Bonaccini a Confesercenti: serve Decreto Imprese del governo, prossima settimana forse arancioni e dopo 20 aprile parziali riaperture

“Portiamo le imprese fuori dalla pandemia” è lo slogan coniato da Confesercenti in occasione della giornata nazionale di mobilitazione del 7 aprile per richiedere una serie di misure in favore delle imprese particolarmente colpite dai provvedimenti restrittivi dovuti alla diffusione del Covid-19 e che siano finalizzate alla ripresa delle loro attività.

Confesercenti richiede un vero e proprio “Decreto Imprese” che contenga una serie di provvedimenti indispensabili:

  • Contributi a fondo perduto adeguati alle perdite subite dal marzo 2020 ad oggi per le imprese sottoposte ai provvedimenti restrittivi dettati dalle normative nazionali e regionali;
  • Credito d’imposta sugli affitti e sui costi per le imprese per tutto il 2021 con una revisione del sistema delle imposte che tenga conto del periodo straordinario determinato dalla pandemia;
  • Credito per la liquidità a tasso zero garantito dallo Stato e allungamento dei prestiti garantiti dal Fondo centrale a 15 anni;
  • Proroga della moratoria sui mutui al 31 dicembre 2021;
  • Apertura di tutte le attività, a prescindere dalle zone, con la disponibilità a rivedere i relativi protocolli.

Le iniziative programmate da Confesercenti prevedono l’invio a tutti i parlamentari e al Presidente della Repubblica di queste proposte; il lancio di una petizione online con raccolta firme a sostegno delle proposte; la diffusione dei contenuti attraverso una massiccia campagna di comunicazione (qui sotto il manifesto).

Manifesto Confesercenti

In Emilia-Romagna Confesercenti  ha tenuto una video call con il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’assessore al Commercio e turismo regionale Andrea Corsini. Nell’incontro la situazione delle imprese in Emilia Romagna è stata illustrata dal Presidente regionale di Confesercenti Dario Domenichini e dal direttore E.R. Marco Pasi, dal Presidente di Assoturismo, Emilia Romagna, Filippo Donati, dal presidente di Fiepet Emilia Romagna, Massimo Zucchini.

Confesercenti
Confesercenti

GLI INTERVENTI DI CONFESERCENTI

Gli esponenti Confesercenti oltre alle richieste del loro manifesto e della petizione hanno illustrato la situazione drammatica che le varie categorie economiche del commercio e del turismo stanno vivendo, con accenti molto accorati, parlando a più riprese di “situazione insostenibile” e chiedendo o di poter riaprire e lavorare oppure di contare su sostegni economici degni di questo nome in caso di inattività. È stato sottolineato che purtroppo i ristori arrivati sono stati finora troppo modesti e assolutamente insufficienti a resistere, a pagare anche solo i costi di gestione che continuano ad essere onerosi. Molte aziende, è stato detto a più riprese, rischiamo di fallire e di non riaprire più. Domenichini (Presidente regionale) ha parlato del rischio che sia messa in discussione la stessa coesione sociale e che si arrivi alla contrapposizione fra categoria e categoria, perché la ratio di certe chiusure e di certe aperture non è comprensibile. La politica – ha detto – deve raccogliere questo grido di allarme e ora serve davvero un cambio di passo nell’azione di governo.

Dello stesso tenore le dichiarazioni di Zucchini (Fiepet), che ha ricordato come i ristori finora percepiti non coprano nemmeno un mese dei costi sostenuti e in molti casi siano ridicoli. Gli operatori – ha detto – chiedono ristori certi, cifre che almeno permettano di coprire i costi, oppure di essere messi nelle condizioni di lavorare. Non si può andare avanti così, senza lavoro e senza sostegno. Donati (Assoturismo) ha chiesto che si faccia quanto prima una road map delle riaperture, che si riduca la pressione fiscale sulle imprese (per esempio la Tari che a fine marzo molti imprenditori non hanno pagato, perché non avevano i soldi) e che si rinegozino i mutui e allunghino i tempi di rimborso per tutti gli imprenditori che hanno fatto o stanno facendo ricorso alle banche.

GLI INTERVENTI DI CORSINI E BONACCINI

Ai dirigenti Confesercenti hanno risposto prima l’Assessore regionale al Commercio e al Turismo Andrea Corsini e poi il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, sottolineando entrambi che la Regione Emilia-Romagna non è sorda al grido d’allarme delle imprese e che farà tutto il possibile per essere al loro fianco, soprattutto a quelle piccole e medie che hanno subito più danni dalla pandemia.

Andrea Corsini ha ricordato i 60 milioni di ristori regionali che sono andati a integrare i ristori nazionali, di cui quasi 22 milioni per i pubblici esercizi. Ristori che le Camere di Commercio hanno cominciato a erogare proprio in questi giorni. Ha parlato di utilizzare i fondi europei PorFesr per dare liquidità al sistema delle piccole e medie imprese del commercio e del turismo e, infine, ha aperto uno squarcio di ottimismo sulla stagione turistica: “Sono convinto – ha detto – che non appena ci saranno le condizioni per ripartire il turismo riprenderà subito a macinare e non ci sarà bisogno di aspettare 3 o 4 anni come dicono certi esperti. Una mano la darà anche il passaporto vaccinale che l’Unione Europea vuole istituire. Il turismo è stato il settore più colpito dalla pandemia ma sarà anche quello che ripartirà prima degli altri non appena si supererà la fase più critica e così darà una mano alla ripresa del paese.”

Stefano Bonaccini ha parlato della situazione pandemica ricordando che in un mese siamo passati in Emilia-Romagna da un indice Rt pari a 1.39 a un indice Rt che oggi è pari a 0.80. Insomma da zona rossa a zona che potrebbe essere gialla se prendiamo solo questo parametro. “Questo significa che le restrizioni stanno contando eccome” ha detto il Presidente. Il numero dei nuovi casi settimanali in regione è dimezzato: siamo passati da quasi 20.000 a meno di 10.000. Non voglio essere troppo ottimista, ha precisato Bonaccini, “ma può darsi che torniamo in zona arancione già dalla prossima settimana o al massimo da quella successiva.”

Sul tema dei ristori e dei sostegni Bonaccini ha detto chiaramente che il bilancio della Regione è limitato e i 12,5 miliardi annui sono impegnati per tre quarti a garantire il servizio sanitario. La quota di 60 milioni di euro per sostenere le imprese è uno sforzo enorme, “anche se ci rendiamo conto che i 2.000 euro che arrivano a bar e ristoranti con il bando da 22 milioni per i pubblici esercizi non vi cambia la vita”. “Per questo – ha aggiunto il Presidente della Regione – ho detto al Governo che adesso serve un nuovo decreto per il sostegno alle imprese, che deve dare di più a chi è stato colpito di più dalla pandemia: i pubblici esercizi, il turismo, lo sport, la cultura e lo spettacolo.”

Sulle riaperture Bonaccini ha detto che dopo il 20 aprile, se i dati lo consentiranno, sarà possibile cominciare a programmare qualcosa, anche riaperture parziali. Ha risposto che proporrà di prolungare fino a tutto il 2021 l’esenzione del pagamento dell’occupazione di suolo pubblico e ha promesso di verificare che cosa si potrà fare in ambito regionale per la Tari.

Infine sulla campagna vaccinale il Presidente della Regione ha ricordato come proprio ieri la nostra regione abbia superato la quota di un milione di dosi somministrate, “perché all’Emilia-Romagna non manca l’organizzazione ma mancano le dosi: oggi facciamo poco più di 20 mila dosi al giorno ma potremmo fare il doppio dei vaccini se li avessimo”. Ha confidato sull’arrivo di 50 milioni di dosi entro giugno e 80 milioni entro settembre in Italia, numeri che se rispettati permetteranno di vaccinare tutti quelli che lo vorranno. Bonaccini ha invocato con parole molto incisive il passaporto vaccinale (“lo dice il buon senso”) perché questa è anche la maniera per poter consentire di riaprire e lavorare a molte attività. Soprattutto nel campo del turismo.

 

Commenti

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  1. Scritto da Libero

    Meglio rimanere rossi per tutto l anno, non si sa mai che la migliore sanita’ d italia faccia brutte figure!!!

  2. Scritto da ST

    Chiariamo un punto: al netto delle promesse populiste e non realizzabili, con il debito pubblico che ha l’Italia, pensare che sia possibile ‘ristorare’ o ‘sostenere’ tutte le imprese è una stupidaggine galattica.
    E’ per questo motivo che occorre intelligenza.
    Se all’inizio dell’emergenza, chiudere tutto era necessario, oggi è invece necessario chiudere e vietare solo le cose che sono pericolose ai fini del contagio. Per poter ristorare, sufficientemente, solo quelle.
    Perchè tenere chiusi i locali che hanno spazi all’aperto?
    Perchè impedire la mobilità verso quelle attività che portano un po’ di fatturato alle aziende dei piccoli paesi in collina o al mare?
    Perchè tenere chiusi completamente i teatri? O le mostre (che possono avere distanziamenti sicuri)?
    Perchè non aggiornare i protocolli sui distanziamenti, anzichè chiudere e basta?
    A me pare che la politica continui ad essere miope, sia nei confronti delle nuove varianti del virus, sia di imprese e cittadini.

  3. Scritto da batti

    io l ho vista in questo modo, visto che siamo un paese in pratica FALLITO,senza la garanzia dell europa non piazzeremmo un centesimo( lo fa capire che neppure e soprattutto i italiani comprano nostro debito) si è cercato di salvare l industria anche se era veicolo di contagio molto alto, i servizi quando si ripartirà se ci sarà domanda l offerta arriverà. hanno fatto così anche molti paesi piu forti di noi. falliti non ci saranno pensioni impiego pubblico e molta industria andra da altre parti le banche chiudono e quello che ho visto nei paesi falliti ci sono pochi ristoranti