Una lunga estate calda a Ravenna fino ad ottobre. Randi: presto per i pronostici sull’inverno, facile scommettere che sarà mite

Le temperature massime di fine settembre sembrano quelle di agosto e l’autunno tarda ad arrivare, anche se dal punto di vista del calendario avrebbe dovuto cominciare già la scorsa settimana. Cosa aspettarsi dunque per le prossime settimane? Maniche corte o cappotto? E sulla tavola, gelati o zuppette? Secondo l’esperto, il meteorologo bagnacavallese Pierluigi Randi, Presidente AMPRO, la coda dell’estate ci farà compagnia ancora per un po’. Ecco cosa ci ha raccontato sulle settimane a venire.

L’INTERVISTA

A cosa è dovuta questa lunga estate e fino a quando durerà?

L’autunno è già cominciato, anche dal punto di vista astronomico, ma la circolazione meteorologica è totalmente di tipo estivo. Chiaramente non abbiamo più i valori di luglio ed agosto perché le notti sono più lunghe e la radiazione solare è più debole, ma il tipo di circolazione è quella dell’estate. Le temperature massime, su alcune zone interne, sono arrivate anche a 28-29 gradi, valori tipici della seconda decade di agosto. In questo periodo dell’anno dovrebbero aggirarsi sui 24°, quindi siamo 4-5 gradi sopra alla norma, già da diversi giorni.

La prospettiva è poi che continui così, con temperature quasi estive, dominio dell’alta pressione sub tropicale e assenza di precipitazioni, fino alla prima decade di ottobre. Andare oltre è un po’ come giocare ai dadi, le previsioni non si possono spingere più in là, potrebbe continuare il caldo come no, ma ora è presto per dirlo.

L’aspetto che preoccupa di più è quello delle mancate piogge: l’autunno dovrebbe essere il periodo più piovoso dell’anno e dopo le copiosissime precipitazioni di maggio abbiamo avuto un’estate piuttosto secca: cominciamo ad essere in deficit di pioggia.

O troppa pioggia o troppo poca?

Il 2023 è quasi un manifesto di quelli che in gergo chiamiamo i “colpi di frusta delle precipitazioni”: probabilmente alla fine dell’anno le precipitazioni di una città come Ravenna saranno allineate alla media climatologica, ma data da enormi quantità di pioggia cadute in un solo periodo (tra maggio e giugno) e poi quasi più niente nel resto dell’anno. La media sarà quasi rispettata ma con una distribuzione pessima. Si aggiungono anomalie ad anomalie.

Che effetti produce tutto questo sull’agricoltura?

Consideriamo che, nonostante tutta la pioggia e le alluvioni di maggio, ormai lo strato superficiale del suolo è molto secco, perché le temperature estive sono state molto alte e anche in questi giorni c’è un’alta evapo-traspirazione media giornaliera, cioè la quantità d’acqua che perde il suolo. Questo sarebbe però il momento della semina per molte colture come i cereali e occorrerebbe molta più umidità del terreno. Anche le piante avrebbero bisogno di temperature più basse e più precipitazioni, per prepararsi al riposo invernale. In questo momento sono troppo “sveglie”, come se fosse estate. E se arrivasse un’ondata di freddo a metà ottobre potrebbe causare problemi per lo sbalzo termico eccessivo.

Se, come sembra, questa tendenza dovesse stabilizzarsi, nei prossimi anni dobbiamo aspettarci di trovare nuove colture in Romagna al posto di quelle a cui siamo abituati?

Sì, anzi, cambiare colture dovrà far parte di una strategia di adattamento al cambiamento climatico, senza arrivare alle banane, che magari è ancora presto, ma dovremo indirizzarci sempre più verso colture che richiedono meno acqua possibile. In parte si sta già facendo. Per esempio il sorgo potrebbe prendere il posto del mais, che invece richiede quantità enormi di acqua. Se negli anni ‘70 l’irrigazione era un’optional, oggi è impensabile fare agricoltura di qualità senza. Il kiwi è un’altra coltura che richiede molta acqua e non è più così diffuso come lo era negli anni ‘80.

Un altra strategia di adattamento dovrebbe poggiare sulla ricerca genetica, che è molto avanzata e crea piante più resistenti alla siccità: in Italia, purtroppo è diffuso il pensiero che ciò che non è da sempre presente in natura è male, ma anche la pesca nettarina, divenuta simbolo della frutticoltura romagnola, è stata creata ad hoc, dall’incrocio tra la pesca e la susina. Come sempre, è una questione di equilibrio.

E sulla capacità dei terreni di assorbire la pioggia? Non si corre il rischio che il suolo si impermeabilizzi e non dreni l’acqua piovana?

Quest’alternanza di eccessi e assenza di pioggia peggiora la struttura del terreno. Se è molto secco e rovesciamo grandi quantità di acqua, l’effetto è quello di quando versiamo acqua sul pavimento di casa: scivola via, non si assorbe. Se è troppo intriso d’acqua, non ne prende più e frana a valle. Tutto questo dipende dalla cattiva distribuzione delle precipitazioni. Abbiamo suoli che sono sempre in situazioni precari: o troppo secchi o troppo saturi.

Questo caldo fuori stagione, per quanto sia gradevole e ci consenta di non pensare ad accendere il termosifone, anzi qualcuno ha ancora il condizionatore acceso, però porta sofferenza alla natura, perché è una condizione climatica estranea alle nostre latitudini. Non c’è nemmeno risparmio energetico, perché quel che non si spende in gas per il riscaldamento, lo si consuma in energia elettrica per il raffreddamento.

Quindi è vero che non ci sono più le mezze stagioni? Passeremo direttamente all’inverno saltando l’autunno?

Se andiamo a vedere quello che è successo negli ultimi anni, c’è stato un progressivo prolungamento della stagione estiva. I record di temperatura massima di ottobre, che stanno attorno ai 30 gradi, sono stati stabiliti nell’ottobre 2011. Sono almeno 10 anni che l’estate tende a sconfinare nel mese di settembre, se non anche nella prima parte di ottobre. Si estende l’estate e si contrae l’inverno, che comincia più tardi e finisce prima. “Non esistono più le mezze stagioni”, in parte è vero, forse in Pianura Padana non sono mai davvero esistite e ci sono passaggi molto più bruschi tra il freddo e il caldo.

Inverno breve, ma come sarà?

È oggettivamente prematuro per dirlo, ma se azzardiamo una scommessa, basandoci sui dati degli ultimi 10-15 anni, possiamo puntare su una stagione più mite rispetto al normale. Certo, ci sono stati picchi di freddo come nell’inverno del 2009 o del 2012 ma è successo raramente. Quello del 2012-13 è stato poi l’ultimo inverno freddo che abbiamo avuto e sono passati ormai 10 anni. Tutti gli altri sono stati miti o molto miti, come quello del 2014. Per fare una previsione più certa bisogna aspettare fine ottobre o inizio novembre.

Commenti

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  1. Scritto da Ale

    Grande anzi immensi Pierluigi. Siamo fortunati ad avere un personaggio come lui in Romagna