Alla Duna degli Orsi, successo di Benedetta Craveri e delle donne dell’Ancièn Regime

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sabato 15 luglio 2006

Anna De Lutiis intervista Benedetta Craveri, autrice di “Amanti e Regine. Il potere delle donne”. Come Delfina Rattazzi recentemente, anche la nostra scrittrice è incantata dall’insolito contesto di presentazione: la spiaggia colorata dalle tinte del tramonto e le strutture in legno della Duna degli Orsi, richiamano luoghi esotici e lontani. Gli ospiti sono interessati a lei e al suo volume e, durante la squisita cena rigorosamente a base di pesce e corredata da una deliziosa crépe flambé, fanno a gara per porle i più svariati quesiti, testimoniando l’apprezzamento e il successo di un intrigante periodo storico il cui fascino non tramonta mai.
Scrittrice e giornalista, nata a Roma nel 1942, Benedetta Craveri insegna Lingua e Letteratura francese all’università di Napoli. Ha diretto vari programmi culturali di RadioRai, è membro della Commissione per i premi alla cultura della presidenza del Consiglio e collabora alle pagine culturali di “Repubblica” e della “New York Review of Books”.

Nonostante sia evidente come i suoi interessi di ricerca abbiano sempre riguardato soprattutto la civiltà letteraria francese del XVII e del XVIII secolo, l’autrice rivela in che modo è nata l’idea di scrivere questo libro. “Del tutto casuale” afferma la Crateri. Uno dei giornali per il quale collabora, “Repubblica”, le chiede di eseguire una serie di articoli di interesse culturale di suo gradimento. Sceglie appunto di raccontare le storie di donne francesi famose e potenti del XVIII secolo, le quali si rivelano un vero e proprio successo. Il pubblico, infatti, segue le vicende delle protagoniste di corte come una telenovela.

Dall’apprezzamento dei lettori, nasce l’idea del giornale di raccogliere tutti gli articoli e di farne un volume. Roberto Calasso, editore di Benedetta Craveri, la convince. Nello scrivere questo libro le consiglia di “concedersi il piacere di raccontare”, senza aggiunte di note, senza virgolette, senza rimandi, lontano da quella impostazione prettamente universitaria che contraddistingue l’autrice.

In “Amanti e Regine” edito da Adelphi, l’’attenzione della Craveri è concentrata su Versailles e su tutta la questione dell’Ancièn Regime. Etichetta unica in Europa, la vita del Re di Francia era pubblica. A differenza dei regnanti di Spagna e di Asburgo, il privato reale francese è pubblico. I matrimoni dei re erano del tutto combinati e servivano gli interessi delle alleanze politiche in Europa. Il parto era pubblico, per evitare lo scambio dei bambini e la prima notte di nozze era sotto osservazione.

In un contesto in cui si desume la completa estraneità di re e regina dal provare sentimenti reciproci d’amore, s’instaura il gioco a carte scoperte dei tradimenti del re con le sue amanti. Accanto pertanto alle regine, altre donne, “le regine di cuori”, hanno avuto, seppur in maniera modesta, influenza sulla politica interna ed esterna della monarchia francese.

In due ruoli e funzioni completamente diversi, ma importanti allo stesso modo, le donne dell’aristocrazia, poste comunque al centro della vita sociale, lottano per sopravvivere in un mondo regolato dalla società patriarcale e gestita dagli uomini. Il campo di battaglia è il “Letto del Re” nel quale le potentissime amanti reali, per inserirsi negli ingranaggi del potere maschile e uscirne indenni, imparano a giocare d’astuzia, a crearsi alleanze, a corrompere, ad entrare e uscire di scena al momento giusto.

Nel mecenatismo artistico sviluppato dalle amanti per il loro riscatto culturale, il rispetto della regina va oltre ogni sorta di strategia d’attacco e di difesa, poiché sarà sempre considerata come “l’ombra del re”.
In un intreccio di passione e potere, emergono personalità forti come “Madame de Pompadour” (amante per cinque anni di Luigi XV, il quale vedrà in lei il suo sostegno psicologico ricoprendo una funzione consolatoria che riscatta il proprio ego) o presunte deboli come Maria Antonietta e Anna d’Austria, che hanno saputo fare della loro fragilità uno strumento di dominio.

Alla domanda se esiste per la nostra autrice una personalità preferita rispetto alle altre descritte, risponde che ha voluto porsi il problema deontologico di non cedere alle simpatie o antipatie, ma di cercare di capire le ragioni dei loro comportamenti scoprendo che anche le persone antipatiche divengono simpatiche. Ad esempio, la superficialità, la frivolezza, la presunta mancanza di buon senso che contraddistingueva Maria Antonietta nella veste di regina, scompare del tutto quando, detronizzata, si ritrova a dover fare i conti con un mondo in subbuglio lontano dalle spensieratezze di Versailles e a lottare per difendere se stessa e la sua famiglia.

“Ho studiato la bibliografia più recente cercando di immedesimarmi nello spirito del tempo attraverso gli occhi di questi personaggi”. Così Benedetta Craveri riesce a rendere l’enorme quantità di letteratura trasmessa da ben tre secoli, un coinvolgente romanzo diretto da un’abile e solida regia dettata da una “rara capacità di narrare”.

Silvia Marucci

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