Femminicidio sventato a Faenza. L’ex marito cerca di avvelenarla con farmaci, lei lo denuncia. L’uomo è stato fermato in tempo, accusato di tentato omicidio

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La denuncia di una donna vessata, la sensibilità di un maresciallo dei carabinieri e il pronto avvio delle indagini da parte della Procura della Repubblica hanno evitato l’ennesimo femminicidio a Ravenna, nella zona di Faenza. È quanto è emerso dalla conferenza stampa convocata in Procura a Ravenna oggi 1° ottobre dal Procuratore facente funzioni Daniele Barberini, unitamente alla PM Cristina D’Aniello e ai Carabinieri del Comando Provinciale di Ravenna.

I protagonisti della vicenda sono una giovane donna separata, che vive nel Faentino insieme a sua figlia, e l’ex marito che per anni l’ha soggiogata, vessata e abusata psichicamente, fisicamente e sessualmente. Da ultimo l’uomo – che per via della figlia e anche di un rapporto malato vittima-carnefice che ancora legava i due – era arrivato all’idea, messa in atto, di uccidere l’ex moglie lentamente somministrandole di nascosto medicinali in alto dosaggio. Lo faceva con la scusa del caffè, che, dopo anni di violenze, ultimamente aveva iniziato ad offrire alla sua ex. E questa cosa lo ha tradito, perché la donna si è insospettita dell’improvvisa e inusuale gentilezza dell’uomo e ha cominciato a pensare che lui la stesse avvelenando.

Perciò quando ha cominciato a stare male, la donna ha controllato cosa c’era nei resti della tazzina del caffé e ha capito che qualcosa non andava. Disperata, temendo per la sua vita, si è rivolta al maresciallo dei carabinieri. Che l’ha ascoltata, creduta e ha capito subito che si trattava di qualcosa grave, per cui ha allertato la Procura e sono scattate le indagini. L’investigazione è stata lunga e delicata – ha detto la PM D’Aniello che ha sottolineato la particolare sensibilità del maresciallo a cui si deve il fatto che si sia evitato il peggio – perché si trattava di fare in fretta, di raccogliere prove dell’azione delittuosa dell’ex marito e allo stesso tempo di non mettere in pericolo la vita della donna.

Perché la donna era effettivamente in pericolo. L’uomo aveva deciso di ucciderla in maniera subdola, diluendo nel caffé degli anticoagulanti in dose massiccia, farmaci che non lasciano traccia ma possono provocare emorragie cerebrali e ictus. L’uomo aveva a disposizione fra l’atro diversi farmaci – che gli sono stati sequestrati – e aveva aumentato negli ultimi tempi la dose che somministrava di nascosto alla moglie. Se non fosse stato fermato in tempo, è stato detto in conferenza stampa, probabilmente la donna sarebbe morta a breve con il rischio di non potere stabilirne la causa, insomma poteva essere il “delitto perfetto”. Invece, raccolte prove che la PM D’Aniello ha definito “granitiche”, è scattato il fermo dell’uomo nella giornata di ieri 30 settembre. Fermo che dovrebbe essere confermato oggi dal Gip, per emettere un provvedimento di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio, violenza sessuale e maltrattamenti. Nel primo interrogatorio l’uomo – che non ha precedenti – si è avvalso della facoltà di non rispondere.

L’analisi tossicologica delle sostanze trovate in possesso dell’uomo sono state affidate a un’esperta tossicologa di Bologna, Elia Del Borrello: l’esame ha già dato i riscontri utili alla chiusura dell’indagine investigativa.

La donna non aveva mai denunciato in precedenza violenze e abusi, era sempre stata succube, impaurita, minacciata spesso di morte. Solo quando ha visto concretamente in pericolo la sua vita, è stata mossa dalla disperazione. E la denuncia le ha salvato la vita. Grazie al fatto, appunto, di avere incontrato un maresciallo che ha capito subito la situazione e ha attivato immediatamente un “codice rosso”. Adesso la signora e la figlia sono in una struttura protetta.

L’uomo e la donna sono di nazionalità italiana. Il movente sarebbe stato dettato in parte dai dissidi di carattere economico per il mantenimento della figlia e soprattutto dal desiderio dell’uomo di continuare a dominare l’ex moglie, abbraccio mortale al quale la donna stava cercando in qualche modo di sottrarsi.  Ora, il coraggio e la disperazione della signora, l’intuizione di un maresciallo e il pronto intervento della Procura hanno evitato che si dovesse piangere un’altra donna morta per femminicidio.

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Commenti

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  1. Scritto da Italo

    Ancora Faenza? Una epidemia contagiosa?

  2. Scritto da Gattorosso

    Caro sig Italo, Faenza, Catanzaro, Pisa, Viterbo etc etc….un contagio diffuso nella testa e nella mancanza di cuore di tanti, maledetti, troppi “uomini”! Questa volta è andata, diciamo bene, sempreché la giustizia agisca nei confronti del soggetto…..auguri alla Signora, non sarà un percorso facile nonostante abbia scampato il peggio.

  3. Scritto da leo

    un uomo ha capito ed è intervenuto in maniera concreta questo sia l inizio di un comportamento che speriamo eviti tante altre tragedie –

  4. Scritto da Maria

    Invece dell’avvocato difensore ci vorrebbe che questi delinquenti provassero a subire quello che hanno fatto agli altri, forse ci penserebbero bene a far danni irreparabii!! Troppo buonismo fa l’uomo assassino!