Ravenna, Michele de Pascale su nuovo Dpcm: bene regia nazionale e restrizioni differenziate, ora vedremo rischio e misure da prendere

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L’Emilia-Romagna sarà zona rossa, arancione o verde? In altre parole, sarà inserita nella fascia dove il rischio di contagio e per la salute pubblica è considerato oggi più elevato, dove invece è considerato di grado intermedio o piuttosto in quella con un rischio minore? Da queste fasce conseguono differenti gradazioni delle restrizioni, che pesano su persone e attività economiche. E poi cosa succederà a Ravenna? Perché, al di là delle classifiche regionali, ci sono poi i casi territoriali, per cui possono essere presi anche provvedimenti restrittivi ad hoc. E come sappiamo Ravenna negli ultimi tempi sta vivendo una fase di forte diffusione del virus. Certo, questo è solo uno dei parametri che saranno considerati. In tutto sono 21. A tutte queste domande presto, molto presto, avremo delle risposte. Anche perché domani, giovedì 5 novembre, il Dpcm entra in vigore e, dunque, entro poche ore un cittadino dell’Emilia-Romagna e di Ravenna dovrà sapere in che fascia si trova e se può spostarsi o meno dalla sua Regione e/o dal suo comune e a quali condizioni. E così via per tutte le altre misure. Il Sindaco di Ravenna e Presidente dell’UPI Michele de Pascale ha partecipato al confronto nazionale sul nuovo Dpcm e a lui quindi chiediamo una prima valutazione su questi provvedimenti. 

L’INTERVISTA

Sindaco de Pascale, qual è il suo giudizio sull’ultimo Dpcm firmato nella notte dal Premier Conte?

“Con questo provvedimento il Governo si è dato un metodo, che può essere condiviso o meno, ma che in definitiva è il metodo concertato durante l’estate con tutte le Regioni e gli Enti locali: ora viene attuato. Nell’ultimo Dpcm si definiscono criteri il più possibile oggettivi, che motivano misure più restrittive nelle zone del Paese dove il contagio e il rischio sono più elevati e misure meno restrittive dove il contagio e il rischio sono meno elevati. Una soluzione giusta e di buon senso.”

Quindi, lei ne condivide l’impostazione se non capiamo male?

“Al di là delle polemiche o delle discussioni che leggiamo in queste ore, si sta facendo esattamente quello che era già stato detto e concordato quest’estate. È un fatto positivo. Quindi se tutte le Regioni italiane saranno zona critica le misure più restrittive si applicheranno a tutta Italia. Mentre se in questa fase o negli scenari successivi ci saranno differenze fra le Regioni si applicheranno misure differenti. E tutto ciò si farà sulla base di criteri oggettivi e in un quadro normativo unitario. Non che ogni Regione o territorio va per conto suo. Questo non andava bene ed era inaccettabile. Si prendono, invece, provvedimenti modulati differentemente a seconda delle situazioni, ma coordinati dal centro, come è giusto che sia. Alla fine, ciascuno di noi ha in mano una parte di responsabilità, i nostri comportamenti possono fare la differenza anche rispetto ai provvedimenti che saranno presi. E noi a Ravenna abbiamo la nostra parte di responsabilità da esercitare – comportandoci bene, rispettando le regole del distanziamento, della protezione, dell’igiene – per ridurre i fattori di rischio e di conseguenza le possibili restrizioni.”

La collocazione delle Regioni nelle varie fasce di rischio e di restrizione non è ancora avvenuta. La suddivisione sarà fatta a breve, supponiamo. Si presume che l’Emilia-Romagna sarà nella fascia con le misure restrittive più leggere, ma non è certo ancora. In questi giorni poi è circolata anche la notizia che Ravenna sarebbe invece una delle zone a più alta diffusione del contagio. Lei in ogni caso ha già dichiarato che se fosse richiesto non esiterà a prendere tutte le misure restrittive che si renderanno necessarie qui a Ravenna. Lo ribadisce?

“Sì. Ma vorrei precisare bene questa cosa. Posto che sembriamo diventati tutti epidemiologi e virologi, tutti esperti di RconT o di tasso di occupazione media dei letti d’ospedale e delle terapie intensive, e posto che, come ho già detto, rispetto al nostro territorio non ci sarà da parte mia alcuna reticenza nell’adottare le misure necessarie, invito tutti – e in particolare la stampa, che ha un ruolo importante e delicato – ad attenersi ai provvedimenti ufficiali, non a basarsi su notizie raccolte qua e là. Vedo che un giornale fa una classifica con certe zone di rischio. L’altro giornale ne fa un’altra. Uno prende il parametro A secondo cui siamo la zona peggiore d’Italia, un altro prende il parametro B secondo cui siamo fra le migliori. Ma qui non stiamo parlando delle statistiche sulla vivibilità delle città, a cui si può prestare maggiore o minore importanza. Qui si parla di criteri oggettivi per stabilire il grado di rischio per la salute e la diffusione del virus in un territorio e di misure eventuali da prendere: una cosa molto seria. Quindi, invito tutti alla prudenza e alla serietà: atteniamoci alle tabelle ufficiali, non alle classifiche ufficiose stilate non si sa come e da chi.”

A quando però le tabelle ufficiali, allora?

“È in corso la loro definizione, appunto, in base a 21 indicatori tecnico-scientifici che descrivono la situazione di diffusione del virus in un territorio e la risposta che quel territorio sta mettendo in campo, per esempio la capacità di fare tracciamento e tamponi, quanti posti letto sono disponibili negli ospedali e nelle terapie intensive e altri parametri, ripeto sono 21. E noi ci atterremo scrupolosamente alla classificazione ufficiale che sarà stilata sulla base di questi criteri scientifici e oggettivi. Se il dato sarà per noi negativo o quando lo sarà – perché poi i dati verranno periodicamente aggiornati – io mi attiverò per applicare le misure restrittive conseguenti. Se il dato invece sarà positivo, applicheremo le misure meno restrittive. E poi, come ha già fatto l’Emilia-Romagna, se nella nostra Regione ci sono territori particolarmente a rischio si possono prendere provvedimenti ad hoc per i territori stessi.”

Quindi c’è una prima grande cornice nazionale e poi c’è una seconda cornice regionale e infine ci possono essere provvedimenti differenziati anche per singoli territori all’interno di una Regione?

“Sì, perché il Governo colloca le Regioni in una fascia di rischio piuttosto che in un’altra in base a quei parametri che dicevo. Ma poi a loro volta le Regioni, che conoscono meglio i territori e leggono più in profondità i dati zona per zona, possono adottare provvedimenti mirati sui territori, ove necessario. Nella prima fase della pandemia Ravenna è stata fra i territori italiani con il tasso di diffusione del contagio più basso, viceversa oggi abbiamo dati sul contagio piuttosto alti.”

Ecco, lei questo come se lo spiega?

“L’elevato numero di contagi in questa fase dipende in parte dai focolai emersi in diverse strutture per anziani. Nella prima fase eravamo stati in parte risparmiati e fortunati. Adesso non più. E per quanto dal punto di vista clinico tutti questi casi nelle strutture per anziani siano un fatto grave, però dal punto di vista epidemiologico si tratta di una diffusione più concentrata e limitata. Diverso sarebbe il caso di focolai emersi nelle fabbriche. Mi spiego: 50 casi in una Cra sono un colpo durissimo ma tuttavia limitato alla struttura e soprattutto circoscrivibile. Un focolaio in una fabbrica con 50 operai positivi che vanno al lavoro tutti i giorni, si spostano, hanno contatti e occasione poi di diffondere il virus è cosa ben più grave. È un dato oggettivo. Ma mi lasci dire che noi siamo un territorio fortunato, perché abbiamo una Sanità Pubblica con un team di operatori che lavorano al contact tracing che io mi sento di definire come uno dei migliori d’Italia. Perché sta continuando a cavalcare l’onda malgrado i numeri alti: sta continuando a tracciare, contattare, tamponare praticamente tutti i casi necessari. Purtroppo in altre zone d’Italia questa cosa non si riesce più a fare. Da qui si spiegano anche i numeri alti, nei tamponi, nei casi di positività, anche perché qui i tamponi non vengono fatti a caso ma con criteri appropriati. In definitiva, il basso numero delle terapie intensive e l’alto numero dei casi ci racconta qualcosa del nostro territorio.”

Che cosa?

“Che siamo molto bravi a cercare i casi, che ne troviamo molti e che riusciamo a trattarli prima che vadano a intasare le terapie intensive. Quindi dobbiamo continuare a supportare al massimo chi sta lavorando sul campo per fermare la pandemia. Dobbiamo stare tutti molto attenti perché il virus circola in maniera forte nella nostra provincia. Ma tutte queste cose hanno un peso nel determinare la situazione e le scelte che si rendono necessarie. Chiudere o non chiudere dipende da molti fattori. Non lo si fa naturalmente a cuor leggero e nemmeno sulla base dell’arbitrarietà, ma sulla base di tanti dati scientifici, come dicevo. Se i dati saranno negativi per noi, lo ripeto, a Ravenna faremo tutto quello che c’è da fare senza se e senza ma. E non mi interessa se questa cosa sia popolare o no. Se ci sono misure da prendere per tutelare la salute pubblica, si prenderanno. Mi interessa che i cittadini capiscano che le scelte vengono fatte su basi certe, oggettive, scientifiche. È una questione di trasparenza. È un loro diritto. Questa parte è ancora carente a livello nazionale.”

Intende dire, la trasparenza dei dati e i criteri scientifici sui cui vengono prese le decisioni?

“Sì. I cittadini hanno diritto di sapere, ci vuole trasparenza. Anche perché tutti gli studi ci dicono che più le persone capiscono perché devono fare una certa cosa e meglio si comportano di conseguenza, rispettando le regole.”

In questi giorni e in queste ore è sembrato che fra Governo e Regioni si stesse facendo un po’ il gioco del cerino… sembrava nessuno volesse intestarsi il coprifuoco, le misure restrittive, le zone rosse e così via. Da dentro, visto che lei ha partecipato alla lunga trattativa come Presidente UPI, che cosa ha visto?

“C’è stato un po’ di tutto. Ci può essere stato un po’ di questo. Così come c’è stato il teatrino del tavolo con le opposizioni. Ricordiamo che i tre quarti delle Regioni italiane sono governate dal centrodestra. È chiaro che quello non è il tavolo con le opposizioni, perché le istituzioni non appartengono ai partiti o alle maggioranza, però certi giochi delle parti ci sono sempre. Secondo me c’era un principio fondamentale da adottare: è giusto prendere provvedimenti differenziati, ma sulla base di criteri scientifici, univoci e oggettivi. Nella prima fase della pandemia questo non era stato possibile. Ora è possibile. Quando qualche settimana fa avevo criticato il Governo, lo avevo fatto su questo punto. Non è che non volessi prendermi le mie responsabilità di Sindaco, tutt’altro, è una logica che non mi appartiene. Io chiedevo che ci fosse un quadro unitario chiaro all’interno del quale agire, all’interno del quale poi anche i Sindaci avrebbero fatto la loro parte. Con il nuovo Dpcm si è aperta questa nuova fase della regia unica: è la cosa giusta. Nelle crisi funziona così. Oggi festeggiamo la fine della Prima Guerra Mondiale, abbiamo detto che il paragone fra guerra e pandemia è improprio, però lasciatemi almeno dire che, come in guerra, quando c’è una crisi pandemica come questa, in un Paese servono poche persone che decidono – che ascoltano, si confrontano, poi decidono – e gli altri che debbono seguire le indicazioni.”

Mi ha dato l’assist per l’ultima domanda. Alberto Ancarani, consigliere di Forza Italia, ha detto che non siamo in guerra e che non rispetterà il coprifuoco delle 22. Che fa? Lo farà multare?

(Ride, ndr). A differenza di quello che pensa qualche forza di opposizione, io non rimetto le pene e non faccio multare. Le Forze dell’Ordine fanno il loro lavoro e non prendono ordini da me. Immagino che Ancarani sia consapevole che se viola una norma sarà sanzionato. Penso che sia proprio quello che desidera, visto che ha dichiarato che intende portare la cosa davanti alla Corte Costituzionale. Ad ogni modo, con Alberto ho sempre un confronto aperto e sereno, e questa volta mi sento di dire che ha preso un granchio, nel senso che i padri costituenti avevano ben presente che le pandemie potevano essere una minaccia – posto che le pandemie erano più vicine e frequenti diversi decenni fa – e che quando c’è una pandemia si è costretti a limitare la libertà di movimento delle persone. Per fortuna che i costituenti hanno pensato anche alle pandemie, cosa che invece noi non abbiamo fatto abbastanza negli anni pre-Covid.”

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Commenti

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  1. Scritto da Armando

    Leggo fra le tante frasi…”si sta facendo esattamente quello che era già stato detto e concordato questa estate “….. Boh…non mi sembra.- Questa estate mi sembra che a tutto si sia pensato, fuorche’ prendere misure per contrastare questa seconda ondata di vurs !!!!Spiagge super super affollate, senza alcun controllo.- Bar, movide incontrollate !!!.tanto il virus non c è piu !!!! a parole tutti erano bravi, ma a fatti !!!!! ed ora ?? si esulta per la zona a minor rischio ??? Ci starei attento !!! da domani, fino alle 22 baracca e baldoria, tanto non siamo a rischio !!! e vaiiiiiii, e naturalmente controlli zero, multe zero…e avanti cosi..ci penseranno, purtroppo, solo gli operatori che lavorano per salvarci la vita e che , LORO SI , rischiano di brutto.- La butto la…per venirne fuori, ci voleva una chiusura TOTALE per un mese, allora si sarebbero visti i risultati !!!!invece con questo contentino, non risolveremo granche’….

  2. Scritto da batti

    a malincuore mi tocca essere interamente d accordo con armando.faccio anche fatica immaginarmi un paese dove ci sia il liberi tutti,uno per ordine pubblico,