Femminicidio di Elisa Bravi: Riccardo Pondi era in sè quando la uccise, lo dice la perizia

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Lo psichiatra e psicoterapeuta cesenate Michele Sanza, incaricato dalla Corte di Assise di Ravenna di produrre una perizia psichiatrica su Riccardo Pondi – che nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 2019 ha ucciso, strozzandola, la moglie Elisa Bravi, nella loro villetta di Glorie di Bagnacavallo – non ha dubbi: l’uomo era in grado di intendere e di volere quando ha compiuto il gesto.

È questo in sintesi quanto emerge dalle oltre 60 pagine della relazione, secondo quanto riportato da Il Resto del Carlino e Corriere Romagna in edicola oggi.

Le conclusioni dell’esperto sono dunque che Pondi, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, fosse sì colpito da uno stato depressivo: si parla di “quadro di forte sofferenza psichica” complicato da “forte sintomatologia ansiosa”, che lo portava ad avere sintomi come sbalzi d’umore, insonnia, inappetenza, ma che non avrebbero inficiato la sua capacità di comprendere le conseguenze degli atti compiuti.

All’origine di questo stato ci sarebbe una devastante gelosia, che si era concretizzata in un controllo frenetico delle attività della moglie, a partire dall’ottobre precedente il delitto.

A chiedere la perizia fin dall’inizio del procedimento erano stati anche gli avvocati di Pondi, Ermanno Cicognani e Francesco Manetti, Leche hanno affermato: “Le conclusioni sono chiare ma sono l’esito di un percorso fatto di tanti elementi e passaggi. Vedremo se ognuno di questi è stato attentamente individuato e valutato”.

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