Ravenna, la Corte di Cassazione conferma condanna all’ergastolo per Matteo Cagnoni

Ergastolo: nella tarda serata la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna per il dermatologo Matteo Cagnoni colpevole del femminicidio crudele della moglie Giulia Ballestri avvenuto più di quattro anni fa. Respinto questa volta, senza appello, il ricorso del difensore di Cagnoni, Gabriele Bordoni che in occasione dell’udienza davanti agli “ermellini” che si è svolta nella tarda mattinata di oggi, era affiancato da un altro legale, il professor Pierfrancesco Zecca.

Erano presenti in aula anche l’avvocato Giovanni Scudellari che nel corso dei processi di primo e secondo grado ha tutelato gli interessi dei tre figli, dei genitori e del fratello di Giulia Ballestri e l’avvocata Sonia Lama per l’Udi di Ravenna. Le parti civili sono state risarcite nei giorni scorsi dal padre del condannato per circa 4 milioni di euro.

Giunge così al capolinea l’iter giudiziario di una vicenda che ha suscitato profonda commozione nell’opinione pubblica ravennate e non solo. Quando il 16 settembre 2016 viene uccisa, nella ormai tristemente famosa villa abbandonata di via Padre Genocchi, Giulia Ballestri ha 39 anni e la speranza di una vita diversa nel cuore. Il marito viene fermato dalla polizia nella casa dei genitori a Firenze qualche giorno più tardi, dopo un tentativo di fuga rocambolesco, Cagnoni non ha mai confessato il femminicidio della moglie, anzi, si è sempre dichiarato innocente.

Le prove raccolte dagli investigatori sono state invece considerate schiaccianti nel corso dei vari gradi di giudizio. Confermando la sentenza di condanna all’ergastolo, la Prima sezione della Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di annullamento della sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna presentata dai difensori di Cagnoni che avevano giocato la carta delle condizioni psichiche dell’imputato.

Matteo Cagnoni è detenuto nella casa circondariale di Ravenna dal 25 novembre del 2018. Un trattamento considerato “di favore” (a Port’Aurea vengono ospitati detenuti condannati per reati di lieve entità) dalle associazioni delle donne che hanno promosso presidi silenziosi di protesta davanti al carcere e raccolto oltre 60.000 firme in calce ad un appello chiedendo che Cagnoni lasciasse il carcere ravennate. Appello caduto nel vuoto. A questo punto però, visto che la sentenza è definitiva, è probabile che Cagnoni venga trasferito in un carcere più adeguato alla pena da scontare, a vita.

Commenti

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  1. Scritto da fiorella fenati

    se non si fosse chiamato Cagnoni e non fosse stato un figlio di papà non avrebbe avuto nessun trattamento di favore. figura misera della Magistratura.

  2. Scritto da Tony

    @fiorella fenati- quale sarebbe stato il trattamento di favore?
    I tre gradi di giudizio sono previsti nell’ordinamento penale. Cagnoni é stato condannato – giustamente – alla pena detentiva massima prevista dalla legge.
    Quale sarebbe la figura misera della Magistratura?