CAMPANELLE FEMMINISTE / 3 / Pondi è affetto da patologia psichiatrica o è un femminicida che ha ucciso la moglie perché non era come voleva lui?

Più informazioni su

8 marzo 2021, terza udienza in Corte d’Assise a Ravenna per il femminicidio di Elisa Bravi.

Oggi il processo pubblico è a porte chiuse per le disposizioni regionali anti-Covid. Tutti fuori tranne le parti in causa. I giornalisti non ne fanno parte. A nulla vale richiamarsi al diritto di cronaca. La corte è sovrana. Quindi fuori tutti. Come si fa così a sentire il suono di Campanelle?

Mentre l’aula, priva di cambio d’aria, diventa una camera densa di fiati, e forse un piatto ricco per l’affamato virus, i giornalisti nell’atrio freddo non s’arrendono, perché, si sa, i giornalisti sono curiosi come bambini la notte di Natale. Origliano, captano le pause, analizzano le parole. Ascoltando ad occhi chiusi per non distrarsi.

La prima Campanella è di plauso.

Dlin.

Dopo l’interrogatorio dei testi delle parti civili di venerdì scorso, oggi, alla terza udienza, la PM Lucrezia Ciriello ha contestato all’imputato anche l’aggravante di aver agito davanti alle due figlie minorenni. Questo conferma l’importanza della costituzione di parte civile di Udi, Demetra, Associazione dei Comuni e Dalla parte dei minori.

Ma poi, la sensazione è che ciò che si svolge nell’aula sia l’affannosa ricerca di un movente psichiatrico e non culturale. Cioè, Pondi è affetto da una patologia psichiatrica o è un femminicida che ha ucciso la moglie che non accettava di essere rinchiusa nel ruolo esclusivo di accuditrice di prole e regina della casa?

Saranno sei gli psichiatri chiamati a confrontarsi per rispondere a questa domanda. Così come espressamente richiesto dalla Presidente della Corte, il professor Michele Sanza, nominato dalla corte, avrà 90 giorni per concordare con gli altri periti nominati una unica risposta.

Mi chiedo se la psichiatria sia una scienza esatta. Ne dubito, visto che pare non lo sia neppure la matematica. Quale sarà la diagnosi che mette d’accordo tutti, che sappiamo essere così diversi negli indirizzi teorici ai quali si richiamano? Convincerà il più autoritario? Il più loquace? Decideranno a maggioranza? Si sfideranno a duello? Essendo cinque uomini e una donna, probabilmente riserveranno a lei il ruolo di segnapunti. Se invece non dovessero mettersi d’accordo, ciascuno dovrà riferire in aula. Oh, quanto sarebbe interessante!

Intanto continuiamo ad origliare. Silenzio, parla l’imputato, già reo confesso fin dalla notte in cui ha commesso il femminicidio.

Dlin.

Ammette di essere uno stalker, se pure inconsapevole: “Un giorno a novembre potrei averle fatto 20 telefonate. Io non mi accorgevo di essere così pressante”. Un semplice esercizio che non è mai troppo tardi iniziare a fare. Mettersi nei panni dell’altro o dell’altra. Se una persona ti telefonasse 20 volte al giorno, per sapere dove sei e con chi sei, non ti sentiresti pressata o pressato?

Dlin.

Ammette la propria gelosia: “Penso che la gelosia sia per le persone insicure. Ci vuole la gelosia giusta. Io non sono un geloso patologico, ma un controllore, voglio spiegazioni su tutto”. Lo sapevamo. L’hanno detto sia la madre che il padre di Elisa Bravi nella loro deposizione. Voleva avere il controllo totale. Su cosa? Sulla vita di Elisa Bravi e delle sue figlie? Che rapporto è quello tra persone in cui una controlla l’altra? Di certo non è un rapporto paritario. Chi è controllato non è libero e chi controlla decide per tutti.

Dlin.

Ammette il litigio, la zuffa, e di essere stato il primo ad aggredirla: “Ero un corpo senz’anima. Col mio corpo c’ero ma mi sono dimenticato di me, di lei, delle mie figlie, la volevo solo spaventare”. Solo spaventare. Non uccidere. In un’altra aula del tribunale, proprio mentre Pondi sta parlando, è terminato l’interrogatorio davanti al Gip di Claudio Nanni, accusato di essere il mandante del femminicidio dell’ex moglie Ilenia Fabbri, uccisa a Faenza il 6 febbraio scorso. Nanni dice che l’obiettivo dell’operazione commissionata al killer professionista, Pierluigi Barbieri, era solo di spaventare Ilenia, intimidirla e farle paura. Il killer ha frainteso i suoi ordini. Non doveva andare così.

Solo spaventare. Ripetuto due volte in due aule diverse. Strana coincidenza. Qualche domanda. Perché così tanti uomini hanno bisogno di spaventare le donne? Forse, per non perderne il controllo e rimettere ciascuno al proprio posto e ruolo? Perché è più facile per tanti uomini usare la violenza piuttosto che confrontarsi con le parole?

Dlin.

Fra tutte le parole che ha pronunciato Pondi durante l’esame quella che viene ripetuta più volte in assoluto è ‘avvelenamento’. Da monossido di carbonio, da antrace, da un hamburger, da una bottiglia di tè presa al distributore automatico. “Sentivo anche un odore strano in bocca”.

La mattina del 18 dicembre la prima sensazione di avvelenamento, che non confida ai medici del Sant’Orsola, come gli è stato suggerito in caserma, per non compromettere il posto di lavoro. A mezzogiorno quando arriva Elisa la accusa di averlo avvelenato. Pondi dimostra di saper bene calibrare cosa dire e a chi dirlo. Una lucida follia? Per quale ragione Elisa l’avrebbe avvelenato? “Perché ero insopportabile, ha visto il Riccardo peggiore”. Ma Elisa ha reagito “indisponente e minacciosa”.

La seconda sensazione dopo l’hamburger mangiato al McDonald, una volta dimesso dal Sant’Orsola, con esiti negativi. “Io pensavo che mi volesse far male, solo lei poteva disinnescare il meccanismo. Darmi un antidoto. Il malessere di quel giorno era oggettivo, solo lei poteva farlo cessare”. Se fosse una fiaba, Pondi sarebbe Biancaneve, avvelenata dal morso di una mela per invidia omicida della matrigna. Elisa sarebbe il principe che con un bacio attiva l’antidoto. Ma questa non è una fiaba. È quanto accaduto in un luogo e in una famiglia come tante, una notte d’inverno.

La terza sensazione ricompare la notte, poche ore prima del femminicidio. “Non riuscivo a dormire per i sintomi di avvelenamento. Mi alzavo in continuazione. Elisa è andata a dormire nello stanzino della baby sitter, poi è tornata. Lei mi innervosiva”.

Dlin.

Pondi, fra un singhiozzo e l’altro, ricostruisce l’attimo che precede la fine di Elisa: “Forse la scintilla è stata quando lei ha detto: chiamo il 118 e ti faccio portar via, domani sto a casa perché tu scappi con le bambine. Non sopportavo il fatto che non si fidasse di me. Io volevo solo che smettesse”. Spesso le parole di una donna che dice ciò che pensa, soprattutto se contraddice l’uomo, vengono prese per una provocazione. Stai zitta!

Ma Elisa non sta zitta. Non obbedisce all’ordine del marito. In fondo chiede solo di poter dormire. “Poi mi si è spento il cervello. Il mio corpo è partito. Non so darvi spiegazioni”.

Per aiutare il Professor Sanza nel difficile compito di stilare una relazione sulla capacità di intendere e volere di Pondi al momento del femminicidio e sulla sua attuale pericolosità sociale, c’è da sottolineare la precisa autodiagnosi dell’imputato: “Sono abbastanza ignifugo alle provocazioni, impermeabile, uno che non prende fuoco, che si sa controllare, resto calmo e tranquillo”. Forse per questo voleva fare il vigile del fuoco.

Le porte dell’aula vengono aperte dall’agente di guardia. Una donna esce dall’aula. Una mascherina rossa le copre il viso. La riconosco dagli occhi. Ci viene incontro: “No, no quello non è matto. È un criminale.”

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di RavennaNotizie, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

  1. Scritto da Giovanna Montanari

    Manicomio criminale. Unica soluzione. Poi, lo Stato, invece di spendere miliardi di euro per gli armamenti, nel SILENZIO COLPEVOLE di quasi tutti, deve investire in EDUCAZIONE FAMILIARE. non se ne può più, neppure di tutti gli adolescenti che si danno appuntamento nelle piazze per fare a bottigliate.

  2. Scritto da Maria

    Cercano giustificazioni gli psichiatri? Adesso ammazzare è una malattia da giustificare? Fare prevenzione è meglio!