la possibilità di effettuare l’intervento per il cambio di sesso. Per Greta, vedere il suo nome scritto chiaro e tondo in ogni carta ufficiale, è un passaggio molto importante: “la farebbe sentire pienamente riconosciuta nella sua identità, ma soprattutto le eviterebbe di dover continuamente spiegare alle persone che incontra che è una ragazza trans”, spiega il padre, Luigi Berardi. “Parlarne diventerebbe così una sua scelta e non l’obbligo di giustificare il nome maschile sui documenti; la renderebbe libera insomma”.

Sulla questione relativa all’intervento, i genitori precisano che non si tratta di un ipotesi attuale, né certa. Non è nemmeno detto che la ragazza sentirà la necessità di ricorrervi in futuro. “Sapere però che se volesse farlo- aggiunge Luigi -, di certo ad un’età più adulta, con una consapevolezza più completa e matura, potrebbe farlo, la renderebbe libera e padrona della sua vita, senza vincoli esterni”.

La richiesta ha avuto per il momento parere positivo, anche se Greta dovrà seguire un percorso psicologico prima di una prossima udienza decisiva. La speranza della famiglia è che questo momento arrivi prima dell’inizio dell’anno scolastico: a settembre Greta frequenterà il primo anno del liceo artistico, intraprendendo un nuovo percorso scolastico e spera proprio di poterlo fare con la sua nuova identità, l’unica che la rappresenti.

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Commenti

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  1. Scritto da Rusty

    I cattolici estremisti e pro-Life di piazza del Popolo dovrebbero fare un giro nei seminari e nelle sacrestie per vedere quello che succede. Sepolcri imbiancati.

  2. Scritto da Giovanna Montanari

    In piazzetta Gandhi MANCAVANO troppe persone e politici che si dicono di sinistra. Vergogna neppure un po’? Sono in aumento le aggressioni fisiche e verbali contro ” i diversi” ma vi girate dall’altra parte indifferenti !

  3. Scritto da Fabio Baroncini

    Perché tutte le foto sono solo della piazza Gandhi – solo perché piace a voi? Vergogna: in piazza del popolo c’erano 150 persone come in quell’altra…

    PS Perché essere pro Vita è un estremismo??

  4. Scritto da Direttore

    Essere pro vita è una cosa. Essere contro i diritti legittimi degli altri è un’altra cosa. Essere contro una legge che persegue l’omotransfobia è estremismo e del peggiore. Non voler vedere che in Italia abbiamo un problema con la violenza fisica e verbale, con l’aggressione e la discriminazione di gay e transgender non c’entra nulla con la difesa della vita e men che meno con la difesa della libertà e della democrazia. Anzi, è l’esatto contrario. Questa testata è per la vita, per il diritto a goderla da parte di tutti, senza discriminazioni di razza, di sesso, di genere, di opinione. Non siamo neutrali in questo caso. Non apprezziamo e non siamo d’accordo per nulla con chi scende in piazza per negare o sopprimere i diritti degli altri. LA REDAZIONE

  5. Scritto da Mauro

    Gli Inquisitori sono tornati.

  6. Scritto da jack

    Vedo solo una malcelata voglia di protagonismo sfociata in un fondamentalismo autoreferenziale. Ma in fondo sono pochi e anche questa è la democrazia.