Raffaella Angelini (Ausl Romagna): “Contagi e ricoveri dimezzati grazie ai vaccini. Entro prima settimana di novembre 3^ dose in tutte le Cra del ravennate”

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L’autunno riporta in crescita la curva dei contagi da Covid 19. La pandemia ormai ci ha abituato a questo andamento: con l’arrivo della stagione fredda e la vita che si trasferisce al chiuso, il virus riprende forza e trova le condizioni naturali per la sua diffusione. Come segnalano i bollettini diffusi dall’Ausl Romagna, nelle ultime due settimane si è assistito ad un costante incremento dei nuovi casi settimanali che, per la sola provincia di Ravenna, sono passati da 309 (settimana dal 4 al 1° ottobre) a 321 (settimana dall’11 al 17 ottobre) fino ai 362 della settimana scorsa (dal 18 al 24), con una conseguente crescita delle ospedalizzazioni (+27,6% nell’ultima settimana sulle tre provincie di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, ma siamo ancora al livello “verde2” del piano aziendale) e in fine dei decessi.

Ma, c’è un ma. La situazione attuale è imparagonabile con quella dell’autunno 2020 quando i numeri erano doppi rispetto ad oggi, sia sul fronte dei contagi, che su quello dei ricoveri. Il merito, come precisa la dottoressa Raffaella Angelini, direttrice del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl Romagna, è tutto da imputare alla campagna vaccinale, che ha sensibilmente ridotto la circolazione del virus.

Leggendo grafici e tabelle, la provincia di Ravenna parrebbe conquistarsi la “maglia nera” di Romagna, ma i dati vanno interpretati e osservati in un’ottica più larga. Lo spiega bene Angelini: “Ravenna è uno dei territori che registra la più alta copertura vaccinale, non c’è nulla di strano nei dati, solo sta emergendo prima a Ravenna quello che sta accadendo in tutto il Paese, cioè un progressivo aumento dei casi, legato all’arrivo della stagione autunnale”.

A trascinare in alto il dato sui contagi nel ravennate non concorre per altro tutta la provincia, quanto soprattutto i territori del lughese e del faentino, dove hanno inciso il focolaio alla Cra Bedeschi di Bagnacavallo e quelli nelle scuole manfrede.

“Facciamo un confronto sui dati – suggerisce Angelini -: nell’ultima settimana, in tutta l’Ausl Romagna, si sono registrati 835 casi. Nello stesso periodo dello scorso anno ne avevamo 1.675. Lo stesso vale per i ricoveri ospedalieri: oggi ne contiamo 74 in tutti gli ospedali della Romagna, l’anno scorso, a parità di periodo, erano 215. È evidente che non c’è confronto. L’autunno è il momento in cui si comincia a stare più al chiuso, riaprono le scuole, in molti sono rientrati in ufficio, ci sono tutte le condizioni perché ci sia un aumento, ma se lo raffrontiamo con l’anno scorso non c’è paragone. La ripresa autunnale della pandemia va affrontata con la stessa attenzione, tenacia e tracciamento che abbiamo attuato fin qui, ma è chiaro che ci troviamo in una situazione migliore rispetto al passato e questo dipende interamente dalla campagna vaccinale”.

Da qualche tempo si è cominciato a parlare anche di “variante Delta plus”, cioè un’ulteriore mutazione del virus rispetto al tipo Delta, diventato maggioritario in Italia. È più o meno pericolosa di prima? Il virus si sta “normalizzando”?

“Il virus non sta diventando meno pericoloso – afferma con certezza Angelini -. Gli effetti del virus sulla popolazione sono meno gravi perché il 90% è vaccinato. I non vaccinati rischiano allo stesso modo in cui rischiavano a gennaio del 2021. A febbraio 2020 la malattia causata dal ceppo originario del virus era meno grave, ma dalla Variante Inglese in avanti i casi si sono fatti più gravi. Non è nella natura del virus rabbonirsi, è nella natura della popolazione aumentare il grado protezione. Avere quasi il 90% della popolazione coperto dal vaccino vuol dire che il virus impatta meno. Il singolo non vaccinato può usufruire comunque di un vantaggio, perché il virus circola meno grazie alla vaccinazione diffusa, ma se viene colpito ha lo stesso livello di rischio che aveva prima”.

Nonostante il vaccino, alla Cra Bedeschi la situazione si è fatta subito critica, come si spiega? E come si può evitare che si ripeta altrove?

“Lì erano tutti vaccinati, sia gli ospiti che il personale. È possibile che ci sia stato anche un superdiffusore. In ogni caso, è successo un fatto davvero spiacevole, che ci ha addolorato molto. La malattia purtroppo si è diffusa ampiamente, con effetti meno pesanti rispetto alle situazioni che abbiamo visto l’anno scorso, più o meno nello stesso periodo (l’autunno del 2020), ma non bisogna dimenticare che gli ospiti delle Cra sono persone molto anziane e fragili e ci vuole poco per scompensarli. In certi contesti, per evitare le conseguenze peggiori della malattia, il virus non dovrebbe proprio entrare, ma non è facile, finché c’è circolazione all’esterno”.

“Gli ospiti e il personale delle Cra sono state vaccinate nella prima fase, quindi attorno a gennaio, molti mesi fa – continua Angelini -. Alla luce di quanto successo nella struttura di Bagnacavallo, abbiamo accelerato moltissimo la somministrazione della terza dose nelle strutture residenziali per anziani e contiamo per la prima settimana di novembre di averle coperte tutte”.

Le cronache nazionali hanno riportato che in alcuni territori ci sono le terapie intensive piene di pazienti pediatrici, in età neonatale, per sindromi respiratorie, di cosa si tratta?

“È bene chiarire che non si sta parlando di Covid – spiega Angelini – ma del virus respiratorio sinciziale, un virus che ha sempre circolato e che nei pazienti più piccoli, soprattutto sotto l’anno di età, può determinare patologie bronchiali anche serie. Ma non è il Covid 19. L’anno scorso si è diffuso meno perché le misure di contenimento della pandemia, come l’uso delle mascherine, il lavaggio delle mani e le distanze, hanno fatto da schermo, come anche per la normale influenza. Ora che, al secondo autunno di pandemia, le attenzioni osservate dalla popolazione tendono ad attenuarsi, complice anche un po’ di stanchezza per tutto quello che stiamo vivendo, i virus riprendono piede. Niente di più, niente di meno di questo”.

E sul fronte delle scuole? Dopo due anni la dad è ancora lo spettro di studenti e famiglie. Si poteva fare di più per proteggere meglio le scuole? È ancora possibile dire, come a primavera scorsa, che il contagio arrivava solo da fuori o ora si diffonde anche tra i banchi?

“Sulle scuole è bene precisare che, mentre l’anno scorso con un caso positivo tutta la classe era posta in quarantena per 14 giorni, ora gli studenti vengono lasciati a casa solo fino all’esito del tampone e se non ci sono casi secondari possono tornano a scuola – afferma Angelini -. È chiaro che a volte, ed è successo con una certa frequenza negli ultimi tempi, troviamo casi secondari, perché la Variante Delta è molto trasmissibile e in un contesto come quello scolastico, con tante persone in una stessa stanza per molte ore, anche seguendo attentamente i protocolli, il virus può circolare. Questo avviene soprattutto nei paesi, dove i bambini tendono a frequentare gli stessi ambienti anche nel post scuola, per lo sport, il catechismo e così via”.

“Non credo si stia esagerando con la DaD – aggiunge concludendo -, credo si stia facendo quello che si deve fare: un sano contact tracing e l’isolamento, quando c’è la dimostrazione che più di una persona si è ammalata, perché significa che c’è stata circolazione virale e va stoppata sul nascere. L’anno scorso i più colpiti erano i ragazzi delle scuole superiori, che sono anche quelli più dinamici, con più contatti sociali, che prendono i mezzi pubblici. Quest’anno risultano più colpiti gli studenti delle scuole elementari e medie, perché anche tra gli adolescenti e i giovanissimi c’è stata una grande diffusione del vaccino. È vero, purtroppo ormai anche la scuola va considerata un luogo di contagio, a causa della grande trasmissibilità della Variante Delta. L’anno scorso però c’era una misura più drastica, che prevedeva la DaD per tutta la classe al primo caso positivo per 14 giorni. La campagna vaccinale era appena partita e c’erano tante persone non vaccinate, quindi c’era bisogno di fermare il contagio, perché poteva coinvolgere facilmente anche gli adulti e gli anziani, partendo dai bambini. Quest’anno siamo tutti più tranquilli perché gran parte della popolazione è vaccinata”.

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Commenti

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  1. Scritto da Sylar Surfer

    Qualcuno mi può spiegare bene per quale meccanismo il vaccino “ha ridotto la circolazione del virus”, come affermato dalla dott.sa Angelini?

  2. Scritto da Direttore

    È molto semplice. Il vaccino non rende immuni dal virus ma protegge fino – a seconda dei casi – al 95%, come dimostrano gli studi scientifici. Questa protezione rende più difficile che uno contragga il virus e che lo trasmetta, e molto più difficile che si ammali in forma grave. Dunque il vaccino diventa uno schermo che protegge le persone e un ostacolo alla diffusione del virus. Il che non significa “liberi tutti”, perché certe misure di auto-protezione servono sempre. Ma senza vaccino oggi saremmo nella situazione di un anno fa, con molti più casi giornalieri e soprattutto molto più morti. Oppure saremmo nella situazione della Russia di questi giorni, dove solo il 30% della popolazione si è vaccinato. LA REDAZIONE

  3. Scritto da batti

    sylar surfer, il meccanismo lo lascio spiegare ai medici, io noto dalla mia non conoscenza che le criticità negli altri paesi aumenta quando le vaccinazioni calano. vedendo questo mi è sorto il dubbio che i vaccini contano, così a occhio e croce