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I sindacati su morte di Franco Pirazzoli al porto di Ravenna: “vicenda dai lati oscuri, che magistratura dovrà chiarire”

Cgil, Cisl, Uil, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti intervengono in merito alla vicenda dell’infortunio di Franco Pirazzoli, avvenuto il 19 agosto, al Porto di Ravenna. “La vicenda presenta lati oscuri che la magistratura e la Medicina del lavoro dovranno chiarire” sottolineano i sindacati, poichè sua scomparsa sembra non essere legata da un malore, come in un primo tempo ipotizzato, ma da un infortunio sul lavoro.

“Franco Pirazzoli era venuto a compilare il modulo di recesso del rapporto di lavoro in una sede sindacale il 5 maggio, sarebbe dovuto andare in pensione il primo ottobre, ma non ha potuto godere del suo meritato riposo perché è morto il 19 agosto. Franco  lavorava per la Staggi s.r.l., società di facchinaggio, posseduta interamente da IFA s.r.l., azienda proprietaria del terminal portuale nel cui piazzale ha trovato la morte” dichiarano i sindacati, spiegando che “della morte di Franco Pirazzoli fummo informati formalmente il primo di settembre con una comunicazione dell’Autorità portuale che era stata tardivamente informata da IFA quello stesso giorno”.

“Qui sta la prima anomalia – spiegano  Cgil, Cisl, Uil, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – infatti secondo il protocollo sulla sicurezza del porto l’azienda avrebbe dovuto immediatamente informare i rappresentanti alla sicurezza dei lavoratori di sito (RLSS) e l’Autorità. Il 2 di settembre gli RLSS chiesero un incontro urgente con la direzione di IFA, incontro che venne concesso solo il 10 di settembre, dopo diverse sollecitazioni. Solo nel pomeriggio di ieri, con 40 giorni di ritardo e dopo che la notizia dell’infortunio era uscita sulla stampa, è stata fornita da IFA la documentazione richiesta e la firma sul verbale dell’incontro del 10 di settembre. Un comportamento che dà il senso dell’insofferenza che IFA ha sempre mostrato nei confronti del Sistema Integrato della Sicurezza del porto, sancito dal protocollo”.

CGIL, CISL, UIL, FILT-CGIL, FIT-CISL e UILTRASPORTI dichiarano di attendere con fiducia l’operato degli inquirenti e si riservano ogni azione dovessero ritenere necessaria a tutela dei lavoratori e della loro sicurezza sul lavoro.

“Oggi il porto di Ravenna è diventato il terreno di scontro tra aziende che violano sistematicamente la normativa che regola il lavoro nelle banchine e le norme contrattuali che regolano gli appalti – che non applicano le precauzioni dettate dal protocollo per la prevenzione del covid 19 nel porto ravennate e vivono le normative sulla sicurezza sul lavoro come un costo da abbattere – e aziende che si attengono invece alle normative – sottolineano i sindacati -. Il risultato di questo scontro è una guerra delle tariffe che inevitabilmente, in assenza di una decisa azione di repressione, vedrà prevalere le aziende che violano le norme ricavandone un profitto a danno di quelle virtuose che si vedranno penalizzate e saranno portate ad imitare le prime. Questa come ogni guerra ha le sue vittime. Temiamo che Franco Pirazzoli sia una di queste. Ognuno porta la propria responsabilità, coloro che violano le norme, coloro che dovrebbero vigilare, coloro che dovrebbero reprimere e quelli che volgono lo sguardo per non vedere” concludono.

Commenti

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  1. Scritto da Petar

    Mi chiedo se esista ancora un ispettorato del lavoro degno di questo nome. Il porto non può essere una realtà invisibile!!!